LE PAROLE DI ORLANDO

Secondo Andrea Orlando, “Opzione Donna va lasciata così com’era nella legge di bilancio precedente, così come mi auguro non si mettano le mani sulle categorie dei lavoratori gravosi che erano state definite. Per fare cassa hanno poi toccato pensioni che, al netto dell’inflazione, stanno andando verso una soglia di criticità”. L’ex ministro del Lavoro e deputato del Pd, come riporta Adnkronos, evidenzia anche che “le pensioni di garanzia sono completamente scomparse. Se c’è una cosa su cui va fatta una battaglia è quella di iniziare a fare un passo verso le pensioni di garanzia prima dell’approvazione definitiva della manovra”, perché “si deve iniziare ad affrontare oggi il tema dei lavoratori che, con basse contribuzioni e bassi salari, vanno in pensione con condizioni sotto la soglia di povertà. Era un punto su cui avevamo iniziato a discutere con le forze sociali e sul quale ci trovavamo tutti d’accordo”.



LA RICHIESTA DI FORZA ITALIA SULLA RIFORMA PENSIONI

Con la prossima Manovra di Bilancio – arrivata oggi in Commissione alla Camera per la prima discussione – la riforma pensioni inserita prevede un “lieve” ritocco alle minime derivante dalla rivalutazione operata come conseguenza dell’inflazione. Le pensioni minime saliranno fino a 571,6 euro, con aumento medio di 46 euro mensili già dal 2023: nel 2024 invece crescerà ancora di 2,7 punti percentuali. Assieme alle minime, come noto ormai, l’introduzione della riforma Quota 103 (per il solo 2023) e la proroga, con modifiche, per Opzione Donna e Ape social.



Da Forza Italia giungono le prime richieste di emendamenti da presentare alla Manovra di Bilancio 2023 e – tra gli altri temi – si fa esplicito riferimento al tema delle pensioni minime: «Le priorità di Forza Italia sono note e stiamo lavorando per mettere a punto gli emendamenti» ha spiegato oggi ad “Affariitaliani.it” il capogruppo alla Camera in Forza Italia, Alessandro Cattaneo. Sulle pensioni, sottolinea il deputato, «Bene che ci sia già stato un ritocco per le minime, anche se in misura minore rispetto a quanto avevamo chiesto. E’ dall’inizio del 2000, con Berlusconi presidente del Consiglio, che le pensioni minime non vengono innalzate. Ci voleva proprio il ritorno al governo di Berlusconi affinché ciò accadesse. Vedremo nelle maglie delle coperture si può rafforzare questo miglioramento che, sempre verificando bene le coperture, secondo noi dovrebbe interessare anche pensioni di invalidità». (agg. di Niccolò Magnani)



OPZIONE DONNA CAMBIA ANCORA

Opzione donna cambia ancora. Nel testo definitivo della Legge di bilancio, come spiega Repubblica, “il governo mette tre paletti così severi che solo 2.900 lavoratrici potranno usufruirne nel 2023 (contro le 17 mila di quest’anno): stanziati 21 milioni appena. Platea, a detta degli esperti, sovrastimata perché si esce a 60 anni solo se caregiver (con parenti da accudire), invalide al 74% oppure licenziate o dipendenti di imprese in crisi. L’età di uscita si abbassa a 59 anni con un figlio o a58 anni con almeno due figli. Nel caso delle licenziate o impiegate in aziende in crisi si può lasciare a 58 anni senza vincolo di figli, unica deroga alle nuove rigidità”. Come riporta Il Sole 24 Ore, l’Esecutivo stima invece che Quota 103 sarà usata da poco più di 41.000 lavoratori, considerando che circa 6.500 che maturano i requisiti dovrebbe optare per il “bonus” che garantisce una busta paga più pesante in cambio della permanenza al lavoro. 

LE PAROLE DI BARBAGALLO

Carmelo Barbagallo, Segretario generale della Uilp, come riporta Ansa si dice insoddisfatto per le scelte relative alla rivalutazione delle pensioni compiute con la Legge di bilancio. “Noi vorremmo che il Governo ci chiamasse e si confrontasse sul fatto che non si tratta di un aumento ma di un adeguamento all’inflazione. Le pensioni devono rimanere l’ammortizzatore sociale delle famiglie di questo Paese recuperando potere d’acquisto”, evidenzia il sindacalista. “La manovra del Governo Meloni è fortemente iniqua per i pensionati che hanno prestato attività lavorativa per oltre quarant’anni. Infatti l’adeguamento delle pensioni del decreto Meloni non verrebbe fatto al costo della vita ma subirebbe una drastica riduzione per quei pensionati che hanno versato i contributi per oltre 40 anni. Non possiamo assistere a decisioni che, ancora una volta penalizzano le fasce basse e principalmente le fasce medie degli abitanti della Nazione Italia”, afferma invece, come riporta ilmoderatore.it, Carmelo Raffa, Coordinatore della Fabi in Sicilia.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO

Cesare Damiano spiega che “durante la campagna elettorale è stata a lungo sbandierata dalla Lega ‘Quota’ 41 a prescindere dall’età. Adesso i 41 anni di contributi vengono legati ai 62 anni di età per arrivare a ‘Quota’ 103: si tratta di una modifica pesante”. L’ex ministro del Lavoro sottolinea in particolare che Quota 41 era stata pensata per i lavoratori precoci, “cioè per coloro che hanno cominciato a lavorare dai 15 ai 18 anni”. Persone che “maturano i 41 anni di contributi con una età che va dai 56 ai 59 anni. Sono quindi escluse dalla norma prevista dal Governo. Chi matura il requisito a 56 anni, anziché aspettare altri 6 anni, utilizzerà l’attuale normativa e andrà in pensione, a prescindere dall’età, con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno se donna)”. “Dunque, i veri precoci non avranno nulla”.

LO STUDIO DI PREVINDAI

In uno studio di Previndai, fondo pensione dei dirigenti industriali, come spiega Affari & Finanza, inserto settimanale di Repubblica, viene spiegato che versando Tfr e una percentuale minima della propria retribuzione in un fondo complementare può far accumulare in 40 anni 120.000 euro con cui avere una buona pensione di scorta. In un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, tuttavia, Beppe Scienza evidenzia che, a differenza di quel che avviene con le pensioni pubbliche rivalutate pare legge, “le rendite vitalizie private non godono infatti di un’analoga protezione del loro potere d’acquisto. Peggio, sono prive di qualsivoglia tutela in tal senso. Non è agganciato all’inflazione nessuno dei fondi pensione, piani previdenziali o assicurazioni sulla vita, sottoscritti dai risparmiatori italiani”.

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