“LA DISCESA A ROMA” DI ELKANN: ATTESA MERCOLEDÌ L’AUDIZIONE ALLA CAMERA
Dopo le polemiche e lo scontro istituzionale con Palazzo Chigi, la pace sembra tornata tra Stellantis di John Elkann e il Governo Meloni che attende ora per mercoledì 19 marzo 2025 l’audizione alla Camera (ore 14.30) davanti alle commissioni Attività Produttive e Industria (del Senato). Al centro il futuro di investimenti, impianti, posti di lavoro e linea produttiva del comparto automotive di Stellantis: di per sé sarebbe un tema importante ma “ristretto” nelle normali dinamiche tra Stato e aziende-multinazionali, ma l’evoluzione dei scenari internazionali impone un riflettore in più su quanto potrà dire John Elkann davanti ai parlamentari.
Mentre dalla Germania arrivano le prime avvisaglie e conseguenze del maxi-piano di riarmo presentato dalla Commissione Europea di Ursula Von der Leyen – con Volkswagen che ha lasciato intendere di poter considerare l’ipotesi di riconversione di parte del settore automotive per l’industria della difesa – l’eventuale interessamento di Stellantis amplierebbe il dossier “riarmo” tra le forti resistenze di sindacati e lavoratori, e i piani politici che proseguono da Bruxelles con il “placet” (per ora) del Governo Meloni.
Se dunque parte dell’audizione sarà dedicata giocoforza al futuro della produzione dell’ex Fca-Fiat in Italia, non va nascosto l’interessa spasmodico che non solo il Governo italiano ma anche i vertici UE ripongono nelle scelte che potrebbe fare il ceo Elkann per aderire (oppure no) al progetto di riconversione di parte dell’industria automobilistica. Il semi-flop del percorso di transizione “green” che ha portato al collasso di quasi tutti i colossi dell’auto europei impone una soluzione diversa per il prossimo futuro: invece però di tornare sui propri passi, al momento l’Unione Europea sembra puntare tutto sul piano da 800 miliardi di euro per investire a spron battuto sulla difesa.
LE STRATEGIE DI STELLANTIS, IL PIANO DI “RICONVERSIONE” AUTO-DIFESA E L’INCENTIVO DEL GOVERNO MELONI
Finora né Volkswagen né Stellantis hanno confermato le “voci” sulla possibilità di attuare un piano di riconversione verso l’industria pesante bellica, ma tra gli analisi e gli esperti del settore non sono pochi i “rumors” in merito. Da Roma il progetto del Governo Meloni è quello di contrastare il più possibile gli effetti di una ulteriore crisi dell’auto, provando a trovare alternative per salvaguardare l’occupazione e la produzione degli stabilimenti.
Sebbene per nulla convinti della bontà del piano Von der Leyen, in queste ore a Palazzo Chigi e presso il Ministero del Made in Italy (ex MISE), secondo il “Corriere della Sera” si starebbe provando a ipotizzare un piano che coinvolga Stellantis nel convertire parte della linea auto in materiali e investimenti per la difesa. Sempre secondo le fonti riportate in questi giorni da “Corriere”, “Milano Finanza” e “Sole 24 ore”, i piani di intervento per il riarmo potrebbero essere due: o un’effettiva adesione alla riconversione in alcuni stabilimenti (quelli più in sofferenza, come Cassino ad esempio), oppure una partecipazione più “light” con servizi di consulenza e lato ingegneristico.
Nel frattempo le parole dette oggi dal Ministro delle Imprese Adolfo Urso svelano parte di questo indirizzo preso dal Governo di Centrodestra alla vigilia dell’audizione dell’amministratore delegato di Stellantis in Parlamento: sarebbero già pronti gli incentivi per convincere l’industria dell’auto ad avviare alcuni dei propri comparti verso la difesa, ma anche l’aerospazio e la blue economy, con anche progetti per la cybersicurezza.
In poche parole, per provare ad ovviare alla crisi del settore, si prova una riconversione a 360° gradi: «il nostro obiettivo è mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori», ha spiegato lo scorso 14 marzo dopo il tavolo del MIMIT sul problema dell’automotive. Niente più Ecobonus per i veicoli elettrici, bensì possibilità di incentivi per componentistica in modo da aiutare le imprese in una maggiore «diversificazione produttiva».