Mario Draghi non incluse a sorpresa la riforma pensioni 2022 all’interno della conferenza stampa per la presentazione del documento di Economia e finanza tenutasi a Palazzo Chigi il 7 aprile 2022. Da quel momento in poi tutti coloro che avrebbero voluto una riforma pensioni, i tavoli delle trattative al Ministero del Lavoro finirono in una bolgia, sospesi in attesa di attraversare il limbo e giungere finalmente ad un accordo.



Riforma pensioni 2022: le proposte sospese

In questi mesi si sono avvicendate le proposte di tutti, compreso il leader del Carroccio Matteo Salvini che ha proposto quota 41, un timido sconto alla riforma pensioni della Fornero che consente di guadagnare soltanto un anno e 10 mesi per le donne e 10 mesi per gli uomini andando in pensione con 41 anni di contributi. Ma Pasquale Tridico ha giudicato questa proposta troppo onerosa per il sistema previdenziale ed ha proposto una pensione a due velocità, un assegno ridotto fino ai 67 anni e un assegno pieno dopo i 67 anni. Si è trattata quest’ultima di una proposta che avrebbe consentito di proseguire nella transizione al sistema contributivo integrale.



Riforma pensioni 2022: cosa succede in caso di pensioni anticipate, gli scenari più probabili

Eppure Elsa Fornero, intervistata, ha dichiarato che la sua legge è difficilmente sostituibile, semmai è superabile con dei correttivi laddove se ne ravvisasse la necessità.  Che cosa dunque potrebbe accadere in caso di elezioni anticipate? Anzitutto c’è da dire che non è possibile sapere esattamente se si dovesse realmente andare alle elezioni anticipate. Mario Draghi con le sue dimissioni intendeva non sottoporsi al giudizio del parlamento ma, il Presidente della Repubblica non poteva accettarle se non si fosse svolto l’iter parlamentare e quindi ha rimandato tutto alle camere.



1) Sarà l’eventuale voto di sfiducia a determinare dunque le elezioni anticipate oppure, in vista di consultazioni, il Presidente della Repubblica avrebbe potuto sondare gli umori parlamentari per capire se fosse possibile aprire ad una nuova maggioranza, oppure dare per il momento la leadership a Daniele Franco ministro dell’economia così come proposto da Letta, in modo da poter approvare la legge di bilancio entro dicembre e poi andare al voto a gennaio 2023. In quest’ultimo caso è molto probabile che la riforma pensioni non venga fatta nel 2022 ma venga rimandata al 2023 per le pensioni dal 2024.

2) Nel caso in cui invece si dovesse insistere sul binario delle elezioni anticipate a settembre, la prima data utile sarebbe dal 26 settembre in poi e, molto più verosimilmente, dalla prima settimana di ottobre. Ebbene, in questo caso è molto probabile che a salire possa essere una coalizione di destra che terrà il pugno duro su quota 102 così da non scontentare nessuno. Quota 41 infatti non piaceva proprio a tutti, ma era il contentino da dare a coloro che avrebbero voluto comunque una riforma pensioni più conveniente della legge Fornero.

3) Se tuttavia si dovesse avere un rimpasto di governo, è probabile che la riforma pensioni resti appesa in un limbo come è rimasta fino ad ora. Soltanto che il nuovo caos politico rischia di sottrarre tempo ai tavoli delle trattative che tutti si sarebbero auspicati.

La riforma pensioni è ancor più di prima appeso a un filo e, molto probabilmente, non verrà discussa fino all’anno che verrà.