La riforma degli istituti tecnici, grazie alla quale di dovrebbe accentuare il ruolo delle aziende nel sistema scolastico, procede spedita grazie al recente via libera delle imprese, sia da parte di Confindustria, che di Confartigianato e di Confcommercio. Il nuovo modello scolastico dovrebbe debuttare, se tutto procedesse in modo favorevole al ministro Valditara, a settembre del prossimo anno in circa 700 istituti.



Con la riforma degli istituti tecnici verrà istituto un nuovo corso di studio dalla durata di 4+2 anni grazie al quale le aziende assumeranno ufficialmente un ruolo educativo. Una spiegazione più dettagliata l’ha fornita la stessa Confindustria in un documento di approfondimento invitato in Commissione Cultura del Senato, intento a discutere il cosiddetto Decreto Legge Valditara. Con la riforma degli istituti tecnici, si legge nel documento citato dal Sole 24 Ore, le aziende “sono chiamate ad essere presenti nei percorsi formativi attraverso azioni di collaborazione in aula e nei laboratori, di co-progettazione delle esperienze ‘on the job’ e apprendistato”.



Confindustria: “Bene la riforma degli istituti tecnici, ma occhio a tre punti”

Gianni Brugnoli, presidente di Confindustria per il Capitale umano, parlando della riforma degli istituti tecnici ne ha sottolineato i due principali punti innovativi, ovvero: “Istituisce la filiera tecnologico-professionale consentendo di accelerare l’ingresso nel mondo del lavoro e re-introduce una cabina di regia sotto forma di direzione generale per l’istruzione tecnica e il rapporto scuola impresa presso il ministero dell’Istruzione e del merito”.

Tuttavia, affinché la riforma degli istituti tecnici si traduca in un successo, secondo Brugnoli, “non dobbiamo abbassare la guardia sulla qualità dei percorsi“. Confindustria, tuttavia, suggerisce anche altri punti da attenzionare, primo dei quali “che il quadriennio non riduca la qualità dei percorsi” con “campus in reti aperte e integrate“. Secondariamente, “un maggiore coordinamento tra Invalsi e Regioni in chiave di validazione della sperimentazione”. Il terzo ed ultimo suggerimento per il successo della riforma degli istituti tecnici, infine, riguarda i docenti esterni delle aziende che dovrebbero essere stipendiati direttamente dallo Stato, e non dall’istituto con il suo budget.