Da quando il governo non è riuscito a includere il tema della riforma pensioni 2022 all’interno del documento di Economia e Finanza che è stato presentato il 7 Aprile 2022 all’interno della conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi da Mario Draghi, nessuno è riuscito più a avanzare le proposte che erano state fatte con i sindacati e le parti sociali fino a quel momento.
Riforma pensioni 2022: la riforma è assente, quindi si va alle proposte
Dal momento che però Mario Draghi ha presentato le sue dimissioni il 27 luglio scorso, è rimasto in sospeso il tema della riforma pensioni, addio alla proposta Tridico della pensione a due velocità, addio a quota 41, magra consolazione della lega per essersi vista bocciare quota 100 e quota 102. Addio anche a quota 104 che, come quota 41 avrebbe garantito poco a coloro che speravano in una pensione anticipata almeno dai 62 anni in poi.
E così il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi parlando di riforma pensioni ha promesso le pensioni minime a 1000 euro. Una proposta che in molti hanno definito populista E propagandistica poiché, per molto tempo, il tema delle pensioni si è incentrato sempre sulle pensioni minime punto in effetti portare le pensioni minime a 1000 potrebbe essere una idea per far fronte ha le necessità di contributi di welfare che il governo dovrebbe adottare, soprattutto dopo i danni economici provocati dal caro energia, caro bollette, boom dei prezzi alimentari e delle materie prime causato da un’inflazione sempre crescente che ormai ha portato in recessione non soltanto la Cina e l’America ma anche tutta l’eurozona.
Riforma pensioni 2022: perché la proposta delle pensioni minime a 1000 euro è sostenibile
In realtà la proposta di riforma pensioni che prevede di portare le pensioni minime a 1000 euro è assolutamente fattibile secondo gli esperti, Ma va detto anche che a causa dell’inflazione nelle casse statali sono entrati 10,1 miliardi di euro dovuto all’incremento dell’IVA che, come è stato già detto potranno essere impiegati per le manovre economiche del prossimo 2023.
Inoltre le pensioni dovranno essere necessariamente ricalcolate se l’inflazione si dovesse mantenere sopra la quota del 6%, Punto secondo gli analisti è assolutamente così perché il perpetuarsi del conflitto internazionale in Ucraina e anzi, la cui ersi di un nuovo conflitto che coinvolge la Cina intorno all’isola di Taiwan, interessata dall’esercitazione militari che si protrarranno fino al prossimo 9 settembre.
Quindi coloro che dicono che mancano le coperture che la manovra costerebbe più di 32 miliardi, in confronto ai 9 miliardi di quota 41, bocciati da tridico proprio per questo motivo, in realtà si stanno sbagliando. Anzi, fissare le pensioni minime a 1000 eiro, significa penalizzare e pensionati che l’anno prossimo, con il ricalcolo dell’inflazione di quest’anno potrebbero percepire le pensioni minime da 1200 euro in su, a seconda di quanto sarà la media dell’infrazione del 2022.
Riforma pensioni 2022: la proposta di Berlusconi
Ma l’idea di riforma pensioni formulata da Silvio Berlusconi va oltre il proposito di portare le pensioni minime a 1000 euro per tutti, in realtà Giorgia Meloni pensa di agganciare i redditi personali alla pensione minima e di innalzare eventualmente a 1000 euro soltanto per chi avesse realmente bisogno. In questo modo la pensione minima diventerebbe allo stesso tempo una misura di welfare.
Quindi la manovra verrebbe effettuata soltanto per coloro che non possiedono altri redditi assoggettabili a Irpef, questa strategia è stata già utilizzata per il reddito di cittadinanza quindi anche la spesa dello Stato sarebbe sostenibile e il peso dunque dei 32 miliardi sarebbe in un qualche modo ammortizzato. Ma di quanto esattamente? Secondo i dati INPS 2021, la manovra potrebbe costare almeno un terzo rispetto ai 32-33 miliardi paventati e quindi il costo sarebbe di 10,11 miliardi di euro, esattamente quanto è entrato nel 2022 nelle casse dello stato grazie all’innalzamento dell’IVA.
Inoltre calcolando che dal 2030 entrerà in vigore completamente il sistema contributivo e che dal 2035 la spesa pensionistica sarà destinata a scendere, le spese previdenziali da parte dello stato ha cresciute soltanto negli ultimi anni, non creeranno un grande disagio se guardassimo alle proiezioni di medio termine.