RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI MARINO
In un articolo pubblicato su ilfriuli.it, Mauro Marino evidenzia quanto sia importante in tema di riforma delle pensioni “riprendere immediatamente il confronto con le parti sociali. I recenti dati pubblicati dall’Inps evidenziano come oltre i due terzi degli assegni previdenziali è inferiore a mille euro e addirittura il 58,3% sta sotto i 750 euro mensili. La pandemia non ancora sconfitta e la guerra nel cuore dell’Europa non devono essere un alibi per il Governo per affidare a chi vincerà le elezioni 2023 il varo di una riforma che i cittadini italiani aspettano da troppi anni”. L’esperto previdenziale rilancia anche la sua proposta di riforma, basata, tra le altre cose, su Quota 41 e “una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni, con penalizzazione dell’1,5% annuo e bonus di 1,5% annuo per rimanere da 66 a 70 anni; per le donne bonus di sei mesi per ogni figlio fino a un massimo di due da valere sia per la pensione anticipata sia per quella ordinaria”, con l’abbassamento del requisito anagrafico della pensione di vecchiaia a 66 anni”.
GHISELLI: “CON DRAGHI PARLEREMO DI RIFORMA PENSIONI”
Il prossimo 7 aprile si terrà l’incontro tra il Premier Mario Draghi e i sindacati, come annunciato dal Presidente durante l’ultima conferenza stampa a Palazzo Chigi: secondo il segretario confederale Cgil Roberto Ghiselli, al tavolo con il Governo si tornerà finalmente a parlare di riforma pensioni 2022.
I segretari di Cgil, Cisl e Uil avevano chiesto un incontro prima del Def ma il cosa della guerra in Ucraina aveva portato altre emergenze e priorità all’astensione del Governo: energia, costi, crisi i punti all’ordine del giorno, ma per Ghiselli – intervistato da “Pensioni per tutti” – «occorre riprendere i temi che sono stati alla base della mobilitazione sindacale avviata a novembre e dicembre dello scorso anno, ad iniziare dalla previdenza». Le proposte della Cgil restano le medesime e saranno discusse con Draghi direttamente: «flessibilità in uscita da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. E poi norme di tutela per le donne, il lavoro di cura, i lavori gravosi, i disoccupati e la pensione di garanzia per i più giovani». Per il sindacalista Ghiselli ora si attende che il Governo riprenda in mano il dossier, « è comunque importante che il confronto di merito riprenda al più presto e soprattutto che il Governo inizi a dire qualcosa di più esplicito rispetto alle sue intenzioni». (agg. di Niccolò Magnani)
LA SEPARAZIONE TRA ASSISTENZA E PREVIDENZA
La Cida lombarda ha chiesto ancora una volta all’Inps di separare contabilmente previdenza e assistenza. Come spiega Labitalia, “nel documento di accompagnamento alla mozione Cida sostiene, con il supporto di analisi e dati risultanti anche dallo studio di Itinerari previdenziali, che il sistema pensionistico è sotto controllo e sostenibile per il futuro, mentre non lo è il sistema assistenziale”. Secondo la Cida, “la necessità di trasparenza, in uno Stato democratico e moderno, deve permeare l’azione delle istituzioni. Quindi se l’obiettivo è quello di consentire una lettura univoca della spesa previdenziale, il legislatore e l’ente gestore devono garantire l’uno un quadro normativo che consenta di stabilire con certezza i canali di finanziamento della spesa previdenziale, l’altro un modello gestionale che nel rispetto degli standard statistici internazionali, permetta una ‘lettura’ separata dei due aggregati: spesa per previdenza e spesa per assistenza”. In questo modo sarà anche più facile capire se vi sono spazi per misure di riforma delle pensioni.
LA RICHIESTA CISAL-CSA SICILIA
La Cisal nazionale ha deciso di accogliere la richiesta della Cisal-Csa Sicilia per una raccolta firme mirata a sostenere un disegno di legge che consenta a migliaia di lavoratori Ex art. 23, Asu e Lsu di avere una pensione dignitosa. Come riporta vocedipopolo.it, infatti, Giuseppe Badagliacca e Giordano Gaetano della Cisal-Csa Sicilia hanno spiegato che “migliaia di lavoratori Ex art. 23, Asu e Lsu di varie amministrazioni rischiano di ritrovarsi con una pensione misera, addirittura più bassa di quella sociale. I servizi prestati dal 1996 a oggi non sono infatti riconosciuti come rapporto di impiego e i contributi figurativi non incidono sulle somme che verranno percepite: il risultato è che il riscatto di questi anni costerebbe migliaia di euro che i lavoratori non possono permettersi”. Con il disegno di legge si potrebbe applicare la sola quota a carico del lavoratore e una lunga rateizzazione o, in alternativa, una compensazione con il Tfr ponendo gli oneri del datore di lavoro a carico del Fondo di Coesione dell’Agenzia per la Coesione territoriale.
RIFORMA PENSIONI 2022, LE PAROLE DI SBARRA
Di pari passo col tema della riforma pensioni 2022, crescono le pressioni per aumentare il livello delle pensioni. Il Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, chiudendo i lavori del XIII Congresso regionale della Cisl Lombarda, ha ricordato che “stiamo chiedendo al Governo e al Parlamento di valutare la possibilità, al fine di rendere ristori e sostegni permanenti e strutturali, di uno scostamento di bilancio. Servono maggiori risorse per aiutare lavoratori, pensionati, famiglie, imprese e settori economici in difficolta. Noi consideriamo tutto questo debito buono perché solo cosi potremo attutire gli effetti dell’impennata dei prezzi e delle tariffe. La strada per noi resta quella di un patto sociale su una nuova politica dei redditi che passa, tra l’altro, da una riforma fiscale a sostegno dei reddito medio-popolari del lavoro e delle pensioni”.
LE PAROLE DI FORNARO E CATTANEO SULLA RIFORMA PENSIONI 2022
Ma c’è anche un fronte bipartisan che in vista della riforma pensioni 2022 chiede interventi per contrastare il carovita che pesa sui pensionati. Il capogruppo di LeU alla Camera, Federico Fornaro, evidenzia che “con questi livelli di inflazione occorre mettere in campo una forte iniziativa del Governo e delle parti sociali per proteggere il potere d’acquisto reale delle retribuzioni dei lavoratori e delle pensioni”.
Il deputato di Forza Italia Alessandro Cattaneo, invece, spiega che “per far fronte all’aumento dell’inflazione la ricetta delle sinistre è il salario minimo, che però produrrebbe lavoro nero, costi superiori per le imprese e livellamento verso il basso degli stipendi. Insomma, povertà. Invece, la soluzione di Forza Italia, l’unica forza autenticamente liberale del panorama politica italiano, è la riduzione dell’Irpef per buste paga più sostanziose e l’adeguamento delle pensioni minime al tetto massimo del reddito di cittadinanza”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI