Con la presentazione a Palazzo Chigi del DEF, il documento di economia e finanza, ieri da Mario Draghi, non sono derivati gli aggiornamenti tanto attesi concernenti la riforma pensioni 2022. Tornerà quindi la Riforma pensioni della Fornero?

Riforma pensioni 2022: con la crisi in Ucraina potrebbe tornare la Fornero?

Il sospetto è che con la guerra in Ucraina e le stime, costantemente riviste verso il basso del PIL che, una volta attuato l’embargo al gas, giungerà al di sotto di quota 2,3% , rinunciando così ad oltre 4 punti percentuali di crescita. Una situazione che andrebbe a definire una recessione strutturale, per altro paventata dello stesso Mario Draghi.
E se il governo non trovasse una soluzione per la riforma pensioni 2022? Purtroppo, la fine di quota 100 segna la necessità di colmare un vuoto normativo. Nel caso il governo e le parti sociali non dovessero trovare soluzione, si avvicinerebbe l’introduzione della riforma pensioni della Fornero a partire dal 2023. C’è chi vede questa ipotesi come la più probabile, dal momento che il Def è il documento programmatico per le decisioni in campo economico da attuare con altri provvedimenti normativi.
Se dunque Draghi ha totalmente ignorato la riforma pensioni nel DEF, il sospetto è che il 2022 non sia l’anno per occuparsene. L’ipotesi è preoccupante ma possibile, nonostante le stime , dobbiamo dire ottimistiche sia del Ministro Orlando che voleva rendere strutturabile Opzione donna, sia delle parti sociali che stavano lavorando per delle misure che avrebbero potuto portare in pensione gli italiani a 62 anni di età.

Riforma pensioni 2022: un sacrificio non da poco

I sospetti sono proprio che, a causa delle stime al ribasso della crescita del paese, dovute al conflitto ucraino, il governo sia pronto a sacrificare proprio le pensioni. Del resto sui tavoli del Ministero del lavoro si sono scambiate moltissime carte, che concernono le proposte con le parti sindacali. Adesso queste proposte sono giunte ad un punto morto.
Se dunque non viene ripristinato il dialogo ai tavoli del Ministero del lavoro, toccherà a tutti gli italiani andare in pensione a 67 anni oppure con 41 ho 42 anni di contributi, salvo chi, dinanzi a uno scenario negativo potrebbe optare e, con enorme perdita, a Opzione donna e Ape sociale.


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