LE RICHIESTE DI SENIOR ITALIA FEDERANZIANI
Senior Italia FederAnziani, la federazione delle associazioni della terza età, ha deciso di sottoporre al forze politiche i punti programmatici imprescindibili per avere il consenso dei propri aderenti nella prossima tornata elettorale.
Come riporta Adnkronos, il Presidente Roberto Messina ha spiegato che s”iamo pronti a scendere in campo qualora non saranno recepiti tali punti. Ma siamo pronti ad allearci e metterci la faccia con chi garantirà i nostri punti imprescindibili”. “Senior Italia FederAnziani è convinta che 13,8 milioni di cittadini over 65 anni e che votano, possano dare alla nazione ancora molto! Rappresentiamo il 38% del denaro cash nelle banche, infine possediamo il 68% di tutti i beni immobiliari”, si legge in un nota. Tra i dieci punti imprescindibili ce n’è anche uno che è relativo alle “Pensioni dignitose e adeguate”, perché “il 67% dei pensionati italiani percepisce meno di 1.000 euro al mese, il 17% ha una pensione inferiore a 500 euro”.
LE PAROLE DI RONZULLI
Oltre a ricordare che “la politica è l’arte di trovare soluzioni a problemi anche complessi e il presidente Berlusconi lo ha dimostrato negli anni complessi in cui ha guidato i governi di Centrodestra”, in un’intervista al Quotidiano del Sud Licia Ronzulli ha evidenziato che “bisogna spendere bene le risorse che si hanno a disposizione e il lavoro che stiamo facendo sul programma verte anche su questo”.
L’esponente di Forza Italia ha quindi citato la tanto discussa proposta di alzare le pensioni a mille euro, spiegando che, “solo per fare un esempio, parte delle coperture per aumentare le pensioni minime potrebbero essere reperite da una rimodulazione del reddito di cittadinanza. Così com’è oggi, questo beneficio disincentiva il lavoro, è diseducativo per i giovani e, oltretutto, minaccia quel patto di generazioni su cui si basa il nostro sistema pensionistico. Non si può pagare per stare a casa chi è in età lavorativa e lasciare i pensionati ad arrangiarsi con 500 euro”.
IL PIANO DI BERLUSCONI PER LA RIFORMA PENSIONI
A ridosso della presentazione del programma per il Centrodestra, si limano gli ultimi dettagli nella coalizione tra cui rientra fortemente la riforma delle pensioni: tanto per la fine 2022, quanto soprattutto per gli anni dal 2023 in poi. I progetti sono diversi e tra Fi-FdI-Lega non c’è ancora piena sintonia sul tema: dalla Quota 41 di Salvini alla flessibilità in uscita senza spese “folli” della Meloni, fino al rialzo delle pensioni minime a 1000 euro voluto da Berlusconi.
In particolare, il piano di Forza Italia comprende lo studio delle possibili coperture alla misura di aumento pensioni (cui si aggiunge anche l’aumento degli stipendi): «4 miliardi dalla riformulazione del reddito di cittadinanza, che deve diventare una misura a favore di chi non può davvero lavorare», è il primo punto spiega da Silvio Berlusconi. Ma non l’unico: «10 miliardi da un realistico intervento di spending review, il resto dal riordino della ‘tax expenditures’, laddove si traducono in forme di sostanziale elusione». (agg. di Niccolò Magnani)
FERRARI (CGIL) SULLE PENSIONI: “SUPERARE RIFORMA FORNERO”
Christian Ferrari (Cgil) a Pensionipertutti.it ha inteso chiarire che, per ciò che concerne la riforma pensioni 2022, è tempo di passare dalle parole alle azioni concrete. Il diretto interessato ha asserito che si tratta ormai della terza campagna elettorale in cui si promette, da più parti, il superamento della legge Fornero, ma questo finora non è avvenuto e la previdenza sta diventando sempre di più “un terreno di propaganda. Il risultato rischiamo di vederlo tra una manciata di mesi: il 1° gennaio 2023, se nel frattempo non ci saranno interventi adeguati, tornerà a regime proprio quella legge che quasi tutti i partiti – a parole – hanno sempre garantito di voler cancellare”.
La posizione della Cgil in materia di riforma pensioni è nota: “Si può e si deve costruire una riforma strutturale del sistema previdenziale per correggere storture e iniquità evidenti e per renderlo sostenibile sia dal punto di vista degli equilibri della finanza pubblica sia dal punto di vista sociale”. Stop anche alle misure tampone: “Nelle ultime elezioni era Quota 100, poi abbiamo visto come è andata a finire. Ora si rischia la stessa cosa con Quota 41. Mi spiego: noi siamo stati i primi, da anni, a chiederla. Ma il punto è che, da sola, non basta“. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI FERRARI (CGIL)
Secondo Christian Ferrari, con Quota 41 si rischia lo stesso errore di Quota 100. “Sarebbe un provvedimento necessario ma non sufficiente, perché non si rivolgerebbe alle donne, ai giovani, ai lavoratori poveri, precari, discontinui. Per queste condizioni sociali e per alcuni settori produttivi, la sola ‘quota 41’ non darebbe alcuna risposta. Per questo non ci si può fermare lì, serve un’idea di riforma più complessiva, che affronti tutte le condizioni, a partire da quelle più fragili, senza limitarsi al solo target del ‘lavoratore standard’: stabile, uomo, del pubblico impiego o dell’industria più strutturata, che si concentra solo in alcune aree del Paese”, spiega il Segretario confederale della Cgil in un’intervista a pensionipertutti.it.
LA RICHIESTA SU APE SOCIALE E OPZIONE DONNA
“Riproporremo al futuro Governo esattamente la stessa Piattaforma e le stesse richieste, condivise con Cisl e Uil, che abbiamo avanzato ai precedenti. Una riforma strutturale e organica del sistema: flessibilità in uscita a partire da 62 anni, 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica, pensione contributiva di garanzia per i lavoratori precari e discontinui, riconoscimento del lavoro di cura e delle donne, valorizzazione dei lavori gravosi, superamento delle rigidità dei requisiti che non hanno più senso in un sistema sempre più contributivo, tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere”, aggiunge il sindacalista, evidenziando che “ci sono poi gli interventi più immediati e urgenti, a partire dalla scadenza di alcuni strumenti vigenti, che sono destinati ad esaurirsi il prossimo 31 dicembre 2022 e che devono essere, non solo confermati, ma rafforzati e allargati”: l’Ape sociale e Opzione donna.
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