Al termine degli Stati generali dell’economia, Giuseppe Conte ha annunciato che il Governo valuterà un taglio dell’Iva per cercare di stimolare i consumi. L’idea, di cui già aveva parlato la viceministra dell’Economia Laura Castelli nei giorni scorsi, si rifà all’intervento sulle imposte indirette varato in Germania. Pd e Italia Viva sembrano però preferire un ritocco al cuneo fiscale. Nei prossimi giorni si capiranno meglio le intenzioni della maggioranza, mentre Ignazio Visco, parlando in un evento dell’Accademia dei Lincei, ha evidenziato come serva una “visione complessiva” e “non imposta per imposta” nell’affrontare il tema della riforma fiscale. Un taglio dell’Iva sarebbe una mossa efficace per contrastare la crisi che il nostro Paese sta attraversando? Lo abbiamo chiesto a Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.



Professore, cosa pensa dell’ipotesi di intervento sull’Iva di cui ha parlato Conte?

Probabilmente ci si ispira alle mosse della Germania (taglio dell’aliquota ordinaria dal 19% al 16% e di quella agevolata dal 7% al 5% da luglio a fine anno), che però ha messo in campo anche altre misure per cercare di aumentare la domanda interna. In una situazione in cui la gran parte delle imprese ha stock invenduti importanti, una riduzione dell’Iva dovrebbe portare un vantaggio principalmente ai consumatori. C’è però un aspetto da non trascurare.



Quale?

La differenza tra il gettito Iva atteso e quello effettivo è pari a circa il 22% in Italia, mentre in Germania è al 10%. Se dunque la riduzione dell’imposta fosse generalizzata si correrebbe il rischio di favorire alcuni settori dell’economia in cui, per ragioni strutturali, l’evasione fiscale è già presente in modo significativo.

La viceministra dell’Economia Castelli ha parlato di un taglio della durata di due anni, a partire dal prossimo 1° gennaio, mirata ai settori più colpiti dalla crisi (turismo, ristorazione, artigiano, abbigliamento, automobile) e legata al pagamento tramite metodi cashless…



Se la riduzione dell’Iva si accompagna a una modalità di pagamento che consente il tracciamento, sicuramente si limitano i problemi di cui sopra e la misura può avere una certa efficacia.

Si darebbe una spinta importante all’economia o no?

La spinta all’economia è tanto più efficace quanto più è mirata ai settori che appaiono essere i più colpiti. Tra questi c’è, per esempio, l’industria automobilistica. Un effetto positivo ci può essere perché la previsione di poter avere uno sconto significativo legato alla riduzione dell’Iva rappresenta un incentivo per aumentare il livello della domanda. Tuttavia dato che le risorse a disposizione per fronteggiare la crisi non sono illimitate, occorre utilizzarle al meglio.

In che modo?

Sono essenzialmente due i pilastri per un intervento che voglia avere un effetto moltiplicativo forte. Il primo riguarda gli investimenti, specialmente nelle infrastrutture, che possono avere effetti enormi sull’occupazione e di conseguenza sul reddito. Tenendo poi conto del contesto attuale, quanto più i prezzi sono contenuti, maggiori sono le opportunità di consumo delle famiglie a reddito medio e medio-basso, dove possono esserci persone che hanno perso o stanno per perdere il lavoro. La riduzione dell’Iva certamente si muove in questa direzione e per questo può rappresentare il secondo pilastro di un intervento efficace.

Dunque l’intervento sull’Iva dovrebbe essere accompagnato quanto meno da maggiori investimenti infrastrutturali. Se però si vogliono aiutare i settori più in difficoltà, non sarebbe meglio indirizzare le risorse a ridurre le imposte il cui versamento è stato rinviato a settembre?

Guardando all’urgenza, visto che molti interventi stanno tardando a far vedere i loro effetti, direi che sarebbe una mossa sensata. Qualche piccola distorsione la metterei in conto, ma in questo momento conta di più l’urgenza dei provvedimenti. In tal senso è chiaro che un intervento del genere andrebbe annunciato fin da ora senza aspettare gli ultimi giorni prima della scadenza fiscale.

Cosa pensa infine delle parole di Visco?

Nel ridisegnare la composizione delle imposte, in particolare per quanto riguarda le tre grandi categorie (dirette, indirette, contributi sociali), il convitato di pietra è l’evasione fiscale. Occorre quindi un intervento quanto più possibile efficace sul lato del contrasto a essa. Sicuramente Visco l’ha in mente, considerando gli ottimi lavori recenti della Banca d’Italia sull’evasione fiscale.

(Lorenzo Torrisi)