La riforma del voto in condotta verrà approvata a breve al Senato, poi toccherà alla Camera dare il via libera definitivo. Il Governo di Giorgia Meloni, come riportato da Ansa, vorrebbe introdurla già dal prossimo anno scolastico. Affinché ciò avvenga, le pratiche burocratiche andranno concluse entro febbraio. Le novità, nel caso in cui il procedimento andasse a buon fine, non sarebbero poche.
Il voto in condotta avrà in futuro un peso più determinante negli scrutini finali. Nelle scuole medie, il giudizio descrittivo verrà sostituito con quello numerico in decimi, rimanendo una prerogativa esclusiva delle scuole elementari. Sia nelle scuole secondarie di primo che di secondo grado, dunque, si verrà automaticamente bocciati oppure non si verrà ammessi agli esami di fine ciclo se non si raggiungerà il 6 nel comportamento. Anche la sufficienza politica, tuttavia, non sarà ben vista. Alle superiori, per questo motivo, chi la avrà riceverà un debito formativo. Lo studente dovrà dunque redigere un elaborato sui temi di “Cittadinanza attiva e solidale” da discutere a settembre ai docenti. Infine, il voto in condotta condizionerà in modo concreto quello di maturità: chi ha meno di 8, può perdere fino a 3 punti di credito scolastico.
Riforma del voto in condotta/ Cosa cambia: i provvedimenti per le sospensioni
Il testo della riforma del voto in condotta include anche il regolamento delle sospensioni, che vengono disposte in caso di intemperanze gravi. Nel caso in cui la durata sia breve, di massimo due giorni, l’alunno verrà coinvolto in “attività di approfondimento sulle conseguenze dei comportamenti che hanno determinato il provvedimento disciplinare”, possibilmente nell’istituto stesso.
Nel caso in cui la durata sia lunga, invece, è previsto un percorso di “riabilitazione” attraverso delle “attività di cittadinanza solidale, presso strutture convenzionate con le istituzioni scolastiche”. Una sorta di “servizio sociale”. Nei casi più gravi esso si può protrarre anche successivamente al rientro in classe dello studente.