La riforma fiscale 2025 potrebbe prospettarci delle novità interessanti ma da un certo punto di vista anche preoccupanti. La manovra di bilancio attuale non prevede delle misure strutturali ma soltanto temporanee. Questo implica trovare delle soluzioni più durature per poter gratificare i lavoratori.

Due misure che attualmente piacciono agli italiani ma che sono in scadenza a fine anno. La prima è la riduzione a tre scaglioni Irpef partita il 1° gennaio 2024 e in conclusione – salvo proroghe – il 31 dicembre 2024. La seconda (anch’essa in scadenza) è il taglio del cuneo fiscale anche se Giorgetti vuole renderlo strutturale (l’oramai noto esonero contributivo).



Riforma fiscale 2025: cosa dobbiamo realmente aspettarci?

La prima misura della riforma fiscale 2025 potrebbe essere il rinnovo delle tre aliquote Irpef. Il passaggio al vecchio sistema (a quattro aliquote) costerebbe agli italiani che hanno un reddito tra 15.000€ e 50.000€ annui ben 260 euro annui (equivalenti a 20 euro mensili che con l’inflazione odierna peserebbe lo stesso).



Al momento non è stata resa ufficiale la proroga, dato che la misura andrebbe rifinanziata e dunque occorrerebbe conoscere le reali possibilità di spesa.

Anche se l’ultimo Documento di Economia e Finanza (risalente al mese d’aprile) non ha previsto nessuna programmazione definitiva, potremmo contare sulle parole del Ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti che ha ribadito più voltele intenzioni di rinnovare e rendere strutturale il taglio del cuneo contributivo.

Oggi questa decontribuzione è al 7% e coinvolge tutti i lavoratori che hanno un reddito fino a 35.000€ annui. Per riconfermare il taglio Irpef oggi c’è bisogno di 4,3 miliardi di euro. La speranza dell’esecutivo era quello di colmare le mancanze finanziarie con il concordato preventivo biennale (a cui però oggi non hanno aderito il numero auspicato).



Nella riforma fiscale 2025 verrà trattato anche il tema dei redditi medi, ovvero di coloro che fino ad oggi non hanno goduto del taglio Irpef (gli stessi con reddito oltre 50 mila euro annui). Ma per averne certezza occorrerà aspettare le prime riunioni per stabilire la manovra applicabile.