CIA PROPONE PENSIONE DI EQUITÀ
Come spiega il direttore provinciale di Cuneo, secondo la Cia “bisogna introdurre una pensione di equità, scongiurando una sicura e annunciata crisi sociale. Chiediamo perciò un assegno formato da una parte fissa di base di 780 euro: cioè almeno come il reddito di cittadinanza. Alla quale poi aggiungere la parte maturata dal lavoratore con i versamenti dei contributi. Così i pensionati potrebbero contare su un reddito che li metterebbe al riparo dall’indigenza”. Varrone, come riporta lavocedialba.it, ritiene che per le pensioni in essere occorra “almeno un adeguamento al costo della vita di quelle più basse, aumentandole, anche in questo caso, al minimo di 780 euro”. Intanto, come ricorda Il Messaggero, il 14 settembre partirà la campagna dell’Inps per l’accertamento in vita dei pensionati italiani residenti “in Europa (ma con l’esclusione dei Paesi scandinavi e dell’Est), Africa e Oceania”.
BERLUSCONI PER LA RIFORMA DELLE PENSIONI DI INVALIDITÀ
Nell’ultimo video di “pillole elettorali” in vista delle Elezioni Politiche 2022, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi è tornato a parlare di riforma pensioni: dopo la proposta di alzare a 1000 euro le “minime” per tutti, ecco giungere una nuova proposta che lega la medesima cifra anche per le pensioni di invalidità nel nostro Paese. «Uno dei temi sui quali più insisto in questa campagna elettorale è l’aumento delle pensioni d’invalidità, come di quelle per gli anziani, ad almeno 1000 euro mensili per 13 mensilità, una cifra anche troppo esigua, soprattutto nelle grandi città del Nord, pensando ai costi che voi vi dovete accollare. Vedremo se potremo aumentarle», spiega l’ex Cavaliere nel video sui social.
Per Berlusconi l’attenzione alle pensioni di invalidità e in generale al rialzo degli assegni “bassi” resta uno dei punti centrali del programma condiviso con il Centrodestra: «Voglio rivolgermi a voi partendo da un punto importante. Per noi la persona è sacra e portatrice di diritti fondamentali inalienabili. Le attitudini fisiche o psichiche, così come l’età, il genere, gli orientamenti politici o religiosi non hanno alcuna rilevanza a questo riguardo. Per tutto questo voi, se volete, avete il pieno diritto di partecipare alla vita pubblica e la collettività ha il dovere assoluto di fare tutto il possibile per garantirvi che questo diritto sia effettivo». (agg. di Niccolò Magnani)
IL POST DI RIZZETTO
In un post pubblicato sulla propria pagina Facebook, Walter Rizzetto evidenzia che “tra le priorità di questo Paese ci sono indubbiamente il ricambio generazionale e la riforma del sistema pensionistico. Salari e pensioni debbono essere rivalutati ai tassi di inflazione (sperando di abbassarla), uscita flessibile dal mercato del lavoro (con lieve decalage a partire dai 62 anni) o ‘Quota 41’ misure non simultanee ma progressivamente necessarie, fondo di garanzia per giovani e meno giovani che non versano i contributi in modo regolare, istituti come Opzione Donna ed Ape sociale sicuramente da rinnovare, risoluzione del drammatico problema dei ‘silenti Enasarco’ e degli ultimi ‘esodati’. È altrettanto chiaro che tutto e subito non si può fare ma in qualche anno e con buone idee si possono realizzare molte cose utili. Le proposte ci sono, in quasi dieci anni in Commissione Lavoro ne abbiamo una enciclopedia”, evidenzia il deputato di Fratelli d’Italia.
LA RICHIESTA DELLO SPI-CGIL
In una nota, come riporta sudnotizie.com, il Segretario generale dello Spi-Cgil Campania Franco Tavella, afferma: “Ascoltate il lavoro, ascoltate i pensionati, fascia di popolazione spesso dimenticata. La campagna elettorale e le lezioni politiche non risolvono o sospendono di per se le condizioni e le difficoltà delle persone, le loro ansie, i loro problemi quotidiani”. Il sindacalista aggiunge che “le difficoltà descritte sono aggravate, nell’attuale fase economica, da un aumento vertiginoso e fuori controllo dell’inflazione, e da un costo senza precedenti delle spese energetiche e dei prodotti alimentari”, Per questo “noi chiediamo che la politica e i partiti si impegnino concretamente ad innalzare le vergognose pensioni al minimo ed allargare la platea dei pensionati che percepiscono la quattordicesima mensilità; a riformare un sistema fiscale che possa rintracciare le risorse necessarie per tali misure. Ciò può avvenire mantenendo la sua progressività e mettendo al bando demagogiche misure come la flat tax”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI TADDEI
In un articolo pubblicato su lavoce.info, Massimo Taddei evidenzia che “secondo i calcoli dell’Inps, nel breve-medio periodo il costo di Quota 41 varierebbe da poco meno di 5 miliardi nel primo anno a oltre 9 nel decimo anno di entrata in vigore. Nel corso di un decennio, la spesa superiore rispetto al sistema attuale sarebbe di circa 75 miliardi, più di quanto l’Unione europea ha concesso all’Italia come contributi a fondo perduto all’interno delle risorse per il Pnrr”. “Per quanto riguarda l’impatto di lungo periodo, l’Inps stima che la modifica al sistema porterà dei vantaggi dopo il 2040, quando inizierà a registrarsi un risparmio dovuto ai minori assegni pensionistici a causa dell’uscita anticipata dal lavoro”.
I COSTI DI QUOTA 41
C’è da tenere presente, però, spiega che l’economista, che per tutto il periodo precedente “continuerà a registrarsi una spesa pensionistica più elevata rispetto allo scenario attuale, che, seppur inferiore ai massimi di 9 miliardi nel 2031, avrà ancora un peso consistente sui conti pubblici nei dieci anni successivi al picco di spesa”. In sintesi, 75 miliardi nei primi dieci anni di implementazione della misura sembrano davvero troppi perché Quota 41 risulti sostenibile per le casse dello Stato” e non è nemmeno detto che questa misura aiuti l’occupazione giovanile, perché “se si guarda a quanto è già avvenuto con Quota 100, si può dichiarare senza dubbio che anticipare il momento della pensione per i più anziani non garantisce la sostituzione sul mercato del lavoro da parte dei giovani”.
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