LE PAROLE DI CALENDA
Intervistato da money.it, Carlo Calenda spiega che “l’Italia è il Paese dell’Ocse che spende più in pensioni rispetto al Pil. Non possiamo permetterci ulteriori aumenti ma dobbiamo tutelare gli anziani con un sistema sanitario migliore e con una forte sburocratizzazione. Da troppi anni abbiamo sacrificato il futuro dei giovani per finanziare interventi costosissimi sulle pensioni che hanno anche avuto effetti indiretti molto pericolosi. Oggi grazie a quota 100 molti Comuni non riescono a realizzare i progetti del Pnrr perché troppi dipendenti hanno anticipato la pensione. Una misura equa per la flessibilità in uscita già esiste: l’Ape Sociale introdotta dal governo Renzi. In sintesi, la spesa pensionistica può e in alcuni casi deve essere rimodulata (es: lavori usuranti), ma non aumentata. Quota cento e sue varianti devono essere abolite”. Luigi Sbarra, Segretario generale della Cisl, intervistato da Tgcom24, come riporta Teleborsa, evidenzia che occorre “arrivare entro dicembre a un’intesa per modificare” la legge Fornero.
MAGI (+EUROPA): PENSIAMO AI GIOVANI
Riccardo Magi, Presidente di Più Europa, intervistato da l’Occidentale parla anche di riforma delle pensioni, spiegando che “non si può continuare a scaricare sui giovani il peso di promesse elettorali di partiti irresponsabili. Per questo noi proponiamo una riforma del sistema pensionistico che ne migliori la sostenibilità nel medio-lungo periodo. La flessibilità in uscita, prima dei 67 anni, può essere prevista purché l’assegno pensionistico sia in linea con i contributi versati, al netto delle deroghe previste dalla normativa (come ad esempio per i lavori usuranti). Nei vent’anni della crisi gli anziani hanno accresciuto il loro livello di benessere, mentre quello dei giovani è calato. Anche per questo, l’Italia ha uno dei più bassi tassi di natalità al mondo. Nel 2050 saremo gli unici insieme alla Grecia ad avere più pensionati che lavoratori. I giovani non possono continuare a pagare tasse e contributi previdenziali altissimi per mantenere un welfare sbilanciato sulle pensioni. È necessario un nuovo patto tra generazioni, ribaltando il paradigma e investendo sul futuro”.
LA PROMESSA DI CONTE
Giuseppe Conte, come riporta Ansa, ha evidenziato che “ora la priorità è alzare le buste paga da fame, introdurre il salario minimo. Poi abbiamo un problema con i pensionati, dobbiamo aggiornare quelle di invalidità, ma più in generale tutte le pensioni basse”. Il leader del Movimento 5 Stelle ha però voluto specificare che “i pensionati devono sapere che non possiamo portare tutte le minime a 1000 euro, non ce lo possiamo permettere, quello che possiamo fare è detassare le pensioni”. Più nel dettaglio, l’ex Premier ha spiegato: “Fino a mille euro non vogliamo tassare le pensioni: sarà un aumento concreto e reale per i pensionati, sostenibile sul piano finanziario”. “Abbiamo portato la pensione minima da 500 euro a 780 euro con la pensione di cittadinanza. E ora proponiamo di detassarle, rendendo quindi più pesanti quelle fino a mille euro” sono altre dichiarazioni di Conte riportate dal Corriere della Sera.
BERLUSCONI TORNA SULLE MINIME A 1.000 EURO
Ospite di Porta a porta, Silvio Berlusconi torna sulla sua proposta di riforma delle pensioni per “alzare a 1000 euro le pensioni di tutti gli anziani, dei disabili e di nonne e mamme. Tutte queste persone dovrebbero ricevere 1000 euro per 13 mensilità”. Come riporta Adnkronos, il Presidente di Forza Italia ricorda “che abbiamo dato a quasi 2 milioni di persone 1 milione di lire al mese. Ci siamo riusciti, in parte, ma ci siamo riusciti. 1000 euro ce lo possiamo permettere assolutamente”. E aggiunge che “dipende da quello che produrrà la flat tax sulle entrate dello Stato. Noi pensiamo che produca gli stessi effetti che ha prodotto negli altri stati, e quindi pensiamo di alzare a 1000 euro le pensioni di tutti gli anziani, dei disabili e di nonne e mamme. Tutte queste persone dovrebbero ricevere 1000 euro per 13 mensilità. D’altronde oggi con meno di 1000 euro è impossibile vivere dignitosamente, soprattutto nelle grandi città”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON
Claudio Durigon, intervistato dal Tempo, spiega che “Quota 41 per andare in pensione si farà subito, anche per terminare la riforma partita con la Quota 100 che ha contribuito a svuotare il bacino di lavoratori intrappolati dalla legge Fornero”. Riguardo ai costi della misura, il deputato della Lega evidenzia che “secondo uno studio Cgil l’onere sarebbe di 1,3 miliardi annui. Potrebbe essere anche più alto, ma oggi il costo non è rilevante come in passato. La sua applicazione infatti potrebbe essere un incentivo fortissimo all’efficienza aziendale”. Durigon chiarisce anche che il calcolo dell’assegno previsto dalla Quota 41 “tiene conto della parte con il sistema retributivo. Dunque la somma non subirà alcun taglio. E non ci sarà alcun paletto o soglia di età”.
“QUOTA 102 INUTILE”
L’ex sottosegretario al Lavoro risponde anche a una domanda su come Quota 41 verrebbe accolta dall’Ue, sottolinenando che “è una riforma equa rispetto a quanto accade in altri Paesi. Molte contestazioni sulla spesa sono smontabili facilmente se si scindesse quella per l’assistenza e quella per la previdenza. La divisione consentirebbe di dimostrare che il sistema può reggere. In più l’Ue non ha dato grandi prove di unione negli ultimi tempi. La Francia con il contingentamento dell’export di energia elettrica, ad esempio, ha fatto fare un salto all’indietro rispetto alla visione del Pnrr post Covid”. Riguardo i tempi di approvazione di Quota 41, per Durigon “il binario è quello della legge di Bilancio per anticipare la scadenza dell’inutile quota 102. I sindacati sono tutti d’accordo serve solo un tavolo di accordo con il governo. per archiviare definitivamente la Fornero”.
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