I CONTI DELLO SPI-CGIL

Secondo Luigi Sbarra, è stato “fondamentale aver disinnescato per il 2023 lo scalone della Legge Fornero a condizione che parta subito il confronto tra Governo e sindacato per giungere a una riforma pensionistica nel segno dell’equità, della flessibilità, dell’inclusività e della stabilità delle regole previdenziali”. Lo Spi-Cgi, invece, calcolando le conseguenze del taglio della rivalutazione delle pensioni sopra quattro volte il minimo pare di un perdita media pro-capite di 1.200 euro l’anno per 4,3 milioni di pensionati. “Stiamo sostanzialmente parlando di pensioni di lavoratori dipendenti, frutto di una vita di lavoro e che ora rischiano di avere una rivalutazione di gran lunga inferiore a quella che dovevano percepire secondo la legge in vigore”, evidenzia lo Spi-Cgil, secondo cui “il Governo si appresta quindi a compiere l’ennesimo danno ai pensionati italiani utilizzandoli come bancomat per recuperare risorse e negando loro la possibilità di recuperare una parte del loro potere d’acquisto. Si tratta di una scelta iniqua e scellerata, oltretutto assunta senza alcun confronto con i sindacati”.



ELSA FORNERO DIFENDE LA SUA RIFORMA PENSIONI

«La mia riforma pensioni non si tocca»: questo il messaggio lanciato dalla ex Ministra del Lavoro (Governo Monti, ndr), Elsa Fornero, intervistata dal Quotidiano del Sud per commentare la Manovra di Bilancio varata in CdM dal Governo Meloni. Secondo l’economista e docente, l’esecutivo promettendo una nuova riforma pensioni nel 2023 avrebbe confermato “l’inganno” agli elettori rispetto alle promesse in campagna elettorale: «In realtà c’è un grande divario tra la realtà e le promesse fatte in campagna elettorale. Che non si limitavano ai provvedimenti citati, ma comprendevano molto di più, oltre allo smantellamento della mia riforma».



Per Fornero, l’aumento delle pensioni a 1000 euro, così come la piena indicizzazione o la Quota 41 non sono realizzabili: «A sentire ciò che dicevano, erano pronti il giorno dopo ad accontentare le aspettative della gente. Ma oggi il presidente del Consiglio comprende che non ci sono le risorse. O comunque sono scarse. E in questo momento l’emergenza energetica richiede fondi per alleggerire il costo delle bollette e sostenere le famiglie rispetto a dei salari che restano fermi mentre i prezzi aumentano molto. Invece, oggi si dice: noi facciamo una piccola cosa per dare un contentino agli elettori. La riforma delle pensioni la faremo dopo. Non c’è molta onestà in questo». (agg. di Niccolò Magnani)



LE INCERTEZZE SU QUOTA 103

Chi sceglierà di utilizzare Quota 103, la nuova misura di riforma delle pensioni valida solo per il 2023, dovrà fare i conti con un “tetto” all’importo dell’assegno pari a 5 volte la minima che durerà fino a quando non si saranno compiuti 67 anni. Come evidenzia il Corriere della Sera, dato che dal 1° gennaio 2023 cambierà l’importo delle minime, in virtù della rivalutazione del 120% inserita nella Legge di bilancio, non è chiaro se il tetto sarà pari a poco più di 2.800 euro (nel caso appunto si prendesse come riferimento l’importo delle “nuove” minime) o circa 2.600 (nel caso il parametro di riferimento fosse invece quello delle attuali minime). Da quanto è emerso finora, inoltre, non è chiaro se anche per Quota 103, come Quota 102 e Quota 100, ci sarà un divieto di cumulo con altri redditi da lavoro (salvo quelli provenienti da attività autonoma occasionale entro 5.000 euro l’anno). Non resta quindi che attendere il testo definitivo della Legge di bilancio per avere maggiori dettagli in merito.

DAMIANO CONTRO OPZIONE MAMMA

Cesare Damiano spiega che “la notizia che nella legge di Bilancio è stato inserito il prolungamento per un anno dell’Ape Sociale e di Opzione Donna mi aveva rassicurato, anche se sarebbe ora di rendere strutturali queste normative. Poi, leggendo meglio i resoconti dei quotidiani, è emerso il fatto che Opzione Donna è stata pesantemente modificata: si parte sempre da 58 anni con il ricalcolo di tutto l’assegno con il metodo contributivo, ma l’accesso alla pensione è legato al numero dei figli. Sono rimasto basito: si va a 58 anni se si hanno 2 o più figli, a 59 con 1 figlio e a 60 se si è senza figli”. A questo punto l’ex ministro del Lavoro si chiede “quante penalizzazioni e quanti ostacoli debbono ancora affrontare le donne? Non basta, con il ricalcolo contributivo, un taglio dell’assegno fino al 30%? Occorre anche introdurre un premio-punizione legato alla maternità?”. “Mi auguro che Giorgia Meloni ci ripensi e metta un riparo a questo errore clamoroso e umiliante ripristinando la vecchia normativa. Noi vogliamo Opzione Donna, non Opzione Mamma”, aggiunge quindi Damiano.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI GIANNINO

Secondo Oscar Giannino, “molteplici ragioni dovrebbero spingere il governo a evitare in legge di bilancio nuove forme di prepensionamento. Tre considerazioni pesano come macigni. La prima è che numerosi canali di prepensionamento aggira-Fornero resteranno a prescindere dalla fine di Quota 102, che ha consentito la pensione a 64 anni di età e 38 anni di contributi. La seconda è la Nadef presentata da Meloni e Giorgetti. La terza: la vera priorità da perseguire, cioè il lavoro”. In un articolo pubblicato su Affari & Finanza, l’inserto di Repubblica, il giornalista economico ricorda che “in Italia l’età reale di pensione resta nel 2022 di 61 anni e qualche mese, perché le modalità di prepensionarsi sono tante”.

I CANALI ALTERNATIVI ALLA LEGGE FORNERO

In particolare, “fino a fine 2024 il regime transitorio della Fornero approvato nel 2021 consente di pensionarsi a 67 anni con soli 20 anni di contribuzione, con assegni poi da integrare al minimo a spese dei contribuenti. Fino a fine 2026 restano le pensioni precoci per chi ha 41 anni di contributi a prescindere dall’ età anagrafica, se i primi 12 mesi di versamenti erano precedenti ai 19 anni di età. C’è la cosiddetta isosospensione, che consente un anticipo di età anagrafica che era di 7 anni entro fine 2022 e dal 2023 scende a 4 anni, con contributi integrativi a carico di aziende superiori ai 15 dipendenti”, senza dimenticare il contratto di espansione e i fondi esuberi attivi in settore come quello bancario. “Resta poi, perché verrà confermato, il canale dell’Ape Social” e “sarà confermata Opzione donna”.

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