Le recensioni fasulle potrebbero costare caro, la riforma del codice del consumo obbliga alla trasparenza sulle pubblicità e nelle ricerche in rete e mediante il confronto dei prezzi prima e dopo la riduzione.
Le recensioni online fasulle o pilotate dei prodotti e servizi e filtri ad hoc potrebbero essere identificate e sanzionate secondo quanto previsto dalla mini riforma del codice del consumo dovuto al decreto di recepimento della direttiva Europea 2019/2161, approvato il 23 febbraio scorso.
Riforma codice del consumo 2023: sanzioni fino a 10 milioni di euro per le scorrettezze commerciali
Si sa che le vendite su internet sono trainate essenzialmente dalla fiducia dei consumatori che si costruisce anche attraverso un sistema di recensioni positive. Il compratore medio bada moltissimo alla qualità dei prodotti e all’assistenza alla clientela. Ma c’è anche qualche venditore che decide di prendere una scorciatoia, pagando società di comunicazione per delle recensioni fasulle online in modo da costruire una brand reputation.
Ebbene la recente modifica al codice del consumo ha deciso di restringere il campo obbligando le aziende alla trasparenza assoluta e dunque impedendo il ricorso a queste scorciatoie.
Oltre alla normativa sull’utilizzo dei dati digitali, prende posto la chiarezza e la lealtà nelle indicazioni delle riduzioni di prezzo della disciplina di ripensamento del consumatore. Il tutto in una cornice che prevede anche determinate sanzioni a causa dell’inosservanza delle nuove regole, appunto perché, in particolare, le sanzioni vengono innalzate per le scorrettezze commerciali mentre le clausole vessatorie fissano un massimo di 10 milioni di euro.
Riforma codice del consumo 2023: cosa rischiano i venditori ingannevoli con le recensioni fasulle
All’interno della nuova normativa viene introdotto il concetto di trasparenza anche per quanto concerne le piattaforme internet che rispondono alle ricerche dei prodotti e relativamente all’ordine delle risposte che appaiono sullo schermo del computer o all’interno di un motore di ricerca dopo che il potenziale cliente ha digitato determinate parole, dette keyword.
La normativa ritiene rilevante che il consumatore sappia in base a quale algoritmo, se si digita una parola chiave, un certo prodotto compare come primo punto: in pratica la normativa obbliga a rendere noti i criteri di classificazione dei prodotti in un’apposita sezione del sito; un obbligo che però si applica soltanto ai fornitori privati attraverso piattaforme web, ma non ai motori di ricerca online.
Invece sempre in merito alle recensioni, qualora il venditore inserisca una bacheca di recensioni deve indicare anche se il cliente abbia acquistato meno il prodotto. Inoltre viene codificato come ingannevole se le recensioni non sono monitorate da filtri per scremare le recensioni fasulle.