Come sappiamo la riforma pensioni è appesa a un filo già da molto tempo, da quando il governo ha deciso di non introdurla nel documento di Economia e finanza ad aprile scorso. Eppure adesso, con la crisi di governo e l’ipotesi di elezioni anticipate, verosimilmente tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre 2022 l’Italia potrebbe realmente vivere un momento di crisi energetica, politica e sociale.
Riforma pensioni 2022: se la Lega optasse per andare a elezioni anticipate…
Bruxelles non starà brindando sicuramente dato che la leadership politica guidata da Mario Draghi era per il Parlamento Europeo una garanzia e lo era anche per tutto il blocco di paesi occidentali che hanno costituito un fronte anti-russo. Però proprio Bruxelles ha chiesto all’Italia di stare molto attenti sui soldi da impiegare in previdenza sociale visto che il bel paese, a giudizio del Parlamento Europeo, sta spendendo troppo.
La lega non è molto dispiaciuta del pressing che Conte è riuscito a fare su Mario Draghi, in un certo senso è come se Conte stesse ripetendo quanto ha fatto Matteo Salvini in quell’agosto del 2020. Ed è proprio la lega l’ago della bilancia: il partito che nelle ultime amministrative a preso meno di tutti potrebbe fare la differenza e la potrebbe fare in due modi approfittando della crisi di governo.
Il primo potrebbe essere quello di seguire il binario tracciato da Giorgia Meloni che proprio ieri è intervenuta la Festa dei Patrioti a Palombara Sabina, lanciando l’assist ai partiti di coalizione, che devono insistere sulla possibilità delle elezioni anticipate. In questo caso la Lega potrebbe svecchiarsi dei Toni moderati e abbracciare nuovamente quella base filo rossa che la lega ha comunque sempre avuto e che costituisce buona parte del suo elettorato (anche quello perduto).
Riforma pensioni 2022: se la Lega decidesse di sostenere il Draghi-bis…
L’altro invece è tutto focalizzato sulla possibilità di poter introdurre nella Nadef di settembre proprio quota 102 nel caso la Lega decidesse di separarsi da Giorgia Meloni e continuare ad appoggiare il governo. Assodato infatti che il MoVimento 5 stelle da solo non ha la forza di mandare a casa Draghi, l’occasione potrebbe essere ghiotta per coloro che vogliono definitivamente cacciare il MoVimento 5 stelle dal corpus politico e dell’esecutivo. Infatti la Lega si trovò a motivare la scelta di accompagnare l’europeista Draghi in questa esperienza di governo poiché “è più facile cambiare le cose da dentro che da fuori”.
Orbene, entrando nell’esecutivo, la Lega ha perso sia quota 100 che quota 102 e poi si è vista pure bocciare quota 41 da Pasquale Tridico che, quasi quasi, ha detto a Salvini di non saper fare i conti. In compenso la lega ha perso molta della sua identità e gran parte del suo elettorato. I tempi del 2020 dove fu troppo ghiotto avere nei sondaggi quasi il 40% delle preferenze tanto da tentare di avere “pieni poteri” mandando a casa Conte.
Quindi il futuro della riforma pensioni in un certo senso dipende dalla Lega, dalla sua scelta e dà la possibilità di trattativa che si può instaurare nell’uno e nell’altro caso appunto se la lega mandasse a casa Mario Draghi, con Giorgia Meloni potrebbe optare per una nuova riforma pensioni. Tuttavia la riforma pensioni potrebbe diventare il lago della bilancia per un nuovo rimpasto di governo.