LA POSIZIONE DELLA CUB PUBBLICO IMPIEGO

La Cub pubblico impiego di Pisa ricorda che si sta lanciando un allarme relativo non solo all’aumento dei costi del personale della Pa, ma anche delle pensioni. “Se guardiamo all’età media della popolazione italiana, il numero dei pensionati è il frutto delle nascite negli anni del boom economico, l’anticipo dell’uscita dal lavoro con la quota 100 ha rappresentato un aumento di spesa molto contenuto soprattutto laddove il calcolo degli anni lavorati è avvenuto interamente con il sistema contributivo”, evidenzia la Confederazione unitaria di base, secondo cui bisognerebbe semmai occuparsi “della erosione del potere di acquisto delle pensioni e di quanti, tra 15/20 anni, usciranno dal mondo lavorativo con assegni pari al 50% dell’ultimo stipendio. Il pensionato in miseria e indebitato è una figura nella quale ci imbatteremo con sempre maggiore frequenza e lo Stato presto dovrà intervenire per supportare il potere d’acquisto di tanti anziani (perché si andrà in pensione a quasi 70 anni di età) con assegni miseri che non permetteranno una vita dignitosa”.



I CONTI SULLA SPESA PENSIONI IN VISTA DELLA PROSSIMA RIFORMA

Un problema su tutti quando si parla di riforma pensioni è il costo che grava sulle casse dell’INPS (dello Stato) l’intero “asset” della previdenza sociale. Secondo gli ultimi dati raccolti dal “Corriere della Sera” con le ultime Finanziarie, «in termini assoluti, la spesa per pensioni, che quest’anno è stata di 297,3 miliardi, salirà a 320,8 miliardi nel 2023, a 338,3 nel 2024 e a 349,8 nel 2025: oltre 50 miliardi in più in tre anni, per arrivare a un’incidenza della spesa pensionistica sul Pil stimata al 16,4% nel 2025».



Dal 2019 al 2022, in pratica, il rapporto tra la spesa per le pensioni e il Pil è aumentato prima in maniera “repentino” (picco pari al 16,9%) poi dal 2020 al 2022 si è attestato sul 15,7%, mezzo punto percentuale di Pil al di sopra del dato del 2018. Il tema non è da poco visto che il prossimo Governo Meloni per poter intervenire sulla riforma pensioni da fine 2022 dovrà cercare di trovare una quadra sia sulla misura, sia soprattutto sui conti da far quadrare per la spesa generale. (agg. di Niccolò Magnani)

GLI ACCESSI AL CONSULENTE DIGITALE DELLE PENSIONI

Come riporta Ansa, l’Inps ha fatto sapere che sono oltre 320mila gli accessi al servizio “Il Consulente digitale delle pensioni”, tramite il quale i pensionati “possono verificare se hanno diritto a prestazioni integrative per aumentare il proprio importo in pagamento”. Il servizio, attuato nell’ambito del Pnrr, “ha consentito ai potenziali beneficiari di ottenere l’aumento dell’importo della pensione, sviluppando anche una conoscenza dei nuovi strumenti informatici messi a disposizione della cittadinanza. Lo scopo del percorso guidato è di semplificare il flusso di domanda dei pensionati in possesso dei requisiti previsti e, al contempo, di ridurre la percentuale di errori in fase di presentazione della domanda, limitando la proposizione di richieste prive dei necessari requisiti previsti dalla normativa”. L’Inps evidenzia anche che “l’applicativo consente di fornire una consulenza proattiva ai cittadini: trovare i potenziali beneficiari di una prestazione pensionistica, informarli sulla sussistenza del diritto e coinvolgerli nel processo di ottenimento del servizio”.



LA RICHIESTA DELLO SPI-CGIL AL GOVERNO

Valerio Zanolla, Segretario generale dello Spi-Cgil Lombardia, ricorda che “secondo un’analisi della Ces sulla giornata internazionale degli anziani dell’Onu, milioni di anziani stanno sprofondando sempre più nella povertà energetica a causa del crollo del valore delle pensioni”. Il sindacalista, come riporta Il Giorno, evidenzia che “già in precedenza gli over 65 erano tra le persone con maggiori probabilità di avere problemi a pagare le bollette dell’energia, e secondo i dati di Eurostat quasi una persona su dieci non è riuscita a mantenere la propria casa adeguatamente riscaldata nel 2019. Le pensioni non tengono il passo con l’inflazione, e questo significa che il loro valore reale è sceso, riducendosi del 19%”. Per questo motivo, dal leader lombardo del Sindacato dei pensionati italiani arriva una richiesta al nuovo Esecutivo: “Chiediamo al futuro governo di intraprendere delle forti misure per porre fine alla crisi”.

RIFORMA PENSIONI, I DATI DI MERCER E CFA INSTITUTE

Come riporta Il Sole 24 Ore, “la valutazione del Mercer Cfa Institute Global Pension Index sul sistema pensionistico italiano si conferma complessivamente negativo: 32esimo su 44 Paesi, soprattutto a causa della sostenibilità per cui l’Italia ottiene un punteggio di 23,1 su 100, criterio che compone il trio dei criteri di valutazione insieme all’adeguatezza e integrità su cui il nostro Paese ottiene rispettivamente 72,3 e 74,7 punti su 100. Anche quest’anno è il Nord Europa a conquistare i primi posti della classifica: con l’Islanda che mantiene la vetta, di un soffio davanti a Paesi Bassi e Danimarca”. L’indagine messa in campo da Mercer insieme a Cfa Institute suggerisce possibili aree di riforma per assicurare un trattamento pensionistico più adeguato e sostenibile.

I 4 SUGGERIMENTI PER L’ITALIA

Per quanto riguarda il sistema pensionistico italiano, sono quattro i suggerimenti indicati: “1) aumento della copertura previdenziale di secondo pilastro; 2) aumento della partecipazione della forza lavoro in età avanzata, con l’aumento delle aspettative di vita; 3) limiti alla disponibilità di prestazioni prima del pensionamento, ossia anticipazioni; 4) riduzione del debito pubblico e della spesa pensionistica. Ricette poco seguite negli ultimi dieci anni, in cui i requisiti Fornero hanno incontrato deroghe che hanno aumentato di 100 miliardi di euro l’anno la spesa pensionistica”. Importante lavorare anche sull’educazione finanziaria, in modo da rendere consapevoli i cittadini dell’importanza della previdenza complementare.

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