A fine mese (il 28 e il 29 aprile a Stoccolma) sono in programma le riunioni di Eurogruppo ed Ecofin. Non è da escludere che si torni a fare il punto sul futuro della governance economica dell’Ue, visto che il Consiglio europeo del 23 marzo ha approvato le conclusioni formulate il 14 marzo dall’Ecofin sulla proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita presentata dalla Commissione europea. Intanto, secondo quanto riportato da Die Welt, il Governo tedesco avrebbe chiesto a Bruxelles di fare in modo che ci sia un serio impegno nella risanamento dei conti pubblici dei Paesi più indebitati, in particolare con la riduzione annuale di un punto percentuale nel rapporto debito/Pil.
Secondo Massimo D’Antoni, docente di Scienza delle finanze all’Università di Siena, «rispetto al processo di riforma della governance, nelle conclusioni dell’Ecofin vedo una conferma del percorso indicato nella comunicazione di novembre della Commissione, che aveva delineato il nuovo assetto di regole. Le differenze mi sembrano solo questioni di accenti, non vedo novità sostanziali. Dunque, il giudizio resta invariato: una riforma era necessaria, ma gli aspetti migliorativi rispetto alle regole precedenti non sono tali da segnalare una svolta. Anzi, permane qualche elemento di preoccupazione. Una differenza che ho colto è l’esplicitazione del fatto, finora più implicito, che i piani definiti dagli Stati possano essere sincronizzati sul ciclo politico dei singoli Stati e possano essere modificati nel caso di un cambio di Governo. Un aspetto importante per noi».
Nelle conclusioni dell’Ecofin si intuisce che un elemento sui cui potrebbero esserci molte discussioni riguarda la modalità con cui la Commissione traccerà la traiettoria di rientro del debito pubblico di un Paese. C’è il rischio che Bruxelles si ritrovi a disporre di un ampio margine di discrezionalità con conseguenze che avrebbero carattere anche politico?
La definizione della traiettoria è il punto cruciale di tutta la costruzione. Vale la pena di ricordare come funzionerà: la Commissione individua una traiettoria di rientro del debito, che resta come punto di riferimento per la successiva proposta del singolo Stato, da negoziare con la Commissione. Resta inteso che se la proposta non convince la Commissione, lo Stato deve attenersi alla traiettoria inizialmente fissata. Lo spazio di manovra dei singoli Stati dipende dunque per intero da quanto stringenti saranno gli obiettivi fissati dalla Commissione. Non stupisce che nel comunicato del Consiglio si chiedano criteri trasparenti per la sua definizione. Resta il fatto che a un Paese con debito elevato come il nostro potrebbero essere chiesti sforzi estremamente impegnativi.
Nelle conclusioni si parla anche di una clausola di salvaguardia specifica per Paese per consentire deviazioni temporanee dal percorso di aggiustamento dei conti pubblici. Una buona notizia?
La clausola parla di circostanze non dipendenti dall’azione di Governo. Rispetto alla clausola generale, attivata con la pandemia, dovrebbe consentire di affrontare emergenze più localizzate. Confesso che leggendo la prima cosa che mi è venuta in mente è il coinvolgimento in una guerra. Del resto l’aspetto della difesa, il rafforzamento sul piano militare, è esplicitamente menzionato come uno degli obiettivi europei che possono giustificare una deviazione dagli obiettivi fissati dalla traiettoria di riduzione del debito. Il fatto che tra gli obiettivi, oltre alla transizione verde e digitale, ci sia lo sviluppo delle capacità di difesa e manchino obiettivi di carattere sociale fa riflettere.
Cosa pensa, invece, del fatto che si propone di fare in modo che i percorsi di aggiustamento abbiano come unico indicatore operativo la spesa primaria netta?
Questo è un punto sul quale si è raccolto un certo consenso fin dall’inizio. I problemi dell’indicatore rappresentato dal saldo strutturale sono noti e in molti avevano criticato il fatto che, con una pluralità di indicatori, il rispetto delle regole fosse definito in modo meno netto. Il riferimento alla spesa, al netto delle componenti legate al ciclo, risponde a questa idea di una maggiore facilità nell’identificare una deviazione, nonché nell’idea che la spesa sia più direttamente sotto il controllo dei singoli Stati. Infine, il riferimento alla spesa dovrebbe ridurre i rischi che le regole abbiano effetti pro-ciclici, amplificando gli effetti del ciclo economico. Nel complesso sono preoccupazioni ragionevoli, anche se non credo che il cambiamento sarà così rilevante. Qualunque sia l’indicatore, il vero tema è quanto sforzo ci verrà imposto per ridurre il debito e questo si saprà solo entrando in dettagli tecnici che ancora non abbiamo.
Riguardo, invece, alla Bce, pensa che i recenti dati sull’inflazione e i timori portati dai casi di crisi bancarie dovrebbero indurre a fermare o quanto meno rallentare il rialzo dei tassi?
Dovrebbero nel senso di quello che auspico o di quello che prevedo? Ho sempre espresso il timore che l’azione sui tassi potesse frenare troppo la crescita. La mia impressione è che queste crisi bancarie stiano portando una maggiore prudenza, ma francamente non sono in grado di fare una previsione.
Nei prossimi giorni dovrà essere approvato il Documento di economia e finanza. Cosa dobbiamo aspettarci? Rivedremo, considerando anche la possibilità di nuovi rialzi dei tassi e la necessità di emettere una gran mole di titoli del debito pubblico, la “prudenza” già emersa in occasione della Legge di bilancio?
In effetti, molti prevedevano che il Governo di centrodestra avrebbe avuto un atteggiamento più sfidante nei confronti di Bruxelles. La partita della Legge di bilancio ha smentito queste previsioni, Meloni si è mossa nel segno della continuità con il Governo precedente. Una ragione poteva essere l’essersi insediata da poco tempo, non si potevano improvvisare grandi novità. Il Def sarà un passaggio importante, il banco di prova per capire la direzione della politica economica. Non sono proprio in grado di fare una previsione, ma se mi si chiedesse di scommettere direi che non prevedo nemmeno in questa occasione discontinuità significative.
(Lorenzo Torrisi)
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