Si avvicina la realizzazione di un sogno che la dottoressa giapponese Honoka Kiso – oggi presidente dell’azienda biotech Toregem Biopharma – coltiva fin dalla più tenere età: produrre un farmaco per la ricrescita dei denti negli adulti che li hanno persi a causa di una malattia, di una patologia o del normale decorso della vita. Un sogno, appunto, raccontato sul sito della sua società e che l’ha portata a firmare un sodalizio con il dottor Katsu Takahashi che – dopo anni di studi clinici sugli animali – è infine pronto a testare per la prima volta sull’essere umano l’innovativo farmaco che fino ad ora non ha dato nessun effetto collaterale negli animali, mentre è riuscito perfettamente a stimolare la ricrescita dei loro denti.



Gli studi sono iniziati nei laboratori dell’università di Kyoto (in Giappone) ormai quattro anni fa e l’obiettivo ultimo che si è fissato il dottor Takahashi è quello di commercializzare il suo farmaco entro il 2030: il costo in Giappone sarà di circa 1,5 milioni di yen, che in Italia potrebbero attestarsi sull’ordine dei 9mila euro; ma da qui all’arrivo sul mercato di quello che lo stesso ricercatore definisce “il primo [farmaco] al mondo per la ricrescita dei denti” l’Aifa potrebbe anche decidere di farlo rientrare nella copertura sanitaria.



Come funziona il primo farmaco per la ricrescita dei denti e cos’è la proteina Usag-1

Il farmaco per la ricrescita dentale potrebbe aiutare potenzialmente quell’1% di persone al mondo che si stima vivano senza almeno uno dei denti (mentre lo 0,1% soffre di oligodontia, condizione in cui se ne perdono almeno 6) e che oggi sono costretti a ricorrere a protesi, dentiere o costosi impianti; tutte soluzioni provvisorie e non risolutive. Proprio in questo contesto si inserisce il nuovo farmaco giapponese, che ambisce a risolvere alla base il problema della caduta dei denti, stimolandone la ricrescita per tutta la vita: i primi risultati sono incoraggianti, ma per ora è ancora difficile prevedere come reagirà il ‘modello’ umano, distante da topi, furetti e cani coinvolti nei test clinici.



Secondo quanto spiega lo stesso dottor Takahashi, il farmaco inibisce la proteina Usag-1 che non è responsabile della caduta (dovuta, come dicevamo, a malattie, patologie, carie e lesioni di vario tipo) ma impedisce la ricrescita dei denti negli adulti dopo il passaggio da quelli chiamati ‘da latte’ a quelli che poi ci accompagnano per il resto della vita e che non sono biologicamente sostituibili. I primi pazienti a sottoporsi al test clinico saranno adulti con almeno 30 anni e senza un dente posteriore, mentre in una seconda fase si passerà anche ai bambini tra i 2 e i 7 anni.