Come sappiamo in tempo di crisi il governo ha fatto ricorso ai pensionati per poter sopperire alla mancanza di personale. Questo è accaduto principalmente per alcune categorie, ad esempio per i camici bianchi nelle corsie degli ospedali. Una notizia che fa contrasto rispetto alle centinaia di migliaia di posti di lavoro che si sono avuti durante la pandemia e alle centinaia di migliaia, circa 295 mila, che si avranno quest’anno.



Riforma Pensioni 2022: il supplemento richiesto agli insegnanti

Ma da quando è in vigore il sistema contributivo per il calcolo della pensione, è il versamento mensile dei contributi a determinare l’assegno pensionistico.
Tuttavia, anche per coloro che hanno normalmente maturato i contributi e sono usciti fuori dal mercato del lavoro all’età di 67 anni, questi possono incrementare il proprio assegno pensionistico attraverso il supplemento di pensione.



Si tratta in realtà di uno strumento utilizzato già da molto tempo, ad esempio gli insegnanti che hanno lavorato in una scuola paritaria per molto tempo, una volta entrati di ruolo, beneficiavano di contributi spesso differenti da quelli versati dalle scuole private convenzionate. Per questo una volta usciti fuori dal mercato del lavoro, questi lavoratori erano chiamati dalla propria cassa di previdenza, che sia essa ENAM o INPS a versare un supplemento, per poter equiparare l’assegno pensionistico. Spesso però accadeva che, se il divario era troppo, che questo supplemento venisse completamente assorbito.



Oggi questo strumento è utilizzato anche dai pensionati che hanno ripreso a lavorare dopo la pensione. Grazie a questo supplemento infatti l’assegno pensionistico aumenta di mese in mese, ma non da subito. La pensione infatti può essere percepita da coloro che hanno cessato qualsiasi tipo di attività lavorativa.

Riforma pensioni 2022: chi ne beneficia

Generalmente il supplemento di pensione è riconosciuto a chi è già titolare di pensione, supplementare oppure di assegno ordinario di invalidità e che è scritto all’assicurazione generale obbligatoria come lavoratore autonomo oppure come dipendente, quindi al fondo pensioni lavoratori dipendenti.

  • Chi è iscritto alla gestione separata INPS;
  • Chi è iscritto alla gestione dei lavoratori spettacolo e sport;
  • Anche a chi è stato collocato in quiescenza, beneficiando del cumulo dei contributi.

Riforma pensioni 2022: i termini per richiederlo

Per richiedere il supplemento di pensione esistono dei termini, uno è quello ordinario e l’altro è quello breve. Solitamente il primo è di 5 anni, mentre quello breve è di 2 anni dalla decorrenza della pensione.

Le gestioni autonome hanno un termine ordinario di 5 anni ed una breve di 2 anni del quale però il pensionato può beneficiare solo se ha già raggiunto l’età pensionabile prevista nell’anno in cui si richiede il supplemento. Se ad esempio nel 2022 l’età pensionabile fissata a 67 anni, dopo l’abrogazione della quota 100 e l’accantonamento di quota 102, il termine breve di 2 anni può essere richiesto solo da chi ha raggiunto i 67 anni di età.

  • La gestione ex Enpals gode degli stessi termini della precedente previdenza.
  • Invece la cassa Inpgi, dei giornalisti ha un termine ordinario di 2 anni. Quello breve prevede che il supplemento possa essere richiesto al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Tuttavia l’Inpgi a partire dal primo luglio sarà assorbita da INPS.

Riforma pensioni 2022: come aumenta l’assegno

Per capire quanto questi nuovi versamenti aumenteranno l’assegno pensionistico mensile bisogna far riferimento al sistema di calcolo di cui il lavoratore appartiene. Per questo calcolo si tiene conto del sistema in vigore dopo che sia stata accreditata la contribuzione successiva al pensionamento.
Nei casi di contributi riferiti al periodo precedente del 31 dicembre 95 si utilizza ad esempio il sistema retributivo, se il titolare entro questa data ha maturato 18 anni di contributi beneficerà del sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011. Dopo il primo gennaio 96 si utilizza invece il sistema contributivo per coloro che prima di questa data non hanno raggiunto 18 anni di contribuzione.

Il sistema contributivo è utilizzato anche per le contribuzioni successive il primo gennaio 2012. Salvo il caso in cui i contributi versati non vengono assorbiti dall’integrazione al trattamento minimo, così da generare un assorbimento totale o parziale, il pensionato potrebbe ricevere poi l’eccedenza nell’assegno mensile.
Il principio di calcolo prevede che più tardi si richiede il supplemento e maggiore sarà il coefficiente di trasformazione applicato, quindi se si dovesse richiedere un supplemento all’età di 67 anni si avrebbe una cifra inferiore rispetto alla richiesta effettuata un anno dopo.

È bene precisare che la richiesta di supplemento deve essere formulata esplicitamente all’Inps e deve essere riconosciuta altrimenti, pur continuando a versare i contributi, questi potrebbero non essere riconosciuti e gli importi pagati potrebbero non compensare l’assegno pensionistico.