La “riforma Leo” punta a un ripensamento integrale del sistema fiscale e per questo appare ambiziosa e viaggia tra luci, ombre e chiaroscuri.

In chiaroscuro è la proposta che punta a ridurre a tre le aliquote Irpef con un allargamento della No Tax Area. La riforma tende a una tassazione con aliquote flat garantendo la progressività attraverso un ripensamento del meccanismo delle detrazioni. All’obiezione secondo cui la rivisitazione delle detrazioni, che di fatto abolisce il conflitto di interessi, potrebbe indurre a un incremento dell’evasione viene risposto che il conflitto verrebbe garantito proprio dalla tassazione flat per tutti. Tutto da verificare, quindi, che non si realizzi un allargamento del deficit.



Non è nuova la proposta di introdurre l’Iri per le persone fisiche che esercitano impresa e/o lavoro autonomo. Il meccanismo opererebbe in prima battuta la tassazione del reddito in maniera proporzionale, come per le società, e in seconda battuta in maniera progressiva quando il reddito verrebbe destinato alla sfera personale.



Sull’Irap l’intervento è senza dubbio opaco, appare solo di facciata evidenziando così l’esistenza del tema delle risorse. Dopo averla abolita per le persone fisiche, si propone l’abolizione per le società di persone e per le associazioni professionali. Rimarrebbe la tassazione solo per le società di capitali trasformandosi in sovraimposta da applicare alla base imponibile Ires. In questo caso l’ombra si allunga. Sembra un ritorno al passato quando si passò dall’Ilor all’Irap. Anche in quel caso si agì sulle basi imponibili (quasi quadruplicate) e la aliquota passò dal 16,2% al 4,05%.



Ha fatto molto discutere la proposta di rivisitare il sistema sanzionatorio che viene additato come condono mascherato. L’obiezione appare fuori luogo se si considera da dove veniamo (post-Covid) e dove siamo (economia di guerra), fattori che hanno inciso e incidono sul sistema delle imprese. Un sistema sanzionatorio deve essere ragionevole e proporzionato rispetto al comportamento del contribuente.

La Corte Costituzione, con la sentenza 46/2023, ha recentemente chiarito che la sanzione può e dovrebbe essere ridotta qualora il contribuente attui un comportamento volto a ridurre le conseguenze dell’evasione pagando ad esempio, anche se in ritardo, quanto dovuto. La pronuncia della Consulta ha esaminato il sistema sanzionatorio previsto dal D. Lgs. 471/97 e appare come un assist al Governo che punta, infatti, a colpire in modo differenziato chi evade per dolo e chi non paga alla scadenza perché non ci riesce. Proseguendo con il sistema attuale si violerebbero i principi della proporzionalità e della ragionevolezza, per cui è legittimo chiedere la riduzione delle sanzioni tutte le volte che si possa riuscire a documentare le «circostanze» attenuanti. L’intervento del Governo, dunque, ha anticipato quello della Corte.

Anche il concordato fiscale preventivo viene additato come strumento in favore dell’evasione. Fino a qualche mese si indicava in 100 miliardi il monte imposte evaso mentre da qualche giorno si sottolinea che sono stati recuperati nell’ultimo anno 20 miliardi dall’evasione. Probabilmente uno dei due dati non viene declinato in maniera corretta. A oggi le attività di accertamento consentono di controllare solo il 2-2,5% dei contribuenti e il fisco digitale, come sottolineato dall’ex Ministro Visco, non ha soddisfatto neanche chi ha puntato a introdurlo. L’istituto proposto mira a recuperare tassazione dividendo le imprese in due gruppi in base al fatturato. Per il gruppo delle minori si introduce il concordato preventivo biennale, mentre per quelle più grandi andrà strutturata la mappatura dei rischi fiscali.

Interessante la proposta di tassazione delle imprese che dovrebbe, invece, tendere a un progressivo recupero del disallineamento esistente tra reddito civilistico e reddito fiscale agendo sulla revisione del sistema delle “variazioni in aumento e diminuzione” attraverso cui si passa dal reddito civilistico a quello fiscale.

Ambizioso e pieno di luce è il progetto di introdurre una tassazione differenziata per le imprese. Accanto a una ordinaria si propone una tassazione agevolata per i soggetti che, investendo nell’azienda (sia in termini di beni strumentali che forza lavoro), puntano alla crescita e allo sviluppo. Si mira alla crescita per recuperare nuove risorse.

È auspicabile che durante il cammino della riforma fiscale vi sia modo di introdurre un meccanismo che possa aiutare le famiglie (secondo qualunque declinazione) con figli in modo da sottolineare maggiormente il principio dell’equità. Andrebbe ripreso l’insegnamento della Corte Costituzionale che in tema di Imu ha sottolineato il ruolo delle famiglie e delle convivenze.

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