La riforma del catasto continua a far discutere e a creare polemica nel governo, con il voto in commissione che ha permesso all’emendamento di passare, ma per un soffio. È stato infatti soltanto uno il voto che ha salvato il governo, 22 a 23 i favorevoli e contrari, con il centrodestra che continua a fare muro per abolire la revisione degli estimi, già bocciato con gli stessi numeri ma presentato dal Alternativa C’è, con le firme di Lega e Fdi ma con la “defezione” dal centrodestra dell’esponente di Noi con l’Italia di Lupi. Il voto, arrivato in tarda serata ieri, è stato il risultato di una lunga giornata di tensione nella quale ogni tentativo di mediazione è fallito.



Nel muro contro muro tra esecutivo e centrodestra nessuno si è permesso di fare un passo indietro, con le trattative che sono andate avanti per ore senza che nessuna delle parti arrivasse ad un punto di incontro fondamentale per il prosieguo della giornata. Prima è toccato al capogruppo azzurro Paolo Barelli discutere col ministro per i Rapporti col Parlmento D’Incà, poi a entrare in gioco è stato lo stesso premier Mario Draghi, in un lungo colloquio telefonico col coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Il tentativo era quello di accantonare l’articolo 6, quello del Catasto, e cominciare l’esame della delega fiscale dall’articolo 1, ma da parte del presidente del Consiglio la posizione è stata decisa per tenere il punto.



CATASTO PASSA PER UN VOTO, GOVERNO SI SALVA

Già da ieri mattina si parlava con insistenza e tensione del voto che sarebbe arrivato nelle ore successive. Una votazione fondamentale per il governo che punta sul tema delicato della delega fiscale che può diventare, come lo è stato in passato, terreno di duri scontri tanto da poter mettere a rischio il lavoro futuro. Dal voto di ieri, infatti, poteva dipendere il futuro del governo Draghi, ma era ben chiaro già dal mattino che l’esecutivo non avrebbe rischiato.

Mentre il centrodestra ha voluto dare prova di unità, come richiesto dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, con il voto di Noi con l’Italia e, in caso di necessità, quello del presidente della commissione Finanze Marattin, l’emendamento non sarebbe mai passato. Draghi però non ha ceduto e sulla scia di quanto già annunciato la scorsa settimana dalla sottosegretaria Guerra è stato ribadito che se non passa la riforma, il governo cade.