Nel mese di settembre è atteso in Parlamento il disegno di legge che darà concretezza all’idea di Valditara in merito alla riforma degli istituti tecnici e professionali. L’intenzione è quella di far interagire sempre più il mondo del lavoro con la scuola. Il progetto, se tutto filerà liscio, prenderà il via con l’a,s 2024/25, inizialmente come sperimentazione per poi entrare a tutti gli effetti a regime. Nel frattempo arriva l’approvazione sia da parte dei sindacati che dei presidi.



Data importante sarà il prossimo 18 settembre, quando la riforma approderà in Consiglio dei Ministri. Come già rivelato a Il Sole 24 ore il Ministro dell’Istruzione e del Merito intende “costruire una nuova filiera formativa “tecnologico-professionale”, destinata a coinvolgere in un’ottica di “campus”, istituti tecnici, istituti professionali statali, percorsi Ifts, IeFp regionale e Its Academy”. Il progetto si baserà sul modello 4+2 (percorsi quadriennali a cui si aggiungerà l’ulteriore biennio negli Its Academy.)



APPREZZAMENTI ALLA RIFORMA DEGLI ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI

Sebbene il Ministro Valditara sia su più fronti criticato, la riforma degli istituti tecnici e professionali piace. Dopo infatti le parole di apprezzamento del vice presidente di Confindustria, Gianni Brugnoli , il quale ha parlato di “dignità e prestigio a tutta la filiera dell’istruzione tecnica e professionale”, è arrivato anche l’ok del capo dell’Anp, l’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli: “La proposta del ministro Valditara recepisce la cogente necessità di potenziare la sinergia tra scuola e lavoro al fine di mettere a disposizione degli studenti le competenze pratiche di manager, tecnici ed esperti aziendali. Se essa verrà approvata, sarà possibile adottare anche negli istituti tecnici e in quelli professionali l’approccio metodologico degli istituti tecnologici superiori che prevede una consistente percentuale di ore di insegnamento tenute da personale proveniente dal mondo della produzione”.



Entusiasta anche la Cisl Scuola. Ivana Barbacci, segretaria generale della sigla sindacale, ha infatti dichiarato: “È corretto il metodo seguito dal ministro Valditara: partire con una sperimentazione per poi valutarne i risultati. Non c’è dubbio che in Italia si debbano creare forme stabili di collegamento tra scuola e lavoro. I numeri negativi su Neet, abbandoni e disoccupazione giovanile non vanno più ignorati.”