LE PAROLE DI PACIFICO
Secondo Marcello Pacifico, “siamo alla follia, perché per mantenere in verde le casse dello Stato si sta deteriorando il sistema dei diritti basilari previsti dalla Costituzione: prima quello che riguarda il lavoro, con tanti dipendenti, ad esempio nella scuola, costretti a rimanere supplenti malgrado avessero tutti i requisiti per essere immessi in ruolo e l’Unione europea chiede altrettanto per non incappare nell’abuso di contratti a termine.
Adesso l’Inps ci dice che dopo decenni di lavoro regolarmente retribuito, con tanto di soldi del dipendente confluiti nelle casse della previdenza nazionale, ci si ritroverà con una pensione appena superiore a quella sociale. Noi non ci stiamo e gridiamo tutto il nostro sdegno: occorre cambiare la legge e introdurre delle deroghe, a partire dalla scuola dove si deve lasciare attorno ai 60 anni di età e senza penalizzazioni”. Per il Presidente dell’Anief, “bisogna introdurre assegni allineati all’inflazione e liquidazione immediata TFS/TFS e anticipo di un anno per le mamme”.
LA CRISI DI GOVERNO E IL NODO PENSIONI
È evidente che davanti alla possibilità di una crisi di Governo imminente, qualsivoglia programma prossimo – dalla riforma pensioni al Decreto Bollette, dal PNRR alla maxi Manovra di Bilancio – subiscono un pesante stop momentaneo in attesa di capire se e come ripartirà il Governo nelle prossime settimane.
Già a fine luglio sono fissati gli incontri con i sindacati per discutere degli interventi per aiutare salari e pensionati nel Decreto estivo: tra agosto e settembre invece dovevano essere convocati i tavoli per discutere della prossima riforma pensioni dopo il 2022, con il dibattito ancora tutto aperto tra ritorno della Legge Fornero, nuove “Quote” e proposte di sindacati e INPS. Dipende invece tutto ora da cosa deciderà eventualmente il Quirinale qualora nelle prossime ore, con ogni probabilità, Draghi vi salisse per colloquiare con il Presidente Mattarella rimettendo nelle sue mani l’onere della decisione. Se vi sarà nuova maggioranza sempre con Draghi non dovrebbe cambiare molto in merito alle riforme prossime, mentre evidentemente con un Governo in carica per le sole questioni “formali” in vista delle Elezioni sarebbe più complesso portare a termine un pacchetto di provvedimenti, a quel punto tutto rinviato al nuovo Governo post-voto. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI PEDRETTI
Con un post sulla sua pagina Facebook, Ivan Pedretti evidenzia che “la crisi che stiamo attraversando morde anche i pensionati. I dati non mentono e quelli forniti dall’Istat nei giorni scorsi sono particolarmente espliciti.
Quattro pensionati su dieci hanno un reddito mensile inferiore ai 1.000 euro. Altro che privilegiati! Tra l’inflazione, l’aumento dei prezzi e delle bollette tutte le pensioni perdono potere d’acquisto. Il sistema di rivalutazione che pure abbiamo recentemente riconquistato da solo non basta, perché porta ad un recupero solo parziale”. Secondo il Segretario generale dello Spi-Cgil, nel confronto tra Governo e sindacati occorre quindi “pensare anche ai pensionati, a come dar loro una mano e a come sostenerli perché non scivolino ulteriormente verso la povertà. Abbiamo sempre sostenuto l’esigenza di intervenire ad esempio sulla 14esima, aumentandola ed estendendola a chi ancora non la riceve pur avendo pensioni basse. È una discussione che il Governo ha troppo a lungo derubricato e che ora deve essere assolutamente affrontata”.
LA RICHIESTA DELLA FNP-CISL
Durante il Consiglio generale della Fnp-Cisl Calabria, la Segretaria nazionale reggente Daniela Fumarola ha ricordato l’importa di una riforma del fisco, perché “i pensionati sono quelli che insieme ai lavoratori dipendenti contribuiscono per l’85% alle entrate dell’erario.
Pagano le tasse fino all’ultimo centesimo. Per questo la Cisl insiste sulla riduzione della pressione fiscale e sostiene che l’intervento non può ridursi esclusivamente all’abbattimento del cuneo per i lavoratori. Dobbiamo rispondere anche ai bisogni di milioni di pensionati che faticano ad arrivare a fine mese: abbassando l’Irpef, in particolare sui primi scaglioni per sostenere coloro che sono più fragili; riadeguando gli assegni pensionistici all’inflazione reale; controllando e moderando prezzi e tariffe; incrementando la qualità dei servizi pubblici; migliorando il sostegno alla non autosufficienza”. Per la sindacalista, “gli interventi fiscali devono essere concretizzati nel solco dell’equità, della progressività e della lotta all’evasione ed elusione, se vogliamo che si realizzino la ripresa dei consumi, l’incremento della produttività, nuova occupazione e sviluppo del Paese”.
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DELLA FABI
Come spiega liguria.bizjournal.it, “Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) propone un piano per valorizzare gli asset immobiliari della pubblica amministrazione, che valgono 296,9 miliardi di euro. Gli istituti bancari potrebbero creare veicoli societari speciali per attrarre risorse finanziarie dei privati. Obiettivo sarebbe comprare dall’amministrazione statale e, in particolare, dagli enti locali, parte del patrimonio edilizio, oggi inutilizzato. In poco tempo, nelle casse pubbliche potrebbero confluire decine di miliardi di euro da destinare alla riforma fiscale e all’abbattimento dei tributi sulle retribuzioni e sulle pensioni: si potrebbe raddoppiare la dote finanziaria per poter ridurre ancora di più il carico tributario sui redditi fino a 35.000 euro”.
LA PAROLE DI SILEONI
Il Segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, evidenzia che “grazie alle banche si potrebbe dare una mano concreta per mettere a reddito il ‘mattone di Stato’ oggi abbandonato. Questa idea è stata lanciata dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, e io l’ho subito condivisa. Con tutto quel denaro, il governo potrebbe tagliare il debito pubblico che ha raggiunto i 2.750 miliardi di euro, oppure, ed è l’ipotesi preferibile, avere risorse in più per abbassare le tasse sui lavoratori e i pensionati. Il punto fondamentale è assicurare potere d’acquisto alle famiglie”. Dunque, si tratterebbe di un modo per reperire le risorse necessarie ad aumentare l’importo netto delle pensioni e dei salari dei lavoratori, con benefici per l’economia.
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