Ormai da anni si parla di riforma del Consiglio superiore della magistratura, l’importante organo di autogoverno delle toghe, che ha tra i suoi compiti quello di nominare i capi degli uffici giudiziari dei Tribunali e delle Procure italiane. Soprattutto dopo il caso Palamara, si è reso indifferibile rivedere il sistema elettorale di questo importante organismo di rilievo costituzionale con lo scopo di evitare lo strapotere delle correnti nell’elezione dei suoi rappresentanti togati (una quota minoritaria dei componenti dell’organismo è invece di nomina parlamentare).
Una commissione ministeriale ha predisposto una proposta di riforma che sarà però certamente oggetto di emendamenti da parte del Governo.
In attesa che il ministro renda pubblica la sua proposta, l’Anm, l’associazione di categoria che rappresenta il 90% dei magistrati italiani, ha indetto una consultazione tra i propri iscritti, chiamandoli a esprimere la loro preferenza su due nodi essenziali della riforma elettorale: accettare o respingere il metodo dell’individuazione dei candidati mediante sorteggio e scelta tra sistema elettorale proporzionale e sistema maggioritario.
L’esito del referendum, svoltosi lo scorso fine settimana, è stato sorprendente. Bassissima, intanto, la percentuale dei partecipanti alla consultazione: poco più del 50% degli aventi diritto al voto. Come a dire, scarso interesse per l’iniziativa proposta dall’associazione di categoria, iniziativa che nelle intenzioni dei promotori doveva suonare come un severo monito per il governo a scegliere un sistema elettorale non gradito.
Ancor più sorprendente è però stato l’esito del referendum, non tanto per la preferenza data al sistema proporzionale, ritenuto in grado di offrire maggiori garanzie di rappresentatività alle diverse correnti, quanto per l’elevato numero di consensi (46%) riservato alla scelta dei candidati per le elezioni del Consiglio superiore della magistratura tramite sorteggio, ritenuto da tutte le componenti dell’associazione (tranne una, peraltro minoritaria) come il nemico da battere.
Quasi la metà dei magistrati votanti, invece, contraddicendo alcune prese di posizioni dell’Anm, ha ritenuto la scelta casuale dei candidati come la strada maestra per battere l’ingombrante influenza delle correnti nella scelta dei propri rappresentanti al Csm e spianando così la strada a quelle forze che da sempre propugnano il sorteggio come unico sistema per un’efficace riforma del sistema elettorale.
Ora toccherà comunque al ministro della Giustizia e al Governo formulare alle forze politiche la proposta definitiva da sottoporre al Parlamento, proposta che non dovrà tardare a intervenire, anche alla luce dei ripetuti appelli del presidente della Repubblica a dare finalmente corpo a una riforma da tempo attesa.
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