RIFORMA DELLA GIUSTIZIA SBARCA IN COMMISSIONE SENATO
Dopo l’autorizzazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’invio in Parlamento del Ddl Nordio per la riforma della giustizia, il testo con tutte le novità è sbarcato in Senato dove ha cominciato il suo iter parlamentare in Commissione Giustizia (presidente Giulia Bongiorno, appena “entrato” Matteo Renzi). Dall’abuso di ufficio abolito alla riduzione importante del traffico di influenze e delle norme sulla custodia cautelare, fino alla stretta per le intercettazioni telefoniche con la nuova disciplina dei casi di appello del pubblico ministero.
Sono tante le novità apportate nella riforma della giustizia targata Carlo Nordio che così tante discussioni ha portato in questo ultimo mese (il ddl intitolato “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all’ordinamento giudiziario e al codice dell’ordinamento militare” è stato approvato in CdM il 15 giugno scorso) sull’asse Ann-magistrati e Palazzo Chigi. Ad aggiungere “benzina” sul fuoco negli scorsi giorni la polemica per il nuovo “caso politico” nato in Commissione Politiche Ue alla Camera dove il Centrodestra ha votato contro la proposta di direttiva Ue sulla lotta contro la corruzione. L’Europa guarda con preoccupazione all’abolizione dell’abuso di ufficio ritenendo il Governo Meloni pronto a ridurre la pressione sulla corruzione: Nordio ha risposto per le rime alle critiche europee e italiane, «siamo a conoscenza del disegno di legge italiano, presentato dal Consiglio dei ministri il 15 giugno 2023, che propone alcune modifiche alle disposizioni che regolano i reati contro la pubblica amministrazione. Come spiegato nel Rapporto sullo Stato di diritto 2023, queste modifiche proposte depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero avere un impatto sull’efficace individuazione e lotta alla corruzione».
LE NOVITÀ DEL DDL NORDIO: CUSTODIA CAUTELARE, ABUSO UFFICIO E…
Entrando nelle pieghe delle principali novità presenti nel testo del ddl Nordio, la riforma della giustizia vede nuovi capitoli importanti nell’affermazione di una cultura più garantista (e aderente alla Costituzione): se dovesse passare il testo al Senato (e poi alla Camera) saranno tre gip e non più solo uno che dovranno decidere in maniera concorde sulla custodia cautelare di un indagato. Un collegio di giudici per decidere la carcerazione preventiva: «Sarà il collegio a decidere la carcerazione preventiva: l’intervento necessario di tre giudici è previsto soltanto in fase di indagini e non quando la misura viene adottata durante la procedura di convalida dell’arresto o del fermo. Ma risulta esteso alle pronunce che aggravano le misure cautelari e all’applicazione provvisoria delle misure di sicurezza detentive», si legge nelle anticipazioni pubblicate da “Italia Oggi” sul ddl Nordio.
I tre giudici diventano incompatibili nelle successive fasi del processo: qui però l’entrata in vigore della norma sarà differita di due anni per permettere l’assunzione di 250 magistrati per funzioni giudicanti di primo grado. Sempre a tutela degli indagati (e dunque presunti innocenti secondo la Costituzione), la riforma della giustizia prevede un contraddittorio fra giudice e indagato prima della misura cautelare: ciò avverrà quando per il tipo di reato o per la concretezza dei fatti non è necessario il fattore sorpreso (ovvero in caso di pericolo di fuga, inquinamento prove o reati più gravi). L’iter dunque prevede che il giudice deposita gli atti prima dell’interrogatorio e la difesa può averne copia. Confermato l’addio all’abuso di ufficio e la perimetrazione del traffico di influenze illecite, nonostante i dubbi europei: «Il Governo ritiene invece adeguati gli altri strumenti esistenti, anche grazie all’Anac e al whistleblowing, e non esclude in futuro di sanzionare condotte “in forza di eventuali indicazioni di matrice euro-unitaria”», rileva ancora “Italia Oggi” sul ddl Nordio. Da ultimo, la stretta sulle intercettazioni: la riforma della giustizia del Governo Meloni punta al divieto di pubblicazione, anche se parziale, se il contenuto delle intercettazioni non è riprodotto dal giudice in motivazione o usato nel dibattimento. Nel dettaglio: «Non potrà essere rilasciata copia delle intercettazioni di cui è vietata la pubblicazione quando la richiesta è presentata da un soggetto diverso da parti e difensori. Il pm dovrà vigilare affinché nei verbali non vi siano intercettazioni relative a soggetti diversi dalle parti. Idem vale per i giudici».