Il Fatto Quotidiano in questi giorni aveva riportato un’inchiesta condotta dalla Procura di Catania sul rientro dei bambini ucraini nel loro paese d’origine, vicenda per la quale ci sono ora anche ipotesi di tentata estorsione ed estorsione. In particolare ad essere indagata è stata Yulia Donnichenko, la tutrice di minori ucraini che ha tentato di riportare con forza e minacce numerosi bambini in Ucraina. Questi ultimi, come è risultato dai dialoghi con la tutrice, hanno manifestato paura, unita al desiderio di restare in Italia. Le istituzioni italiane sono state allertate della situazione ed è stata informata anche Carla Garlatti, Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Quest’ultima ha deciso di intervenire anche pubblicamente.
“Un articolo allarmante che non può lasciare indifferenti. Soprattutto nel mio ruolo. Quando apprendo di situazioni di questo genere è ovvio che mi preoccupi. L’ambasciatore può darmi dei chiarimenti”, ha dichiarato Garlatti, annunciando di volersi rivolgere all’ambasciatore ucraino in Italia.
RIENTRO MINORI IN UCRAINA: “SEGUIRE PROCEDURE TRASPARENTI”
Di questa situazione preoccupante Carla Garlatti ha chiesto chiarimenti anche al prefetto Valerio Valenti, commissario straordinario per l’emergenza migranti, ed è emerso che il tutto è stato fatto presente dallo stesso anche al Ministro degli Esteri e della Giustizia. Da questi confronti sono emersi ulteriori casi di bambini che hanno chiesto di restare in Italia, convenendo che l’ospitalità nel nostro Paese sarebbe stata prorogata fino ad giugno 2024.
La Garlatti ha sottolineato come l’interesse dei bambini debba prevalere, facendo ricorso a procedure trasparenti, senza l’uso di estorsione, come ipotizzato dalla Procura di Catania. “Quello che mi preme è che siano seguite procedure che valutino caso per caso. Che il minore sia ascoltato e che sia valutato il suo superiore interesse. Che ci siano assicurazioni sul luogo in cui andrà. Zone che non siano sottoposte a dei pericoli. Non possiamo dimenticare che si tratta di un Paese in guerra… E mi preoccupa anche l’eventuale impiego dei 17enni, quasi 18enni, nel conflitto bellico”. La garante ha, infine, sottolineato che la collocazione dei bambini ucraini in Italia è temporanea, quindi non sono adottabili.