Riforma pensioni 2022, tempi stretti per una trattativa

Nonostante ormai si sia giunti nel mese di giugno 2022, il governo non ha ancora calendarizzato i tavoli e delle trattative all’interno del Ministero del Lavoro, pur avendo detto di voler affrontare la riforma pensioni per poter superare la riforma pensioni della Fornero già a partire dal gennaio 2023. Eppure manca soltanto un mese alle prime trattative di riforma pensioni, se infatti non si dovesse avanzare nessuna proposta, nella Nadef di settembre, non potrebbe essere introdotta nessuna modifica al Documento di economia e finanza ha presentato il 7 aprile 2022 a palazzo Chigi.



Tra le proposte avanzate e presenti nei tavoli delle prime trattative nel mese di febbraio nel mese di marzo 2022 rientravano il pensionamento a 62 anni e successivamente a 64 anni. L’anticipazione di 3 anni della flessibilità in uscita tuttavia non era stata ben salutata dal governo Draghi, benché il ministro Orlando si rese disponibile e la misura era largamente caldeggiata anche dai sindacati e dalle parti sociali.



Riforma pensioni 2022, tocca a Quota 103: sarà la volta buona?

Successivamente fu avanzata la proposta di quota 102 ma fu bocciata, e poi fu la volta di quota 104, ma ancora una volta non piaceva a nessuno e così arrivo la quota 41 che fece litigare Pasquale Tridico e Matteo Salvini: per il primo infatti la misura sarebbe costata 9 miliardi, per Matteo Salvini il presidente dell’INPS non riusciva a fare bene i conti e quota 41 sarebbe invece costata 400 milioni di euro. Adesso è la volta di quota 103, una misura che potrebbe consentire il pensionamento all’età di 65 anni con 38 anni di contributi, oppure si può andare in pensione a 64 anni con 39 anni di contributi. Si torna dunque al periodo precedente a la riforma pensioni della Fornero che si intendeva superare. Manca il coraggio di fare una reale riforma delle pensioni.



Adesso dove lo spread supera i 230 punti base, i conti pubblici sono messi seriamente a rischio e si assiste a un forte calo dei consumi, è difficile individuare una riforma pensioni sostenibile anche a seguito del monito di Bruxelles che ha redarguito l’Italia perché finanzia troppo la spesa pubblica previdenziale.