All’interno dell’ONU da tempo si ritiene che sia necessaria una profonda riforma del suo funzionamento, che ora potrebbe ricevere una prima proposta da parte degli Stati Uniti. Lo conferma a Repubblica il portavoce di Joe Biden, ovvero John Kirby, che ha dichiarato che sarà intenzione del presidente americano “rivedere l’architettura del Consiglio per renderlo più inclusivo“. Infatti, oltre alle questioni meramente tecniche, attualmente le Nazioni Unite si trovano a fare i conti con il gruppo, in crescita, dei Brics.
Così, per contrastare l’ascesa dei Brics che potrebbe minare il potere politico ed economico dell’ONU, la riforma mirerebbe ad includere al suo interno più membri con poteri simili a quelli del gruppo dei 5. Attualmente, infatti, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ruota attorno a 15 membri, dei quali 5 (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, i vincitori della Seconda Guerra Mondiale) sono permanenti e detengono il diritto di veto, mentre i restanti 10 non sono permanenti e vengono eletti ogni due anni. Un meccanismo che non funziona più, perché il diritto di veto rendere impossibili determinate decisioni (come una missione di pace tra Ucraina e Russia), e che sarebbe al centro della riforma dell’ONU.
Riforma ONU: la proposte di USA e Italia
Non ci sono effettive conferme di ciò che gli USA mirerebbero a proporre per la riforma dell’ONU, ma è probabile che perseguiranno a grandi linee lo stesso piano proposto negli anni ’90. Secondo questa ipotesi, potrebbero essere aumentanti i seggi permanenti aggiungendo altri 5 o 6 stati, che tuttavia non avrebbero il diritto di veto. L’idea sarebbe, sempre probabilmente, quella di includere Germania, Giappone, India, Brasile e Sudafrica.
Con questa riforma ONU, di fatto, si creerebbe un terzo gruppo di potere all’interno del Consiglio di Sicurezza, con altri Stati permanenti ma che non minerebbero il potere dei 5 attuali. Un’ipotesi che sembra non piacere affatto a diversi membri delle Nazioni Unite, tra cui l’Italia, che lamentano la poca democraticità del nuovo meccanismo. Dal conto suo, l’Italia mirerebbe a migliorare il meccanismo degli Stati eletti, chiamato anche “Uniting for Consensus”. Con questa ipotesi di riforma il totale dei membri dell’ONU salirebbe a 26, senza nuovi permanenti, dei quali 9 a lungo termine e 2 a rotazione biennale. Così la democraticità delle Nazioni Unite sarebbe preservata e migliorata, dando voce anche a quegli Stati attualmente sotto rappresentati.