RIFORMA ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI, COSA CAMBIA?

Prosegue il cammino del disegno di legge sulla riforma degli istituti tecnici e professionali per introdurre il modello 4+2: dopo il via libera del Senato, con gli emendamenti dell’opposizione che sono stati tutti respinti, ora il testo passa alla Camera e appare più vicina l’approvazione definitiva, sebbene vadano superati altri step. Ad esempio, servono due decreti attuativi che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara dovrà emanare insieme ad altri dicasteri e dopo aver raggiunto un accordo con la Conferenza unificata, allora la riforma potrà essere definitiva. Nel frattempo, sono stati ammessi 171 istituti tecnici e professionali alla sperimentazione di questa nuova istruzione che prevede la riduzione da 5 a 4 anni del percorso di studi, dopo il quale procedere a due anni di ITS Academy (sostenendo l’esame di Stato presso l’istituto professionale assegnato), all’università o direttamente al mondo del lavoro.



Tra le novità di questa riforma anche l’introduzione del cosiddetto “campus“, una comunità di scuole, centri di formazione professionale e ITS Academy in cui lo studente è sempre al centro. Prevista anche la collaborazione a tempo determinato con insegnanti esterni, attingendo al mondo delle imprese, così da colmare le lacune a livello di competenze tecniche. La riforma in questione prevede accordi e collaborazioni per sviluppare ulteriormente l’alternanza scuola-lavoro e i contratti di apprendistato.



RIFORMA ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI, IL CONFRONTO POLITICO

Ma il dibattito politico sulla riforma degli istituti tecnici e professionali amplifica lo scontro tra opposizioni e governo. Secondo il deputato M5s Gaetano Amato, che è intervenuto durante la discussione in Aula, gli studenti non potranno avere aspettative su diritti e retribuzione, non sono previsti incentivi per i laboratori nelle scuole e i percorsi formativi saranno indicati dalle aziende, senza che versino un solo euro per la scuola. Ancor più dura la senatrice grillina Vincenza Aloisio, secondo cui c’è un «disegno scientifico per generare lavoratori precari mal retribuiti pronti a essere sfruttati dalle aziende». Inoltre, Aloisio ritiene che la riforma degli istituti tecnici e professionali «minacci l’essenza stessa della scuola pubblica, rischiando di compromettere il diritto dei nostri studenti a una formazione di qualità».



Invece, Rossano Sasso, deputato della Lega e capogruppo in Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, ritiene che questa riforma avvicini i giovani al mondo del lavoro, che ha bisogno di figure specializzate e competenti. Sasso rivendica la rivoluzione scolastica che sta sviluppando il suo partito, di cui questa riforma è un passaggio importante, nell’ottica di tenere al centro sempre la scuola e gli studenti.

QUANDO POTREBBE ENTRARE IN VIGORE LA RIFORMA

Stando a quanto riportato da ITS Italy, la riforma difficilmente sarà operative a settembre per il nuovo anno scolastico. La riforma necessita di altri passaggi normativi per l’approvazione definitiva a entro la fine dell’anno. Inoltre, devono entrare in vigore anche le disposizioni per l’attuazione e vanno applicate tutte le misure necessarie, come l’allineamento della riforma del 4+2 degli istituti tecnici e professionali alla riforma del sistema degli ITS Academy (istituti tecnologici superiori). L’ipotesi più probabile è che la riforma venga posticipata al 2025/2026.