LE PAROLE DI CALENDA

Carlo Calenda, presentando il programma di Azione e Italia Viva, il cosiddetto Terzo Polo, ha detto, come riporta Linkiesta, che “è tempo di chiudere il bipopulismo e di diventare un Paese serio. Promettiamo di non promettere flat tax, presidenzialismo, diecimila euro ai diciottenni, case, dentiere, pensioni anticipate.



Leggete le mie labbra: sono tutte balle. In mezzo a proposte mirabolanti e assurde nessuno parla del Piano nazionale di ripresa e resilienza perché lo considerano noioso, ma aiutare i Comuni tecnicamente fa la differenza tra avere o no gli asili nido”. L’ex ministro dello Sviluppo economico ha quindi aggiunto: “Questa legislatura per noi è uno spartiacque. La fine della Seconda Repubblica degenerata in bipopulismo. Spiace che gli eredi delle grandi famiglie europee, popolari e socialdemocratici, abbiano deciso di sottomettersi a sovranisti e populisti. La legislatura che finisce ha prodotto due governi pessimi di Giuseppe Conte: uno marcatamente di destra, e uno marcatamente di sinistra”.



LA CRITICA DI “FARE DI PIÙ” ALLE PROMESSE SULLA RIFORMA PENSIONI

Secondo il Presidente dell’Associazione Fare di Più, Domenico Cosentino, il “circo mediatico” sulla riforma pensioni in vista delle Elezioni 2022 rappresenta un mero “spot elettorale” e poco più. «Basta promesse. Siamo davvero convinti che il problema della pensioni si risolva in modo propagandistico con spot elettorali proposti da tutte le formazioni politiche. Siamo tutti abbastanza intelligenti per non crederci», spiega Cosentino al portale “Pensioni per tutti”. Il tempo delle “soluzioni-tampone”, ribadisce il n.1 dell’associazione, «è finito, è necessario procedere con una seria, efficace e soprattutto durevole riforma del sistema previdenziale che tenga conto delle evoluzioni socio-economiche successive alla riforma Monti – Fornero».



Secondo Cosentino, tutti i lavoratori e i futuri pensionati devono avere il diritto di conoscer per tempo sia l’importo della futura pensione, sia il quando e il come «perfezioneranno il diritto». Lanciando un appello al prossimo Governo, qualsiasi esso sarà, il Presidente di “Fare di Più” chiede di poter allargare il tavolo delle forze sociali anche oltre i sindacati: «Se non si cambia prospettiva non si potrà affatto pensare ad una vera riforma delle pensioni, ci si ritroverà nuovamente ad approvare in extremis misure palliative che saranno nuovamente a scadenza. Dal canto nostro sappiamo di avere proposte innovative che potrebbero portare finalmente ad una seria riforma delle pensioni e restiamo a disposizione per chiunque abbia intenzione di ascoltarci, ma davvero basta parlare per spot, siamo esausti di una politica ‘finta’». (agg. di Niccolò Magnani)

LE PAROLE DI MELONI

Giorgia Meloni torna a criticare il Reddito di cittadinanza e in qualche modo si avvicina alle posizioni di Forza Italia in merito all’aumento degli assegni in materia di riforma pensioni. Come riporta Ansa, ospite di Radio 24, la Presidente di Fratelli d’Italia ha detto infatti:

“Credo che le pensioni minime e sociali e di invalidità siano inadeguate e che le risorse per renderle adeguate, ad esempio all’aumento dell’inflazione, si possano trovare in un sistema che spende 110 miliardi l’anno in bonus inutili e che spende fino a 780 euro di reddito di cittadinanza per perfettamente abili a lavoro e da 270 euro ai pensionati”. Sembra quindi esserci convergenza tra i due partiti del centrodestra nel trovare risorse per aumentare l’importo delle pensioni intervenendo sul Reddito di cittadinanza, anche se Meloni non si sbilancia nel parlare di portare gli assegni a 1.000 euro al mese, ma si limita a evidenziare la necessità di adeguarli all’aumento dell’inflazione.

LE PAROLE DI MANDELLI

Da Forza Italia si continua a criticare il Reddito di cittadinanza, come del resto ha fatto anche Fratelli d’Italia, e a evidenziare l’importanza di aumentare le pensioni minime a 1.000 euro al mese per tredici mensilità.

Andrea Mandelli, come riporta 7colli.it, ha infatti ricordato che il “reddito di cittadinanza, partito come una politica attiva per il lavoro, si è trasformato in una misura di sostegno al reddito. È questa la grande confusione che ne ha determinato il fallimento. L’aiuto a chi è in difficoltà è doveroso, non a caso proponiamo l’aumento delle pensioni minime a 1000 euro, ma è anche necessario incentivare il lavoro sostenendo le assunzioni”. Secondo la sua collega di partito, Patrizia Marrocco, “serve una rimodulazione della misura che deve servire solo per sostenere chi non è materialmente in grado di lavorare. Lo Stato non può continuare a stipendiare chi sta a casa e non vuole guadagnarsi da vivere con un lavoro regolare”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LEO

Come riporta roccainrola.net, Maurizio Leo, responsabile del Dipartimento Economia e Finanza di Fratelli d’Italia, ha spiegato a True-News.it che “l’aumento delle pensioni minime è una cosa che dobbiamo fare, ma bisogna aumentarle con le giuste coperture. Sicuramente bisogna dire che i governi precedenti non hanno fatto nulla per aiutare i pensionati, a partire da Matteo Renzi e i suoi 80 euro dati solo ai lavoratori dipendenti. Quindi noi dobbiamo prestare massima attenzione ai pensionati, ma dobbiamo pensare a loro senza pesare sul bilancio pubblico”. Invece, in un articolo pubblicato su lavoce.info, Massimo Taddei ricorda che nel programma del centrodestra si vuole perseguire “l’allineamento alla media europea della spesa pubblica per infanzia e famiglia”.

L’ANALISI DI TADDEI SULLA RIFORMA PENSIONI

L’economista, nella sua analisi, spiega quindi che “un modo per aumentare le risorse alla famiglia ‘a costo zero’ potrebbe essere quello di trasferire fondi da una voce di spesa pubblica all’altra, per esempio riducendo la spesa pensionistica, che in Italia è pari al 16,5 per cento del Pil (4,1 punti percentuali superiore alla media dell’Unione europea, 5,4 punti percentuali superiore alla Germania, che ha caratteristiche demografiche simili alle nostre)”. Taddei evidenzia che “considerando però le decisioni nel passato (come Quota 100) e le proposte per il futuro (Quota 41 o l’aumento delle pensioni minime) da parte del Centrodestra sulle pensioni, difficilmente ci si può aspettare un’azione di questo tipo in caso di vittoria della coalizione”.

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