RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
Intervistato dal Riformista, Cesare Damiano spiega che in tema di riforma delle pensioni “occorre superare la legge Monti-Fornero. Va bene prevedere una flessibilità in uscita dai 63 anni, non solo per i lavori usuranti o gravosi, prevedendo una leggera penalizzazione per ogni anno prima dei 67 anni di età, da calcolare solo sulla parte retributiva. Va poi abbassata a 41 anni di contributi l’uscita dal lavoro per i cosiddetti ‘precoci’”, ma questo non basterebbe. Infatti, secondo l’ex ministro del Lavoro, “vanno resi strutturali sia l’Ape sociale che Opzione Donna e vanno valorizzati i contributi delle figure più fragili: donne e giovani, considerando i periodi di maternità e di formazione”. Per Damiano, va dato anche un segnale chiaro a chi percepisce pensioni troppo basse.
LA CRITICA ALLA PROPOSTA DEL CENTRODESTRA
In questo senso, “vanno rivalutate le pensioni fino a 1.500 euro lordi mensili, estendendo fino a quel limite la quattordicesima mensilità e tenendo conto dei contributi versati”. L’esponente del Partito democratico, evidenzia che sul punto “il centrodestra non è chiaro: rivalutare le pensioni solo fino a 1.000 euro, a prescindere dai contributi, esclude quelle degli operai e incentiva il lavoro nero”. A proposito della proposta del centrodestra, Michela Garlaschi, sul sito di Repubblica, spiega che “considerando la rivalutazione del 2,2 per cento del decreto Aiuti Bis a partire da novembre 2022 (che interesserebbe i redditi fino a 6 volte il trattamento minimo) e ipotizzando un numero di pensionati per le prime due fasce uguale a quello del 2020, il costo della riforma si ridurrebbe di poco: 31,2 miliardi euro, di cui 19,5 miliardi per sole pensioni inferiori al minimo”.
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