LE PAROLE DI SBARRA

Intervenendo al Congresso nazionale della Filca-Cisl a Bergamo, Luigi Sbarra ha parlato anche di riforma delle pensioni, spiegando che “va conquistato un sistema previdenziale più solidale, sostenibile ed inclusivo. Non si può restare sulle impalcature fino a 67 anni.

La riforma della legge Fornero, la battaglia per la sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, la tutela dei salari, una nuova politica fiscale e dei redditi: sono i punti prioritari dell’agenda del sindacato nelle prossime settimane verso un nuovo e moderno patto sociale che metta al centro lavoro, crescita ed unità del Paese”. Il Segretario generale della Cisl ha anche evidenziato che il problema dei rincari delle materie prime nell’edilizia coinvolge un milione e mezzo di lavoratori e “in questa nuova spirale di crisi di settore, in gioco c’è l’intero Paese, dal momento che le costruzioni, tra economia diretta e indotta, muovono il 6,5 per cento del Pil nazionale. Non bastano i bonus edilizi per rilanciare questo importante settore. La vera sfida è utilizzare bene e rapidamente le ingenti risorse europee e nazionale, circa 400 miliardi da spendere nei prossimi 5 anni”.



LE PENSIONI DELLE FUNZIONI CENTRALI

In attesa che novità consistenti possano arrivare per tutti i pensionati sul fronte della prossima riforma pensioni targata 2022, per il settore delle Funzioni Centrali qualche buona notizia è già emersa dopo l’ultimo aumento del contratto di 225mila dipendenti pubblici.

L’accordo siglata all’Aran sul nuovo contratto, i dipendenti statali di Ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici (Inps, Inail, Cnel, Enac, Agid) avranno sì un aumento dello stipendio pari a 105 euro ma tali novità porteranno anche ad un aumento della stessa pensione percepita. Come riporta il focus di “Pensioni Oggi”, l’effetto benefico sulle pensioni riguarderà non solo coloro che hanno cessato il rapporto di impiego dal 1° gennaio 2021, data dalla quale si fanno sentire tutti gli aumenti retributivi, ma anche il personale andato in pensione entro il 31 dicembre 2020: in particolare, il personale delle Funzioni Centrali «si trascinerà in pensione l’intero aumento del tabellare riconosciuto a regime dal rinnovo contrattuale (cioè circa 105 euro al mese) alle singole scadenze temporali e negli importi previsti per ciascun scaglionamento». (agg. di Niccolò Magnani)



LA QUATTORDICESIMA INPGI

Si avvicina l’erogazione della quattordicesima e a questo proposito l’Inpgi ricorda come, in base a quanto stabilito con la Legge di bilancio 2022, “a decorrere dalla mensilità di luglio 2022 la funzione previdenziale svolta dall’Inpgi è trasferita, limitatamente alla Gestione Sostitutiva dell’Ago, all’Inps. Pertanto, da tale data, i trattamenti pensionistici saranno erogati dall’Inps.

Poiché l’Inps effettua il pagamento della pensione annua in tredici mensilità, nel prossimo mese  di giugno 2022 l’Inpgi procederà a rideterminare il rateo mensile di pensione suddividendo l’importo annuo in tredici mensilità anziché in quattordici. Conseguentemente, per effetto di tale ricalcolo, la pensione mensile risulterà più elevata. Pertanto, sulla mensilità di giugno saranno liquidati  gli arretrati – della pensione calcolata in 13 mensilità anziché in 14 – maturati da gennaio a maggio”. Per fare un esempio, per un assegno di 65mila lordi annui si avrà a giugno un conguaglio di 1.790 euro. Si tratta come detto del ricalcolo relativo alla prima metà dell’anno. Non è specificato cosa accadrà per i mesi successivi, dove, come detto, sarà l’Inps a erogare gli assegni.



LE PAROLI DI OLIVETI

Alberto Oliveti, Presidente dell’Enpam, intervenendo a un evento organizzato da Frontiers Health Italia, ha parlato della transizione digitale in campo medico, evidenziando, come riporta Italpress, quanto resti in ogni caso importante il capitale umano per questa auspicata rivoluzione tecnologica.

“La medicina avrà una grande amplificazione dall’intelligenza artificiale, dalla digitalizzazione, dalla conseguenza dei codici binari in condizioni discrete per poter dare delle risposte. Però non si potrà mai prescindere, io ne sono convinto, dall’esigenza di dare anche un valore morale, umano. Modificare il Ssn sotto l’impatto del Pnrr è una scommessa non facilissima di questi tempi, con i cigni neri che girano, ma che vogliamo vincere. Quindi è bene valutare con correttezza anche i problemi. Come ente di previdenza abbiamo grande attenzione all’esercizio professionale dei medici e degli odontoiatri, perché è dal lavoro che nascono i contributi per le pensioni”, ha aggiunto Oliveti.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI UNGARO

In un articolo pubblicato su Collettiva.it, Stefano Ungaro sottolinea come l’inflazione eroda il potere d’acquisto dei lavoratori, visto che i salari restano bassi mentre i prezzi aumentano. Secondo l’economista senior alla Banca di Francia, per contrastare “questo problema economico con potenziali conseguenze sociali” si dovrebbe “innanzitutto aumentare i salari. Lo Stato può intervenire direttamente su quelli pubblici e sulle pensioni, ma può anche intervenire sul mercato del lavoro, che va irrigidito, per esempio ristabilendo le causali per le cessazioni dei contratti a termine. La flessibilità del mercato del lavoro non ha infatti rispettato la sua promessa – quella di essere motore di crescita per il Paese – e si è rivelata invece un modo per le imprese italiane per comprimere i costi invece di innovare. Con conseguenze catastrofiche per tutti”.

RIFORMA PENSIONI, LE CONTROMISURE ALL’INFLAZIONE

Secondo Ungaro, occorre anche “una legge sulla rappresentanza sindacale, per ridare potere contrattuale ai lavoratori nei confronti delle imprese”. Dal suo punto di vista, inoltre, anche la spesa sociale va aggiornata. Di fronte a circostanze eccezionali come quella che stiamo vivendo, dove una guerra in suolo europeo si è avvicendata a una pandemia, non sarebbe fuori luogo chiedere un contributo di solidarietà a chi ha di più, per dare a chi ha di meno. Una sorta di patrimoniale, insomma, per ripristinare la progressività del sistema fiscale e non scaricare il peso della stagflazione solo sulle spalle dei lavoratori”. L’economista suggerisce anche di bloccare l’aumento degli affitti e non esclude l’opportunità di introdurre un salario minimo.

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