L’ANTICIPO DEL TFS/TFR STATALI COSTA DI PIÙ
Brutte notizie per i dipendenti pubblici. Come riporta Il Mattino, infatti, quanti desiderano chiedere l’anticipo del Tfs/Tfr tramite prestito bancario dovranno pagare interessi più alti. “Colpa del rendistato che continua a salire e che sulle scadenze brevi (un anno) ha superato la soglia del 2,5%, mentre su quelle lunghe è oltre il 3%. Sommando al rendistato uno 0,4% di spread, si ottiene il tasso di interesse applicato sui prestiti agevolati ai dipendenti pubblici a riposo per il Tfs/Tfr”, spiega il quotidiano partenopeo, che segnala che dai dati della Banca d’Italia emerge che a novembre “il rendistato a un anno è arrivato al 2,658% dal 2,640% di ottobre. Ad aprile, quando il rendistato orbitava attorno allo 0,05%, il tasso di interesse sui prestiti di 45mila euro per i dipendenti pubblici erodeva appena 200-300 euro. Per le scadenze più lunghe va ancora peggio. Il rendistato a tre anni, segnala via Nazionale, resta sopra al 3% (a gennaio 0,345%) mentre quello a 6 anni è passato in undici mesi dallo 0,893% al 3,721%”.
LA PROMESSA DI BERLUSCONI SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI MINIME
Trovata la quadra in Manovra con un aumento delle pensioni minime a 600 euro ma solo per gli over 75, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi torna all’attacco con la proposta di riforma strutturale delle pensioni minime con obiettivo fine Legislatura. «Da questo governo ci aspettiamo molte cose, in cinque anni», fa sapere l’ex Premier nella lunga intervista al “Corriere della Sera”.
«La progressiva estensione della flat tax, una riduzione della pressione fiscale (che oggi è al 43,6% mentre noi l’avevamo tenuta sotto il 40%) una riforma della giustizia ispirata a principi garantisti, sulla strada indicata dal ministro Nordio, un incremento delle pensioni minime di 100 euro all’anno sino a 1.000 euro per tutti al quinto anno della legislatura, la detassazione e la decontribuzione totale delle nuove assunzioni di giovani, e tante altre cose sulle quali abbiamo avuto il voto dagli italiani, decisivo per vincere le elezioni», spiega Berlusconi che sposa comunque l’attuale Finanziaria nel suo assetto finale, «Il governo di centrodestra ha dovuto affrontare una situazione molto difficile per colpa dello scenario internazionale e degli aumenti dell’energia e delle materie prime. Di conseguenza è rimasto poco per le riforme strutturali che ritengo necessarie. Nonostante questo, alcuni risultati concreti li abbiamo ottenuti e in altre materie, come la giustizia, si sta lavorando nella giusta direzione». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI CALDERONE
Durante l’audizione alla Camera sulle linee programmatiche del suo dicastero, Marina Calderone, come riporta Ansa, ha detto: “Guardo alla previdenza complementare che sarà sempre meno complementare, ma sarà sempre più un completamento indispensabile di un percorso pensionistico che non può essere esclusivamente confinato in un solo pilastro che in un sistema contributivo, in caso di carriere discontinue, rischia di consegnarci delle pensioni di importo veramente ridotto”. Resta da vedere come nel concreto si interverrà per incentivare le adesioni, soprattutto dei giovani, alla previdenza complementare. In questo senso non mancano da tempo le proposte dei sindacati e degli stessi fondi integrativi. La ministra del Lavoro, nel corso del suo intervento a un convegno Inps sui progetti dell’Istituto nell’ambito del Pnrr, ha anche ricordato che “a gennaio partirà un tavolo sulla riforma delle pensioni con le parti sociali guardando comunque all’obiettivo dell’inclusività e della sostenibilità” e ha evidenziato che l’Inps sarà un “partner imprescindibile”.
CIDA CONTRO BLOCCO PARZIALE RIVALUTAZIONI
Anche la Cida critica il blocco parziale delle rivalutazioni delle pensioni contenuto nella Legge di bilancio. “Non è la prima volta che accade ma ora, in un contesto di inflazione a due cifre, che invece non fa distinzioni, le penalizzazioni sui pensionati non sono più sostenibili”, spiega Stefano Cuzzilla, Presidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, secondo cui “il punto non è negare il sostegno a chi ha meno, ma fare chiarezza sui conti. Finché non separeremo la previdenza dall’assistenza, finché non arresteremo il drenaggio di risorse dalla spesa previdenziale a quella assistenziale, finché non chiariremo come mai in questo Paese ci sono oltre 6 milioni di pensionati con assegni fino a 2 volte il minimo, qualsiasi intervento sul sistema pensionistico sarà discriminatorio e iniquo verso chi quel sistema lo ha sempre sostenuto e, mi viene da dire, è tra i pochi che continua a farlo”.
RIFORMA PENSIONI, IL GIUDIZIO DELL’ANP-CIA
L’Anp-Cia ritiene che l’aumento delle minime a 600 euro per i pensionati over 75 sia “un importante passo avanti”, ma resta “un intervento parziale che lascia indietro in molti della categoria e con le stesse difficoltà sociali”. “Del tutto sbagliato è, invece, il blocco della rivalutazione delle pensioni di importo medio che già in passato sono state oggetto di rilevanti penalizzazioni, Anp-Cia ne chiede la revisione”. Per l’Associazione nazionale pensionati aderente alla Cia resta “necessario portare gli assegni delle minime a 780 euro, livello della pensione di cittadinanza, ma anche ridurre il carico fiscale sulle pensioni che sono le più tassate in Europa, ampliare la quattordicesima fino a tre volte il minimo attuale e introdurre un meccanismo di indicizzazione idoneo a garantire la protezione del potere d’acquisto”.
LE PAROLE DI LOLLOBRIGIDA
A margine del Consiglio direttivo della Cia, come riporta Askanews, il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, ha spiegato che “va riequilibrato certamente il sistema pensionistico italiano: alcuni segnali sono stati dati in questa legge di bilancio, qualcuno ci ha contestato che abbiamo scelto di rafforzare le pensioni più basse aumentando di meno le pensioni più alte, e però qualche sacrificio nel momento nel quale non ci sono sufficienti risorse per far contenti tutti, lo devono fare quelli che hanno di più. Ma noi dobbiamo fare un altro tipo di scelta che è tagliare gli sprechi e di rimodulare dei provvedimenti, come il reddito di cittadinanza, che incidevano su chi ha bisogno e non può lavorare in egual modo rispetto a chi potrebbe lavorare”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.