La riforma della giustizia era ineludibile: categorica la ministra Marta Cartabia in conferenza stampa. Come vi abbiamo raccontato, è arrivato il via libera del Consiglio dei ministri e la Guardasigilli ha invocato un recupero di credibilità per la magistratura. Mario Draghi ha sottolineato che alcune differenze di vedute sono rimaste, ma c’è grande impegno a superarle. Il primo ministro ha inoltre sottolineato che il governo non porrà la questione di fiducia, considerando che su un dossier come questo serve grande condivisione in Parlamento.



Arrivano le prime reazioni sull’ok del Cdm alla riforma della giustizia, fonti del M5s esprimono soddisfazione: “La riforma del Csm portata in cdm ritorna al testo dell’ex ministro Bonafede e contiene quel fondamentale principio che abbiamo sempre sostenuto: lo ‘stop’ alle porte girevoli fra politica e magistratura senza eccezioni. Esamineremo il testo in Parlamento, con l’auspicio di approvarla definitivamente prima del rinnovo delle cariche al Csm, ma intanto possiamo dirci soddisfatti”, riporta Agi. Così, invece, la leghista Giulia Bongiorno: “Quanto approvato dal Consiglio dei ministri di oggi in materia di riforma della Giustizia è solo un punto di partenza. Il testo dovrà essere migliorato in Parlamento, così come assicurato dal premier Mario Draghi, ma un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum”. (Aggiornamento di MB)



RIFORMA GIUSTIZIA E CSM, VIA LIBERA DEL CDM

Approvata all’unanimità dal Consiglio dei Ministri la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario che include norme sullo stop alle porte girevoli. Per la senatrice della Lega Giulia Bongiorno si tratta solo di un punto di partenza, perché «il testo dovrà essere migliorato in Parlamento, così come assicurato da Draghi». Inoltre, «un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum». Il Cdm, convocato alle 11, è cominciato con un’ora e mezzo di ritardo per poi concludersi dopo le 14. Prima dell’inizio il premier Mario Draghi è stato in riunione con i capidelegazione e la ministra Marta Cartabia per sciogliere gli ultimi nodi sulla riforma della giustizia, in particolare sul Csm, che poi era il motivo per il quale Forza Italia aveva richiesto un rinvio del Cdm.



Sulla giustizia il partito di Silvio Berlusconi ha chiesto e ottenuto rassicurazioni in merito al fatto che non verrà chiesto un voto di fiducia, quindi il Parlamento sarà sovrano sulla materia della giustizia. Secondo quanto riportato da LaPresse, Andrea Orlando, Giancarlo Giorgetti e Roberto Speranza, capidelegazione di Pd, Lega e Leu, hanno chiesto nel corso del Cdm che venga creata una distinzione tra i magistrati eletti e magistrati “tecnici”, non eletti, per quanto riguarda la possibilità di tornare a svolgere la funzione giurisdizionale. (agg. di Silvana Palazzo)

RIFORMA CSM E GIUSTIZIA IN CDM

Alle ore 11 è convocato il nuovo Consiglio dei Ministri (il numero 60 del Governo Draghi) per il varo della nuova riforma della giustizia e del Consiglio Superiore di Magistratura: la bozza elaborata stamane arriva dopo una limatura durata settimane tra i tecnici del Ministero della Giustizia e di Palazzo Chigi, con gli stessi Mario Draghi e Marta Cartabia in prima linea assieme alla determinante “spinta” data dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso “programmatico” il giorno della rielezione al Quirinale.

«Un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività», aveva detto il Capo dello Stato alla Camera, rintuzzando poi «È necessario che il Csm risponda ad efficienza e credibilità, valorizzando le capacità in essere e superando logiche di appartenenza che devono restare estranee al contesto giudiziario». Dopo richieste di rinvio da parte di alcuni partiti – Forza Italia in primis – per poter far studiare ai tecnici dei Ministeri le carte del nuovo pacchetto di norme Cartabia, la riunione del pre-Cdm oggi si è risolta con la conferma che al 100% la riforma della giustizia e del Csm arriva sul tavolo di Palazzo Chigi dopo le ore 11. A seguire ci sarà una conferenza stampa dove il Premier Draghi e la Guardasigilli Cartabia illustreranno i punti principali della riforma che volta a cambiare la “faccia” e le regole del Consiglio Superiore di Magistratura dopo i tanti (troppi) scandali degli ultimi anni.

LA BOZZA DELLA RIFORMA

«I magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale» si legge nella bozza della riforma Csm e dell’ordinamento giudiziario, anticipata dall’Adnkronos su fonti di Palazzo Chigi. In Cdm si discuterà di come i magistrati ordinari verranno collocati fuori ruolo presso il Ministero di appartenenza: i magistrati amministrativi e contabili verranno invece collocati fuori ruolo presso la presidenza del Consiglio dei ministri, l’Avvocatura dello Stato. Vi sarà comunque la possibilità di assumere «altri incarichi fuori ruolo presso altre amministrazioni e di assumere funzioni non giurisdizionali presso le sezioni consultive del Consiglio di Stato, le sezioni di controllo della Corte dei Conti e l’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione». Nella riforma targata Draghi-Cartabia si introducono divieti che impediscano il ripetersi di casi di magistrati che svolgano in contemporanea funzioni giurisdizionali e incarichi politici, anche se in altro territorio. La bozza prevede anche il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e ricoprire incarichi elettivi e governativi, come invece possibile fino ad oggi. Non solo, i magistrati che si sono candidati in competizioni elettorali e non sono stati eletti, per 3 anni non possono svolgere funzioni giurisdizionali (con la destinazione specifica che sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno). Per quanto riguarda invece l’elezione stessa del Csm, la riforma Cartabia indica un sistema elettorale “misto”: è basato su collegi binominali, che eleggono ciascuno due componenti del Csm, ma prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non sono previste liste bensì candidatura individuali e i componenti del Csm tornano in numero come nel passato: saranno 30, di cui 20 togati e 10 laici. Nel sistema elettorale misto trova spazio il sorteggio: come spiega la bozza rilanciata da Rai News, «servirà ad assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato».