L’Italia non può commettere il grave errore di dilapidare l’occasione rappresentata dal Next Generation Eu, il maxi piano europeo confluito nel Pnrr. «Se li ottenete potete sviluppare idee con i migliori talenti. Se li perdete, sono soldi che non rivedrete più». A delineare il brutale bivio è l’economista e sociologo americano Jeremy Rifkin in un video intervento a Palazzo Marino, a Milano, sui fondi comunitari e transizione ecologica che è stato organizzato dal Cercle Européen pour la Troisième Révolution Industrielle (Cetri-Tires), il circolo europeo per la terza rivoluzione industriale che si ispira alle teorie dello stesso Rifkin su un modello energetico «distribuito». Ex consigliere di Angela Merkel e dell’Ue, ha teorizzato l’urgenza di un green deal globale per adattare l’industria alla maxi sfida del cambiamento climatico.



Non è chiaro ora se la linea sopravviverà dopo le elezioni europee di giugno, ma Rifkin, come riportato dal Sole 24 Ore, è convinto che la traiettoria sia inevitabile, anche perché il mondo non può reggersi sui vecchi modelli di produzione, anche se è più facile che sia l’economia ad anticipare e smuovere la politica. All’Italia, che si è aggiudicata oltre 200 miliardi di euro, la parte più sostanziosa del progetto che ha rotto il tabù dell’emissione di un debito Ue comune, Rifkin chiede di partecipare. «I talenti sono fondamentali, siamo in una situazione di emergenza: abbiamo solo 24 mesi per sfruttare questo denaro, che non tornerà». Infatti, la raccolta tramite debito comune terminerà nel 2026.



“LE NUOVE GENERAZIONI DEVONO PENSARE ALLA POLITICA”

Jeremy Rifkin, convinto del «potenziale» dell’economia italiana, ha ribadito l’appello a unire università, docenti e ricercatori. «Bisogna guardare distante, abbiamo bisogno che siano le nuove generazioni a pensare alla politica». L’economista e sociologo americano è, comunque, consapevole della complessa strada della transizione ecologica, soprattutto se si va oltre il perimetro europeo. Basti pensare alle resistenze di India e Paesi africani al cambiamento di un modello simile a quello suggerito dall’Occidente, inoltre la dialettica ha già evidenziato delle frizioni sul «paternalismo» ambientale contestato a Bruxelles e Washington.



Per Rifkin la via d’uscita va aperta con le sorgenti energetiche che abbondano anche nelle economie emergenti, come «solare ed eolico, risorse che possono essere poi ridistribuite in caso di crisi climatica». L’ottimismo, come riportato dal Sole 24 Ore, nasce dalle nuove generazioni, infatti Rifkin cita i Fridays for future, sintomo di un «risveglio» e di una presa di coscienza.