A leggere i giornali all’indomani dell’insediamento per il suo secondo mandato, sembra che la richiesta di Sergio Mattarella a favore di una riforma della giustizia “che non può più attendere” sia il segnale di una svolta definitiva. C’è però da chiedersi come mai, ad esempio, la riforma Cartabia, da molti considerata “una riformina”, sia ferma in Parlamento, nonostante il capo dello Stato fosse proprio Mattarella.
“Il presidente non ha detto niente di nuovo, è sorprendente vedere questi elogi da parte di tutti i giornali, perché sono affermazioni che ha sempre fatto, eppure non è mai cambiato niente nella giustizia italiana” dice in questa intervista Frank Cimini, giornalista già al Manifesto, Mattino, Apcom, Tmnews e attualmente autore del blog giustiziami.it. Eppure i parlamentari si sono sprecati negli applausi durante il suo discorso di insediamento, 52 o 55 a seconda dei conteggi: “I parlamentari fecero lo stesso quando Papa Francesco in Parlamento chiese una amnistia e poi non venne fatto nulla. Se hanno preso in giro il Papa, figuriamoci se questi non prendono in giro anche il presidente della Repubblica”.
Cosa succederà alla riforma della giustizia dopo le parole di Sergio Mattarella?
Sono sorpreso, anche se relativamente, conoscendo i giornali italiani, per gli elogi a Mattarella. Non ha detto niente di nuovo. Continua con questi moniti che però non hanno mai prodotto risultati. Non c’è stata una svolta, come dicono tutti, perché continua a fare sempre lo stesso discorso. Nessuno in politica approfitta delle difficoltà della magistratura per dire: siete come noi, se non peggio di noi. Il bis di Mattarella non può portare a niente di nuovo dopo che per sette anni li ha lasciati fare.
Cosa dovrebbe fare un presidente della Repubblica?
Dovrebbe essere molto più incisivo. Mattarella ha sbagliato a non fare quello che doveva fare nel suo primo settennato, a questo punto la situazione si è incancrenita. Mi rendo conto che è difficile anche per lui, però non è vero che ha cercato di imprimere una svolta, ripete sempre le stesse cose e quindi non lo ascoltano.
Intendi la politica e i partiti?
Certo. Ricordiamoci che nel 2015 il Parlamento in seduta congiunta ha applaudito, con tutti in piedi, il Papa che chiedeva un provvedimento di clemenza, che nel linguaggio politico si traduce con amnistia, e poi non hanno fatto niente. Se questi prendono in giro il Papa, figuriamoci se non prendono in giro il presidente della Repubblica. Hanno applaudito Mattarella perché erano contenti che Draghi non si fosse mosso da Palazzo Chigi, così possono prendere un altro anno di stipendio e la pensione.
Intanto la riforma del Csm è ferma da nove mesi: come te lo spieghi?
Si spiega con l’attuale situazione politica e i rapporti di forza che ci sono, ma anche con l’arroganza e la prepotenza della magistratura. Il problema è che tutto è immobile. Uno come il magistrato Giuseppe Santalucia ha dichiarato in una intervista: “Sì, è vero, abbiamo commesso alcuni errori, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio”. Questi personaggi continuano a andare per la loro strada come se nulla fosse.
Si è tenuto il referendum dell’Associazione nazionale magistrati che ha registrato una percentuale molto bassa di votanti, poco più del 50%. A loro della riforma non interessa più nulla?
C’è una disaffezione generale verso ogni tipo di votazione, Macron rischia di vincere le elezioni con il consenso di un quarto dei francesi. In Italia colpisce il fenomeno, perché storicamente si sfioravano percentuali del 90%, ma non è più così. E vale anche per i magistrati.
Il voto ha comunque bocciato il sistema binominale con piccoli collegi, che avrebbe dovuto frenare lo strapotere delle correnti, come chiede anche Mattarella.
Credo che non sia un problema di sistema elettorale, è un problema di mentalità e di cultura. Quella dei magistrati non la cambi con le riforme elettorali o con accorgimenti tecnici. C’è bisogno di una rivoluzione culturale e di una presa di coscienza. Ma vogliono andare avanti così, le occasioni per cambiare le hanno avute, fanno finta di non sentire. Anche la nomina dei magistrati con il sistema del sorteggio è una questione di lana caprina, anche perché presenta forti vizi di incostituzionalità.
Quindi si andrà avanti con le correnti?
Le correnti ormai sono nel Dna, si va avanti così, con la consumazione di questo reato di traffico di influenze che per i cittadini comuni comporta processi penali e condanne al carcere, ma per i magistrati si traduce in promozioni e prebende. Adesso bisogna nominare il nuovo capo della Procura di Milano nel trentennale di Mani pulite, e sono tutti contro tutti. Litigano con la procura di Brescia per le perizie sui cellulari, è uno spettacolo penoso, di cui i giornali danno poco conto. I giornali pubblicano quello che fa comodo a loro. Il Corriere della Sera continua a dire che la Procura di Milano è stato un baluardo della giustizia, ma è una cavolata enorme.
Niente speranze?
Non ne vedo. Il Mattarella bis garantisce che non cambi nulla al di là delle parole. È stato duro anche altre volte, ma non è mai cambiato niente.
(Paolo Vites)
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