Sono stati anni straordinari quelli caratterizzati dalla pandemia che hanno obbligato i vari governi che si sono succeduti nel giro di tre anni ad attuare moltissime riforme, ad approvare diverse misure di welfare e anche a detassare alcune partite IVA che non ce l’avrebbero fatta a pagare le tasse viste le continue chiusure, adattamenti, investimenti dovuti al lockdown e alle misure restrittive.



Quali cambiamenti in campo di riforma fiscale dopo le elezioni del 25 settembre prossimo? Ecco un paio di scenari possibili.

Riforma fiscale: come potrebbe cambiare il fisco se vincesse il centro-destra

Naturalmente tutto questo ha caratterizzato il mondo della fiscalità fino al 2022 e almeno a partire dal 2020. Ma dal settembre 2022 le cose cambieranno, sia perché si tornerà alle elezioni politiche 2022, sia perché probabilmente, almeno come viene dato adesso nei sondaggi, a vincere sarà il centro-destra che è sempre portato avanti delle battaglie in tema di fiscalità, come la flat tax ed altre misure.



In Italia la pressione fiscale è molto elevata, questa però colloca l’Italia tre paesi con la tassazione più elevata di tutta l’eurozona, almeno dopo la Francia. Tuttavia i servizi percepiti dal cittadino rispetto alle tasse pagate sono assolutamente minori, questo anche a causa del fatto che l’Italia è il terzo debito pubblico al mondo e quindi molte delle tasse corrisposte servono a limitare questo importante primato. Tuttavia il centro-destra vorrebbe istituire finalmente la flat tax al 15%, almeno questa è la proposta della Lega Nord, mentre Forza Italia spera di poter far approvare una flat tax al 23%. Si tratta di otto punti percentuali che fanno la differenza perché, L’Italia al momento ha da restituire anche le misure economiche messe in campo grazie ai prestiti europei durante la pandemia. Naturalmente senza il pagamento delle tasse e tutto ciò non può essere risolto presto.



C’è quindi da chiedersi che cos’è realmente la flat tax di cui parla il centro-destra? Si tratta di una tassazione unica del 15 o 23% per tutte le partite IVA con un fatturato fino a 100 mila euro l’anno. Se la flat tax proposta da Forza Italia venisse attuata, naturalmente a perderci sarebbero i contribuenti sotto il regime dei minimi che ad oggi pagano dal 5 al 15% si hanno un fatturato fino a 65.000 euro all’anno e se la partita IVA è stata aperta dopo di 5 anni. In questo caso infatti si perde il regime agevolato.

Riforma fiscale: come potrebbe cambiare il fisco se vincesse il centro-sinistra

Per non creare uno svantaggio ai contribuenti nel regime dei minimi, potrebbero anche proporre una doppia flat tax, vale a dire al 15% fino ai 65.000 euro e al 23% fino ai 100 mila euro.

Invece il partito democratico ha deciso di aumentare la tassazione patrimoniale a cui il centro-destra si è fortemente opposto, però ha anche proposto di intervenire sul cuneo fiscale e in effetti un piccolo taglio è stato operato almeno per i redditi inferiori ai 35 mila euro che avranno un beneficio del 2%.

Si tratta ancora di piccoli passi volti alla riduzione della tassazione però effettuati in un periodo in cui le tasse servono a ripianare tutti i debiti contratti dal bel paese Durante gli ultimi anni appunto