La giornata di martedì è stata una giornata importante per ribadire la chiara posizione della Lega sui temi fiscali: un no deciso a qualsiasi possibilità di aumento della pressione fiscale per cittadini e imprese. Anche ad un’eventuale ipotesi. Una posizione concreta che si è manifestata nel gesto di non partecipare al Consiglio dei ministri.
Penso che sia teatrale parlare di uno strappo della Lega. Il gesto dei nostri ministri è da interpretare piuttosto come una reazione coerente, lapalissiana direi, rispetto al nostro mandato di rappresentanza. Abbiamo lavorato molto in Parlamento nelle commissioni Finanze di Camera e Senato per definire alcuni elementi da dare all’esecutivo per la riforma fiscale e vedere disperso questo lavoro con un provvedimento generico, che si configura come un assegno in bianco per chi verrà, non è un’ipotesi percorribile.
Come ribadito da Matteo Salvini in conferenza stampa, il testo della legge delega sulla riforma fiscale non conteneva quanto pattuito negli accordi e non c’è stata possibilità di concertazioni tra le parti politiche a causa di un problema di metodo, che ha visto la trasmissione del testo con un tempo insufficiente all’analisi accurata del provvedimento.
Diciamolo serenamente: il testo di per sé non è né buono né cattivo, ma è pericoloso, perché troppo lasco e perché delega il Governo ad adottare decreti attuativi poi specifici che andranno a regolare materie come Imu, Iva, Irap, Irpef, catasto, flax tax, e dove il Parlamento, per una funzione procedurale, potrà esprimere un parere non vincolante, come specificato più volte nel testo della legge delega, che prevede la possibilità del Governo di adottare i decreti una volta superate le scadenze indicate e dopo una riformulazione sempre però in capo all’esecutivo.
In più, come ribadito dal premier Mario Draghi, si tratta di una riforma che si attuerà nell’arco di circa 5 anni e questo rappresenta uno dei motivi per i quali ci siamo opposti. La discrezionalità di attuazione su temi che riguardano le tasche degli italiani affidata ad un Governo futuro che oggi non sappiamo quale sarà ci sembra una mossa irresponsabile.
Dobbiamo vigilare sulla chiarezza dei contenuti in questa materia, su decisioni consapevoli per il bene dei cittadini. Siamo impegnati a favorire la crescita del Paese e non possiamo permettere l’introduzione di nuove tasse, soprattutto se parliamo di casa, bene primario, e su possibili ipoteche sul futuro degli italiani.
In commissione Finanze come parlamentari ci impegneremo al massimo per risolvere il problema alla radice emendando la legge delega.
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