L’ANALISI DI MARINO
Mauro Marino, in un articolo pubblicato su ilfriuli.it, ricorda la sua proposta di riforma delle pensioni basata su una flessibilità ampia tra i 62 e i 70 anni, spiegando che “se solo un quarto delle persone decidessero di rimanere nel mondo del lavoro oltre il pensionamento ordinario, il costo della riforma sarebbe bassissimo perché compenserebbe, almeno in parte, il costo delle uscite anticipate che, essendo anche lievemente penalizzate, in pratica si azzererebbe.
Consentire la massima flessibilità in uscita con i soli tre paletti dei 62 anni di età, 20 anni di contributi e almeno 780 euro mensili sarebbe un modo d’intendere il lavoro e la previdenza completamente nuovo. Darebbe a ogni lavoratore la possibilità di scegliersi il proprio futuro, impostando a suo piacimento le proprie scelte di vita. Consentire, inoltre, il pensionamento a chi possiede 41 anni di contribuzione, uomini e donne indipendentemente dall’età e senza alcuna penalizzazione, sarebbe il giusto riconoscimento a chi ha svolto una vita di lavoro e il costo per lo Stato sarebbe, a causa dei numeri sempre più limitati, molto minore rispetto a quello che si vorrebbe far credere”
TRIDICO, “CONTRO PENSIONI POVERE SERVE SALARIO MINIMO”
Prosegue la linea del Presidente Inps in favore del salario minimo in Italia, legato a stretto giro – secondo Pasquale Tridico – alla prossima riforma delle pensioni 2022-2023.
Intervistato da Previndai Media Player – la newsletter multimediale del fondo pensione dei dirigenti industriali Previndai – il responsabile dell’Inps afferma che «Lavori poveri e troppo discontinui produrranno pensioni povere, he, per essere dignitose e garantire una base di sussistenza, dovranno essere integrate dallo Stato e quindi dalla fiscalità generale». Per questo motivo, prosegue Tridico, occorre fare riforme «che diano a milioni persone sottopagate o pagate in nero un salario minimo legale, contratti con adeguati livelli di tute». In merito alla flessibilità in uscita, il professor Tridico ribadisce la sua proposta di riforma da tempo sul banco del Governo: «chi voglia andare dai 63 anni in poi in pensione anticipata, riceva dal momento del pensionamento e fino ai 67 anni una quota di pensione calcolata in base ai propri versamenti con il sistema contributivo (versamenti post 1996) e che dai 67 anni riceva la pensione piena, sommando quota contributiva e quota retributiva, quest’ultima ovviamente calcolata sui contributi ante 1996». Secondo il Presidente dell’Inps, tale riforma pensionistica, «avrebbe un impatto molto limitato sui conti pubblici e garantirebbe una ulteriore forma di flessibilita’, lasciando all’individuo la valutazione del momento in cui anticipare l’uscita». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE CONSIDERAZIONI DI ORLANDO
Come riporta Tgcom24, Andrea Orlando ha spiegato che la Legge Fornero “va cambiata, bisogna costruire flessibilità in uscita”. Per il ministro del Lavoro, occorre in particolare “incidere sui lavori più gravosi, tenendo conto dell’usura che diverse professioni determinano e tenere conto del ruolo che le donne sono costrette ad affrontare facendosi carico anche del lavoro familiare. Esattamente quello che abbiamo iniziato a fare quest’anno e che dobbiamo rafforzare dopo il confronto con le parti sociali”.
Intanto, come riporta La Nuova Venezia, in un’assemblea dei lavoratori al Petrolchimico di Porto Marghera, Maurizio Landini ha detto di trovare assurdo che in Italia le pensioni “siano tassate più delle rendite finanziarie”, che dovrebbe essere invece “dei serbatoi dove andare a prendere risorse per fare aumentare il reddito minino delle persone che non arrivano più a fine mese”. Vedremo intanto se il Governo convocherà di nuovo i sindacati per discutere della riforma delle pensioni post-Quota 102.
LE PAROLE DI SALVINI
Matteo Salvini, intervistato dal Corriere della Sera, ribadisce l’importanza che ha per la Lega il varo di una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 41. L’ex ministro dell’Interno “si dà tempo” fino a settembre per avere risposte dal Premier Draghi sulle tante istanze del suo partito.
“Sindaci e militanti mi segnalano una crescente insofferenza verso un governo che appare sbilanciato a sinistra su troppi temi. Su pace fiscale, pensioni, immigrazione, giustizia. Serve un cambio di passo”, spiega Salvini, evidenziando che l’esecutivo dovrebbe pensare alla pace fiscale “a beneficio non dei grandi evasori”, a “superare definitivamente la Fornero trovando l’accordo su quota 41 entro la fine dell’anno. Quindi, sigillare i confini visto che dall’inizio dell’anno si contano già 22 mila arrivi. Difendere il potere d’acquisto di salari e pensioni. Tutelare l’ordine pubblico nelle grandi città. Confermare il taglio delle accise e i fondi contro il caro energia”. Vedremo quali saranno le risposte del Premier nei prossimi tre mesi.
RIFORMA PENSIONI, I NODI DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
In un articolo pubblicato la corsa settimana su L’Economia, l’inserto del Corriere della Sera, Maurizio Benetti e Mauro Marè tracciano un bilancio dei fondi pensione a oltre 25 anni dal loro lancio, anche perché stanno per arrivare i Pepp, i fondi paneuropei cui però non potrà confluire il Tfr dei lavoratori. Gli autori evidenziano che in tema di adesioni si resta inchiodati da tempo a circa il 30% dei potenziali aderenti. Occorre dunque capire come intervenire su questo nodo, tenendo anche conto che ci sono nuove forme di lavoro, meno stabili di un tempo, che avrebbero probabilmente bisogno di strumenti ad hoc, senza dimenticare la possibilità di aderire ai fondi direttamente dal web che potrebbe rappresentare uno strumento utile per le giovani generazioni.
LA CONCORRENZA DEI PEPP IN ARRIVO
C’è poi il tema della tassazione sui rendimenti, che potrebbe essere affrontato con la legge delega fiscale, ma con risultati potenzialmente negativi nel caso si applicasse l’aliquota marginale Irpef alle prestazioni dei fondi pensione. C’è poi il nodo relativo al fatto che solamente l’1-2% delle risorse gestite dai fondi pensione (pari a circa 200 miliardi di euro) viene investito nell’economia italiana. Un nodo molto legato a quello della governance dei fondi, visto che con l’evoluzione dei mercati finanziari occorrono meccanismi di decisione rapidi per non farsi prendere in contropiede. Infine, vi è il debutto dei Pepp, che per quanto non concorrenti diretti potranno creare non pochi problemi ai fondi pensione italiani, considerata la concorrenza che verrà operata dall’estero.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI