La politica fatica a mantenere gli impegni assunti per la riforma del sistema Paese. Ne è testimonianza la complessità con cui procede la revisione del sistema fiscale. A oggi le intese raggiunte dalla maggioranza passano per l’addio al riferimento ai “valori patrimoniali” in tema di catasto e l’aliquota unica fuori dall’Irpef.
Sicuramente interessante è l’annunciata introduzione del cashback fiscale che a regime offre il vantaggio di trasformare alcune detrazioni fiscali in accredito immediato. Il vantaggio per i contribuenti pare sarà subordinato all’utilizzo di forme di pagamento tracciato. In quest’ottica una maggior efficienza potrà attuarsi attraverso una revisione del sistema delle detrazioni presenti nel quadro RP e limitarle, in un’ottica di contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica, a quelle strettamente utili e di elevato valore sociale: sanitarie, mutui, deduzioni per donazioni verso la ricerca e il Terzo settore in generale.
In tema di detrazioni fiscali non è più procrastinabile un ragionato riordino degli incentivi collegati all’edilizia, superbonus e dintorni, che così come sono oggi rischiano di creare vittime nel tessuto imprenditoriale che non ha più certezze.
Rimane attuale una provocazione fatta un anno fa. Occorre rileggere (per riscriverle) bene le norme e le interpretazioni sin qui rilasciate in ordine al superbonus 110% e alla cessione dei crediti. La farraginosità che accompagna la loro attuazione rischia, a seguito degli inevitabili e giusti controlli che ci saranno, di far nascere una miriade di contenziosi che vedranno coinvolti i proprietari/beneficiari e i professionisti che avranno rilasciato le asseverazioni richieste. L’attività di controllo è senz’altro giusta, ma in un mondo fatto di interpretazioni si rischia che il peso delle sanzioni e delle revoche rimanga a carico dei proprietari.
Come anticipato, la revisione del sistema fiscale è ancora in attesa del via libera. Le fibrillazioni maggiori si sono registrate sul mattone centrale, ma per motivi contrapposti, per una larga parte dei partiti. La prova del nove la si rinviene nella riforma del catasto che di fatto ancora rischia di configurarsi come una patrimoniale che in pochi vogliono riconoscere. Non si comprende, infatti, quale sia l’incremento di valore che si vuole colpire, quando e con frequenza lo si voglia fare. Non è ancora chiaro se l’individuazione dei nuovi estimi inciderà solo sui trasferimenti e/o anche sulle imposte comunali e non che hanno la base di calcolo legata proprio agli estimi catastali. La motivazione che sta alla base della loro revisione, dunque, non convince. Potrebbe convincere laddove la stessa fosse legata a interventi di riqualificazione urbana o di “recupero” indiretto delle migliorie “agevolate” dai bonus edilizi. In realtà, la revisione degli estimi catastali, al momento, pare essere, al pari del (con)tributo sui sovraprofitti energetici, solo un modo, facile, come un altro di fare cassa.
Sul catasto, ritornando alla attualità del dibattito, siamo nella condizione per la quale è stata accantonata l’idea per cui agli immobili verrà attribuito un valore patrimoniale, allineato ai valori di mercato, mentre resta l’obiettivo di stabilire una “rendita ulteriore” da calcolare in base ai parametri descritti dal Dpr 138 del 1998. Quello su cui pare ci sia accordo è la lotta all’evasione da proporre con un’azione coordinata fra Agenzia delle Entrate e Comuni per portare al corretto “classamento” gli immobili che oggi sfuggono al catasto o sono censiti in modo difforme rispetto alla loro reale condizione di fatto.
Non c’è accordo, invece, sulla riforma della tassazione delle persone fisiche. Il confronto politico deve ancora definire come superare la contrapposizione tra le forze politiche. Alcune sono ben ferme sulla loro posizione che vuole lasciare inalterate le aliquote agevolate applicate alla tassazione dei titoli di Stato e le aliquote cedolari oggi applicate agli affitti. Tutto ciò impedisce di raggiungere un accordo perché si possa progressivamente arrivare a un’aliquota unica per tutti i redditi estranei all’Irpef. I redditi finanziari dovrebbero essere destinatari di una particolare attenzione che dovrebbe portare a un riordino della tassazione. L’obiettivo dovrà essere quello di superare le distorsioni determinate dal sovrapporsi di regole che oggi trattano in modo differente risparmi e redditi da capitale.
Cosa manca per arrivare al varo della riforma fiscale non è ancora chiaro, mentre è concreto il rischio che l’approssimarsi della competizione elettorale porti a rinviare (tutti) gli interventi riformatori fondamentali per il Paese e non solo per il Pnrr.
Il richiamo del Premier Draghi attuato con l’inattesa convocazione del Consiglio dei ministri ha senza dubbio la missione di voler riproporre il varo delle riforme al centro del dibattito.
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