IL CHIARIMENTO SUL CUMULO DEI CONTRIBUTI

Rispondendo a uno dei quesiti previdenziali rivolti dai lettori, Il Sole 24 Ore ricorda che “ai fini del raggiungimento del requisito contributivo necessario per poter accedere a pensione anticipata, a seguito di adesione ad un accordo di isopensione, non è possibile attivare il cumulo dei contributi dal momento che non è possibile calcolare il momento di accesso all’isopensione in funzione di altre discipline come totalizzazione e cumulo”.



Dunque risulta necessario ricorrere alla ricongiunzione della contribuzione maturata nelle diverse gestioni sostenendo il relativo onere. Inoltre, “come è stato chiarito dall’Inps, laddove l’interessato aderisca ad un accordo di esodo legato ad un contratto di espansione, così come nel caso dell’isopensione o assegno straordinario con Fondi di solidarietà, l’indennità mensile che viene erogata durante il periodo di accompagnamento alla pensione non viene riconosciuta ai fini del conseguimento della pensione di vecchiaia o anticipata con il cumulo dei periodi assicurativi”.



ALLARME CUPLA SU PENSIONI SEMPRE PIÙ BASSE

Mentre il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico sottolinea che l’occasione della legge sul salario minimo può mettere freno anche alle pensioni basse in ottica di una prossima riforma pensionistica 2022-2023, l’allarme delle sigle sindacali resta dirimente.

«Le pensioni sono sempre più impoverite», denuncia il Cupla – Coordinamento Unitario Pensionati Lavoro Autonomo – nel rapporto CER-CUPLA 2022 presentato a Roma, presso la Sala Germozzi di Confartigianato: «tra il 2009 e il 2021 il potere di acquisto delle pensioni si è ridotto considerevolmente. Nel dettaglio, per le pensioni fino a 1.500 euro lordi mensili la perdita è stata tra il 3,5 e il 4,0 %, (circa 40 euro il mese). I pensionati con un importo lordo mensile di 2mila euro hanno visto diminuire la somma del 7%, ovvero circa 120 euro il mese». Secondo l’analisi di Cupla, le pensioni si sono impoverite per la combinazione di due fattori distinti: «il meccanismo di adeguamento automatico del valore delle pensioni alle variazioni dei prezzi e l’aumento del prelievo fiscale sui redditi pensionistici. Se poi aggiungiamo l’aumento del gas, della luce e dei generi alimentari è facile comprendere come molti pensionati entrino in una condizione di povertà». Secondo il coordinamento, per una nuova riforma pensioni sensata occorre «sostenere i redditi dei pensionati con trattamenti minimi di pensione al 40 per cento del reddito medio nazionale». Non solo, sistema il meccanismo di rivalutazione annuale adattando l’indice dei prezzi al consumo sulla media Ue, ma anche «colmare lo svantaggio in fatto di tassazione ai danni dei pensionati allineando le detrazioni da lavoro dipendente e da pensione, oppure introducendo un nuovo bonus Irpef pensionati». (agg. di Niccolò Magnani)



TRIDICO RILANCIA LA SUA PROPOSTA

Intervistato da Repubblica, Pasquale Tridico rilancia la sua proposta di riforma delle pensioni, ovvero la “possibilità di andare in pensione con 63/64 anni prendendo fino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia, cioè 67 anni, solo il rateo della pensione calcolata con il contributivo. Compiuti i 67 anni si prenderebbe anche l’altra parte calcolata con il retributivo”.

Il Presidente dell’Inps spiega anche che “la prossima legge di Bilancio può essere l’occasione per arrivare a trovare una soluzione per il post-Quota 102 entro la fine dell’anno. “Direi che in questo contesto di crisi internazionale e di inflazione sia difficile fare previsioni, per di più su decisioni che spettano alla politica”, aggiunge Tridico, secondo cui il salario minimo è cruciale anche per il futuro della previdenza: “Fissare una soglia sotto la quale le retribuzioni non possono scendere aiuta a far crescere l’importo delle pensioni future dei giovani, oltre ad aiutare l’economia e combattere le disuguaglianze oggi. Se si interviene ora, e non a valle, si evita una futura ondata di richieste di pensioni di cittadinanza con un esborso importante per le finanze pubbliche”.

LE PAROLE DI GIORGETTI

Intervenendo all’assemblea di Confcommercio, Giancarlo Giorgetti ha evidenziato che “il credere in valori di libertà e dell’Occidente talvolta comporta anche di sostenere un prezzo come quello che viviamo oggi indirettamente nelle nostre famiglie e nelle nostre aziende.

Quello che considero oggi il tema centrale in termini politici e sociali è l’inflazione e la perdita del potere d’acquisto di salari e pensioni, è un tema delicato in generale ma in particolare in una fase come questa dove l’aumento dei costi proviene da shock esterni”. Come riporta Italpress, il ministro dello Sviluppo economia ha anche sottolineato che il tema “merita di essere attenzionato con lo sforzo di tutti, come Governo abbiamo cercato di tamponare con misure che però non risolvono i problemi in termini prospettici. Occorre lo sforzo di tutti, occorre trovare soluzioni condivise”. Giorgetti ha anche detto che “laddove esistono situazioni che vanno sanate il salario minimo è opportuno, ma attenzione a creare distorsioni che potrebbero essere controproducenti per i lavoratori”.

RIFORMA PENSIONI, L’AMMORTIZZATORE PENSIONISTICO PER LE PMI

Il Sole 24 Ore ricorda che a giorni è attesa la pubblicazione, da parte del ministero dello Sviluppo economico, del decreto chiamato a disciplinare “l’ammortizzatore pensionistico” per le aziende in crisi di piccole e medie dimensioni che è stato previsto tra le misure di riforma pensioni dell’ultima Legge di bilancio.

Nello specifico, con la manovra sono stati stanziati 150 milioni di euro per il 2022, 200 per il 2023 e altri 200 per il 2024 al fine di consentire l’uscita anticipata (al massimo di tre anni rispetto alla maturazione dei requisiti) di lavoratori di aziende il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro e il cui totale di bilancio non va oltre i 43 milioni e che occupano mediamente tra 15 e 250 dipendenti.

RIFORMA PENSIONI, L’ANTICIPO FINO A TRE ANNI

Un altro particolare importante della misura è che i lavoratori interessati devono avere almeno 62 anni di età nel caso maturino entro tre anni i requisiti per il pensionamento anticipato (con 42 anni e 10 mesi di contribuzione – un anno in meno per le donne). Occorre inoltre un accordo collettivo aziendale per l’uscita anticipata dei lavoratori, i quali dovranno prestare un consenso scritto.

“Ai lavoratori che firmano l’accordo e che risolvono il rapporto di lavoro è riconosciuta, in ragione delle risorse disponibili nel fondo, fino al raggiungimento del primo diritto a pensione, un’indennità mensile, ove spettante comprensiva dell’ indennità Naspi, commisurata al 90% del trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Se la prima decorrenza utile per la pensione è quella per l’assegno anticipato al lavoratore sono pagati anche contributi figurativi”, spiega il quotidiano di Confindustria.

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