Presto un tavolo tecnico interministeriale verrà istituito per discutere della riforma dell’Isee. Ad annunciarlo sono stati Maurizio Leo e Maria Teresa Bellucci, al termine di un incontro con il presidente del Forum delle associazioni familiari, Adriano Bordignon. Tra le richieste avanzate c’è l’esclusione della prima casa, in quanto questa ha un’incidenza notevole sul reddito. Secondo quanto spiegato da Bordignon, poi, l’idea sarebbe anche quella di lavorare sull’esclusione dell’assegno unico che rende meno vantaggioso l’accesso a tali misure per le famiglie. Come questo, anche misure come agevolazioni sulle tasse universitarie, bonus scolastici per mensa, bus e così via. 



Come dichiarato, lo scopo del Forum delle associazioni familiari è quello di promuovere politiche di sostegno alla natalità e da qui nasce l’idea di escludere l’assegno unico. Come spiega Il Giornale, il nodo resta quello della sostenibilità di queste misure. Nella legge di Bilancio 2024, ad esempio, dal computo dell’Isee sono stati esclusi i titoli di Stato fino a 50mila euro. L’Inps ha spiegato però che l’entrata in vigore di questa disposizione non è immediata perché subordinata all’approvazione delle modifiche al regolamento della disciplina dell’Isee.



Riforma Isee: prima casa e…

Prima dell’approvazione della riforma, resterà immutata la disciplina dell’indicatore relativa al patrimonio mobiliare. C’è l’obbligo di indicare nella Dichiarazione sostitutiva Unica tutti i rapporti finanziari in possesso delle famiglie alla data del 31 dicembre 2022. Il discorso relativo alla prima casa è particolare: il 70% degli italiani è proprietario di almeno un immobile e le due fasce più rappresentate sono i lavoratori dipendenti e i pensionati. Entrambe avrebbero un’incidenza superiore al 40% sull’Isee. 

Il Forum delle associazioni familiari aveva proposto anche di rafforzare l’assegno unico aumentando la quota minima di 54 euro per ogni figlio, recuperando così i 1.5 miliardi non distribuiti nel 2023. Per Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, “l’Italia è un Paese con un altro debito e se crescesse il Pil, questo sarebbe più tollerabile ma un Paese cresce quando nascono i bambini. L’invecchiamento progressivo della popolazione significa in prospettiva meno lavoratori in grado di sostenere il sistema pensionistico e dell’assistenza”.