Il testo della riforma Cartabia sul ddl penale arriverà alla Camera il prossimo 30 luglio, ma offre in quest’ultima frenetica giornata di lavori in Commissione Giustizia a Montecitorio almeno un doppio fronte di scontro all’interno del Governo: da un lato il sempiterno nodo giustizia, con il “Lodo Cartabia” non gradito appieno dal M5s. Ieri i deputati grillini sembravano intenzionato ad accordarsi sulle ultime aperture fatte da Cartabia e Draghi, ma oggi il leader in pectore Giuseppe Conte incontrando i gruppi parlamentari ha fatto sapere alla stampa che «In pochi giorni capiremo se le nostre richieste hanno trovato accoglimento o meno. È chiaro che una prospettiva di fiducia alla riforma senza alcune modifiche sarebbe per noi difficile».



Conte ha poi spiegato che il dialogo con Draghi prosegue in maniera proficua, anche se «Sto chiedendo una serie di interventi, consapevole che la maggioranza è molto ampia ed esprime ben differenti sensibilità. Ma abbiamo tracciato delle linee e dei punti fermi, insieme, con una squadra di lavoro tecnica, a partire dai reati di mafia, terrorismo e corruzione». Il secondo nodo dello scontro in maggioranza riguarda invece l’abuso di ufficio: con i 25 voti contrari in Commissione (Pd, M5s, LeU, Coraggio Italia, Italia Viva) è stato bocciata la proposta di Forza Italia di ampliare il perimetro della riforma all’abuso d’ufficio e alla definizione di pubblico ufficiale. «Quando, come oggi, si decide sulla giustizia il centrodestra è unito. Ma si ricostituisce anche un asse giustizialista guidato da Pd e M5S», attacca il n.2 di FI, Antonio Tajani. Di contro, il capogruppo Pd in commissione Affari Costituzionali alla Camera Stefano Ceccanti «Lega e Forza Italia hanno tentato di sabotare la riforma Cartabia rinviandola a settembre. I gruppi Pd, M5S, Italia Viva, Coraggio Italia hanno battuto il rinvio. Venerdì testo in Aula». La Lega con la responsabile Giustizia Giulia Bongiorno fa sapere in serata, «La Lega, in merito alle proposte di correzione alla prescrizione, è fedele al testo approvato dal Consiglio dei ministri e leale agli accordi presi».



CARTABIA ‘APRE’ AL M5S

Dopo lo scontro a distanza degli scorsi giorni ancora sull’asse M5s-Draghi-Cartabia, la riforma della giustizia si avvicina a grandi passi all’esordio in Parlamento (30 luglio prossimo, Camera dei Deputati) e lo fa con un pseudo accordo sorto nelle ultime ore: Palazzo Chigi e Palazzo Arenula hanno fatto sapere ai vertici del Movimento 5Stelle che vi sarà una «garanzia rafforzata per i reati di mafia, lasciandoli fuori dalla gabbia dell’improcedibilità». Questo è quanto riporta l’Adnkronos e su questo Conte e Di Maio attendono l’invio del testo nei prossimi giorni per verificare l’effettiva novità nell’impianto della riforma “emendato” da Cartabia nel penultimo Consiglio dei Ministri.



«Accolgo positivamente la notizia Dell’apertura della ministra della giustizia, Marta Cartabia, in merito alla questione dell’improcedibilità per i reati di mafia e di terrorismo. Sin dal principio, noi del movimento 5 stelle abbiamo segnalato l’esistenza di problemi tecnici legati alla riforma, soprattutto in tema di sicurezza nazionale, un tema quest’ultimo su cui sono arrivati numerosi rilievi da parte di esperti e addetti ai lavori», è il commento del capogruppo M5s in Commissione Giustizia alla Camera, Eugenio Satta. In realtà già in conferenza stampa la scorsa settimana la Ministra Cartabia aveva ribadito l’evidente impossibilità di “stoppare” processi per reati gravi come mafia e terrorismo, eppure ancora una certa diffidenza correva tra i leader 5Stelle, tanto che la Ministra Dadone era arrivata venerdì a minacciare potenziali dimissioni qualora non fosse modificata la riforma Cartabia.

RIFORMA GIUSTIZIA, RESTA DISTANZA SU ABUSO D’UFFICIO

«Sulla riforma della giustizia sostengo il lavoro che sta portando avanti Conte e sono certo che troverà una soluzione all’altezza delle nostre aspirazioni», spiega il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio in una nota, «Bisogna intervenire per evitare il rischio che i responsabili di reati gravi come quelli di mafia rimangano impuniti. Allo stesso tempo serve unità interna perché scontri interni indeboliscono il M5s. Dunque lavoriamo insieme» (una risposta non tanto indiretta a chi come Dadone e Conte “minacciava” di far saltare il banco negli scorsi giorni). Il presidente della Commissione Mario Perantoni (M5S) ha “tagliato” gli emendamenti: da 1.631 si è scesi a 400, visto che i singoli gruppi hanno indicato quelli prioritari rispetto a tutti gli altri.

Se l’accordo su prescrizione-improcedibilità sembra avvicinarsi, diversa è la situazione sull’altro fronte di scontro, ovvero l’abuso di ufficio. Qui sono i tre emendamenti del forzista Pierantonio Zanettin (che ne chiede l’abolizione, ndr) a tenere sulla graticola il Governo: il presidente Pierantoni li ha dichiarati inammissibili, ma il deputato ha ricorso contro la bocciatura degli emendamenti al presidente della Camera Roberto Fico, con una richiesta scritta di riammissione. I tempi stringono anche perché mancano solo 3 giorni per l’arrivo in Aula e l’accordo totale in Commissione è tutt’altro che scontato: non solo, il provvedimento deve essere blindato per mercoledì 28 per dar modo alle altre commissioni di dare il parere di congruità.