Dopo tre anni riecco il redditometro. Il governo ha deciso di puntare alla riattivazione dello strumento per studiare le spese degli italiani e, soprattutto per stanare gli evasori. Il dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia ha pubblicato una consultazione con le categorie sullo schema di decreto e, spiega Ansa, l’accertamento di questo strumento scatterebbe con uno scostamento del 20%.



Il redditometro diventerà operativo dal 16 luglio e inizierà ad essere applicato dall’anno di imposta 2016. Libero ha messo in risalto che lo strumento si propone di calcolare lo scostamento tra le spese veramente effettuate e i guadagni su cui paghiamo i balzelli ma, considerando che il 70% delle transazioni avviene ancora via contante, per realizzare «la ricostruzione induttiva del reddito complessivo» la legge prevede anche la possibilità di “ipotizzare” i consumi.



IL RITORNO DEL REDDITOMETRO

Per ipotizzare i consumi per il redditometro, è previsto l’utilizzo delle statistiche dell’Istat contenute nell’indagine annuale sulle famiglie ma anche gli studi socio-economici di settore. Ma quali sono le spese che controllerà il fisco? Sono dodici i “settori”, che si articolano a loro volta in diversi aspetti: parliamo di generi alimentari e abbigliamento; abitazione; combustibili ed energia; comunicazioni; mobili, elettrodomestici e servizi per la casa; trasporti; risparmio; sanità; istruzione; tempo libero, cultura e giochi; spese per i trasferimenti; altri beni e servizi; investimenti. Un primo commento al ritorno del redditometro è arrivato dall’Unc. Il presidente Massimiliano Dona ha spiegato che non deve bastare uno scostamento del 20% delle medie Istat per fare scattare un accertamento.

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