Nel lungo pomeriggio di confronto avuto ieri tra la Ministra della Giustizia Marta Cartabia e i capigruppo della maggioranza, è stata presentata nel dettaglio la proposta di riforma da collegare al Recovery Plan nei prossimi mesi: un progetto articolato in tre parti per ridurre i tempi del processo civile, penale e per riformare infine il Consiglio Superiore di Magistratura dopo gli ultimi mesi di scandali e polemiche. Parallelamente ai progetti di referendum lanciati da Lega e Radicali (sull’abolizione della Legge Severino), la Ministra Cartabia ha invitato tutti i partiti del Governo Draghi a collaborare per portare a casa la riforma cruciale, senza la quale «sono a rischio i 200 miliardi del PNRR».



Quello di ieri è stato un incontro interlocutorio, nei prossimi giorni invece arriveranno le proposte di emendamento: «Sulla durata dei processi il governo si gioca tutto il Recovery», avrebbe detto ieri Cartabia secondo il retroscena di Repubblica e Fatto Quotidiano, «Non solo solo i 2,7 miliardi del Pnrr destinati alla giustizia, ma i 191 miliardi destinati a tutta la rinascita economica e sociale italiana». Ancora la Ministra ex Presidente Consulta gli obiettivi sono già fissati: «in cinque anni dobbiamo ridurre del 40% i tempi dei giudizi civili e del 25% dei giudizi penali. Sono obiettivi davvero ambiziosi […] Chi si sottrae al cambiamento si dovrà assumere la responsabilità di mancare una occasione così decisiva per tutti. L’impresa è titanica. Nessuno ce la può fare senza il contributo, l’impegno, l’entusiasmo, la disponibilità di tutti, tanto a livello politico e che giudiziario. Ma dobbiamo farcela».



RIFORMA GIUSTIZIA, ARCHIVIATO IL DDL BONAFEDE?

Per capire in cosa consista da vicino il progetto di riforma della Ministra Cartabia, occorre partire da quanto detto da lei stessa ieri ai partiti di maggioranza: «È l’eccessivo numero di processi che si concludono con la prescrizione, più volte rimproverataci da molti organi internazionali di monitoraggio una delle disfunzioni dei giudizi troppo lunghi». Si profila un “cambiamento” importante del Ddl Bonafede per come era stato impostato, anche se la regola sulla prescrizione non verrebbe modificata di molto nella nuova riforma «Con la prescrizione la domanda di giustizia da parte delle vittime rimane frustrata. Con la prescrizione dovuta a processi eccessivamente protratti nel tempo, lo Stato manca al suo compito di assicurare l’amministrazione della giustizia». Due in particolare le proposte avanzate dalla Commissione istituita dalla Guardasigilli, presieduta dall’ex Consulta Giorgio Lattanzi: la prima è un ritorno alla riforma Orlando, ovvero sospendere il corso della prescrizione per due anni dopo la condanna in primo grado, e per un anno, dopo la condanna in appello. Esclusa però la sospensione della prescrizione per l’assolto mentre viene limitata temporalmente la sospensione dopo la condanna; la seconda proposta della Commissione Cartabia vede invece una riforma radicale avvicinando il nostro ordinamento a quello Usa, come riporta Il Fatto Quotidiano «Se il processo dura più di 4 anni in primo grado, 3 in appello e 2 in cassazione c’è improcedibilità. Parallelamente poi si ipotizza lo sconto della pena per irragionevole durata del processo. E se il processo è particolarmente lungo si potrebbe arrivare all’ineseguibilità della pena».



Secondo i primi commenti, vi è sostanziale concordanza tanto nel Centrodestra quanto nel Centrosinistra, con M5s più dubbioso per il forte cambiamento sul Ddl Bonafede: «Il pacchetto del ministro Cartabia per la riforma della giustizia ci soddisfa, si intreccia con tante proposte storiche di Forza Italia, ha un profilo garantista e soprattutto ha come obiettivo quello di ricostruire un sistema azzoppato, ristabilendo un principio di civiltà giuridica. Vengono archiviati gli errori commessi e perpetrati negli ultimi anni, viene rivista in modo intelligente la prescrizione, il pm non potrà appellare le sentenze di assoluzione, vengono previsti interventi per ridurre sensibilmente la durata del processo civile», spiega Matilde Siracusano, deputata di Forza Italia e componente della Commissione Giustizia ala Camera. «Un disegno coraggioso – conclude la deputata FI – che potrebbe davvero cambiare il volto della giustizia nel nostro Paese e che si rende indispensabile per non perdere le risorse europee del Recovery Plan. Finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel. Toccherà alle forze politiche che sostengono il governo Draghi dimostrare maturità e perseguire fino in fondo questi importanti obiettivi». I tempi sono molto stretti come impone il Recovery Plan: a giugno la riforma delega, poi in settembre Csm e lunghezza processi.