Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha presentato oggi i contenuti del Documento di Economia e finanza in cui sono contenuti anche i primi riferimenti alla riforma del catasto: “Non si pagherà né più né meno che prima, ma si rivedono le rendite per come sono state fissate – ha detto –. È presto per quantificare quante risorse verranno postate per la riforma fiscale, prima dobbiamo presentare la legge delega fiscale dove viene descritto l’involucro fiscale e per quanto riguarda il catasto si fa una presentazione di tipo informativo statistico. La tassazione avviene in questo modo: si prende un numero di non so quanti anni fa, si moltiplica per 160 e si ottiene un importo”.



Secondo quanto spiegato da Mario Draghi, il governo vuole fare una operazione di trasparenza, determinando le rendite attuali senza cambiare il carico fiscale del catasto: “Tutti pagheranno la stessa cosa quanto prima. Nessuno pagherà di più, nessuno di meno. Per fare questo aspetto di trasparenza ci vogliono anni. Il governo non si prepara a tassare la prima casa, c’è anzi un’esclusione esplicita di questo punto”. Una rassicurazione che però non spegne le polemiche nate attorno alla modifica degli aspetti fiscali sugli immobili. “Il rischio che il governo si prepari ad alzare le tasse sulla casa e sulle famiglie è altissimo – ha detto Giorgia Meloni. Rassicurazioni e smentite non bastano e non fanno stare tranquilli i cittadini”.



COM’E’ OGGI E COME LA RIFORMA PUNTA A CAMBIARE IL SISTEMA DEL CATASTO

La riforma del catasto che sarà contenuta nel disegno di legge delega fiscale del governo Draghi si rende necessaria a causa di oltre un milione di immobili fantasma non accatastati e abusivi. Il fatto che possano essere rivisti i parametri di rendita catastale fa temere tasse più alte in area centrodestra. Una manovra scottante, infatti il sistema catastale non viene modificato dagli anni Ottanta quando venne introdotta l’Ici e negli ultimi anni i vari governi hanno evitato di mettervi mano.

Con la riforma si vogliono suddividere i Comuni in aree di mercato omogenee e passare dalla classificazione degli immobili da vani a metri quadrati, semplificando la classificazione in classi e categorie. Riportando il valore dell’immobile al prezzo di mercato e mantenendo le stesse aliquote la tassazione salirebbe fino a raddoppiare nelle grandi città. Oggi gli estimi, con coefficienti moltiplicatori diversi a seconda del tributo, servono da base imponibile per: Imu; imposte di registro; tasse di eredità o donazione; Irpef (per la seconda casa se sfitta e si trova in un comune in cui il contribuente possiede una casa di residenza); reddito Isee.