Riforma fiscale 2022: il nuovo testo della delega fiscale
La riforma fiscale del 2022 oggi ha acquisito dei lineamenti più netti ed approderà domani in Commissione finanze, alla Camera, per il voto agli emendamenti finali. Sarà poi la volta del Senato il 19 aprile, a cui seguiranno altri 18 mesi per l’attuazione vera e propria della riforma attraverso altri decreti legislativi.
Il nuovo testo programmatico della riforma fiscale 2022 presentato oggi è decisamente cambiato rispetto a quello varato dal Consiglio dei Ministri il 5 ottobre 2021 e tiene necessariamente conto delle stime al ribasso del PIL sotto al 3%, dell’incremento record dell’inflazione che peserà per oltre 2600 euro l’anno nelle tasche delle famiglie italiane. Gli intenti programmatici sono volti ad inserire la riforma del catasto pur non aumentando le tasse. Sarà vero?
Riforma fiscale 2022: ancora flat tax e zero aumento tasse
Un primo divieto è sull’aumento delle tasse: da come si legge infatti all’articolo 10 “dall’attuazione delle deleghe non deve derivare un incremento della pressione tributaria”.
Per quanto riguarda la Flat tax, il nuovo disegno di riforma fiscale mira ad estenderla per altri due anni. Per le partite IVA che superano i €65000 di reddito (entro cui vige il regime forfettario con aliquote che vanno del 5% e 15%), potranno decidere se passare all’Irpef o rimanere in un “regime agevolato transitorio” che prevederebbe una “nuova aliquota forfettaria” che sarà indicata da un decreto legislativo successivo.
Altra novità nella riforma fiscale 2022 per le partite IVA è quella di mensilizzare gli acconti fiscali, in modo da distribuire la tassazione nel tempo.
Riforma fiscale 2022: Detrazioni e cashback
Torna il cashbackcashback sotto forma di rimborsi ottenuti sulle piattaforme come l’app IO, quindi un cashback in tempi brevi e non ottenuto con allo scadere del 730, com’è è avvenuto la prima volta.
Riforma fiscale 2022: Irap, sanità e regioni
Nella riforma fiscale 2022 si pensa oltretutto di abolire l’imposta regionale sulle attività produttive, Irap, ma soltanto in modo graduale. Già la precedente legge di bilancio mirava alla sua cancellazione per le persone fisiche con partita IVA. L’articolo 5 viene però modificato nella riforma fiscale 2022 con una specifica: si darà cioè priorità per le società di persone gli studi associati e le società tra professionisti. A seguire si passerà anche alle società di capitali.
Ma come faranno quindi le regioni a finanziare la sanità? L’irap serviva principalmente a questo, garantiva cioè un gettito alle regioni che finanziavano la sanità pubblica, spesso in deficit. Arrivati a questo punto la sanità verrà finanziata dallo stato, soprattutto per quelle “regioni che sono sottoposte ai piani di rientro“.
Riforma fiscale 2022: fisco digitale e fatturazione elettronica
La nuova riforma va verso un fisco più digitale in grado di fornire la possibilità di pagare telematicamente i tributi. In particolare la riforma ma verso un rigoroso rispetto da parte dell’amministrazione finanziaria del divieto di “richiedere al contribuente documenti già in possesso delle amministrazioni pubbliche“, tra questi rientrano anche i dati resi disponibili dalla “fatturazione elettronica e dalla trasmissione telematica dei corrispettivi“.
Riforma fiscale 2022: IVA, evasione e cedolare secca
Si riconferma l’impegno a ridurre nella riforma fiscale 2022 l’evasione fiscale anche attraverso la piena “utilizzazione dei dati che affluiscono al sistema informativo dell’anagrafe tributaria, il potenziamento dell’analisi del rischio è il ricorso alle tecnologie digitali e all’intelligenza artificiale“. E così si propone di adeguare le aliquote IVA, sulla scia dell’European Green Deal, in modo tale “da tener conto dell’impatto ambientale dei diversi prodotti”. Tuttavia l’opposizione di centrodestra si è allarmata per le voci relative alle due aliquote a cui si starebbe lavorando, rispettivamente del 15% e del 26%. La cedolare secca per i canoni locatizi è ferma al 10%, ma i titoli di stato sono tassati al 12,5%.
Riforma fiscale 2022: la riforma del Catasto entro il 2026
La riforma del catasto, tanto temuta dagli italiani e dall’opposizione. Tuttavia l’articolo 6 resta uguale a prima, ma la legge delega prevede la modifica del sistema di rilevazione catastale degli immobili, in modo da facilitare il lavoro all’Agenzia delle entrate e ai comuni, nell’individuazione e nel corretto accatastamento degli immobili, così da garantire la rilevazione di quelli ancora non accatastati.
Tuttavia la riforma fiscale 2022 sarà soltanto un vademecum di linee programmatiche, ma queste necessiteranno di successivi aggiustamenti normativi, decreti legislativi e leggi in grado di fissare i principi e criteri per l’integrazione delle informazioni già presenti nel catasto.
L’integrazione dovrà tenere conto anche del valore patrimoniale degli immobili e delle rendite attualizzate e rilevate sulla base dei valori di mercato, aggiornate attraverso adeguamenti periodici. Secondo l’opposizione questo si sarebbe tradotto inevitabilmente nell’aumento delle tasse, ma il testo è cristallino su questo punto: “non dovranno essere utilizzate queste informazioni per aumentare le tasse“. Si tratterebbe quindi, almeno nelle intenzioni, di una riforma che a tutti gli effetti servirà ad uno snellimento amministrativo e burocratico. La domanda però è d’obbligo: se si tratta davvero di una riforma amministrativa del catasto, perché aggiornare i dati catastali ai valori di mercato?