Maurizio Leo, viceministro dell’economia, sulle pagine del Corriere illustra i prossimi passi della riforma fiscale. “Abbiamo fatto il massimo con quello che avevamo, senza fare salti nel buio. Adesso dobbiamo trovare le risorse per gli sgravi dell’Irpef sul ceto medio, che si sta impoverendo, ridurre l’Ires per le imprese in cambio di investimenti e occupazione, e cominciare ad eliminare alcune storture dell’Irap” ha spiegato Leo, sottolineando che l’obiettivo del governo è far pagare meno a tutti, trovando un buon compromesso tra Stato e contribuenti.



Le risorse attuali permettono di confermare gli sgravi per il 2024 ma non è chiaro se bastino anche per gli anni successivi. Il governo aspetta di conoscere l’entità del gettito ma al momento ci sono una serie di decisioni assunte che fanno ben sperare per le entrate fiscali del 2024 e per la conseguente crescita. Il viceministro Leo cita il taglio del cuneo fiscale, l’abolizione del reddito di cittadinanza e così via, sottolineando che “la priorità del prossimo anno è quella di confermare il taglio del cuneo fiscale, le risorse saranno destinate prima di tutto a questo obiettivo. Dopodiché bisogna ridurre le tasse sul ceto medio, non è accettabile che chi ha un reddito di 50 mila euro paghi, con le addizionali, il 50% di tasse”.



Leo: “Nuovi sgravi per il ceto medio”

La riduzione delle aliquote Irpef è ancora da decidere: il governo non sa ancora se in futuro proseguirà o meno. Come spiegato dal viceministro Leo sulle pagine del Corriere, infatti, “nel primo intervento ci siamo concentrati sulle fasce medio-basse. I nuovi sgravi dovranno riguardare la fascia di reddito dai 35 mila euro, dove si esaurisce il beneficio del taglio al cuneo fiscale, a 50 mila euro, anc26he qualcosa di più. Il ceto medio, insomma, che si sta impoverendo”. Per quanto riguarda le detrazioni, queste secondo Leo potranno essere sfoltite ma non eliminate, o almeno non tutte, come quelle su lavoro, salute, casa e famiglia.



Dal 2025 ci saranno novità importanti per le riscossioni. Infatti le cartelle esattoriali non incassate torneranno al mittente e per quanto riguarda i 1.200 miliardi dovuti da cittadini e imprese allo Stato, non ancora incassati, bisognerà capire se tenerli vivi, se realmente recuperabili, oppure cancellarli: a decidere sarà una Commissione nominata dal governo. Per quanto riguarda i crediti dal 2000 al 2011, si deciderà entro fine 2025, spiega ancora Leo.