LE PAROLE DI ELSA FORNERO
Elsa Fornero, intervistata da Milano Finanza, ricorda che “Quota 102 è stata introdotta per evitare uno scalone e attenuare il passaggio, brusco, a requisiti di pensionamento più severi. Quota 100, invece, era un tentativo di controriforma. Il governo giallo-verde aveva promesso di cancellare la ‘Fornero’. Poi si è dovuto ricredere perché i costi erano troppo elevati e ha sperimentato Quota 100. Misura che comunque ha avuto un successo numerico, seppur parziale. Ma sarebbe stato meglio spendere quei 20 miliardi per incrementare i posti di lavoro: l’Italia, dopo la Grecia, ha il più basso tasso d’occupazione in Europa. Siamo a circa 10% sotto la Germania. Senza dimenticare che la povertà, oggi, è concentrata tra i giovani”. L’ex ministro del Lavoro evidenzia che il ritorno alla legge che porta il suo nome “ripristinerebbe un metodo di calcolo più sostenibile e indurrebbe gli italiani a rifiutare il nero. La formula è sempre la stessa: i contributi che versi li ricevi come pensione. Ogni passo indietro riporta all’innalzamento della spesa previdenziale rispetto al Pil”.
L’ANALISI DI CAZZOLA
Giuliano Cazzola, sull’Huffington Post, spiega che “se il nuovo governo vuole continuare a fare del male al sistema pensionistico almeno si sforzi di ridurre i danni: molto meglio tenersi quota 102 piuttosto che estendere anche agli uomini i requisiti vigenti (58 anni se dipendenti, 59 anni se lavoratrici autonome; 35 di versamenti contributivi; ricalcolo col metodo contributivo dell’intera anzianità di servizio anche per i periodi lavorati in regime retributivo). La questione è molto semplice: se si applicano le medesime regole a situazioni occupazionali diverse, si fa il contrario dell’equità”. E se “le lavoratrici che hanno usufruito di Opzione donna sono poche migliaia (21mila nel 2019 e 14mila nel 2020), l’estensione degli stessi requisiti agli uomini porterebbe a un esodo ancor più anticipato (rispetto all’attuale età media effettiva alla decorrenza intorno ai 60-61 anni) per decine di migliaia di lavoratori (nel 2021, per esempio, i nuovi trattamenti di anzianità/anticipate hanno interessato, limitatamente ai settori privati, 159mila uomini e 78mila donne)”.
LE VALUTAZIONI DEL GOVERNO
Il sito di Confesercenti ricorda che il nodo della riforma delle pensioni è tra quelli che il nuovo Governo dovrà affrontare per primi. “in vista della scadenza a fine anno di ‘quota 102’, Opzione donna e Ape sociale e del ritorno della Fornero. Le valutazioni sono già in corso. Con una spesa stimata di circa 5 miliardi si potrebbe introdurre una soglia contributiva di 41 anni a prescindere dall’età ma probabilmente si finirà per associarci anche un limite anagrafico per ridurne l’onere. Possibile anche che si opti per l’introduzione di un sistema di pensionamento anticipato per uomini a 60-62 anni con 35 di contributi e ricalcolo contributivo da affiancare ad un rinnovo strutturale di opzione donna con 58-59 anni di età”. Tuttavia, va ricordato anche che “in tema pensioni il nuovo governo dovrà gestire poi l’impatto della fiammata inflazionistica sulla rivalutazione degli assegni che allo stato attuale rischia di presentare un conto dell’ordine degli 8 miliardi da gennaio”.
LA POSIZIONE DELLA FNP-CISL MOLISE
Di fronte alle misure prese con i vari decreti aiuti per aiutare anche i pensionati a far fronte ai rincari, Riccardo Mascolo, Coordinatore della Fnp-Cisl Molise, come riporta termolionline.it, evidenzia che “indubbiamente sono soldi utili, ma è evidente che sono insufficienti a contrastare il costo della vita che, tra prezzi dei beni al consumo e caro bollette, è diventato insostenibile per i redditi medio-bassi. I pensionati non accettano più questi interventi in corsa, che pur sono doverosi visto l’evolversi quotidiano della situazione internazionale. Proprio l’alta platea dei pensionati beneficiari dei vari ‘bonus’, previsti con la decretazione di questi mesi, impone una seria riflessione sul futuro della categoria, per la quale la tenuta del potere d’acquisto del proprio assegno è fondamentale. La tassazione sulle pensioni in Italia è troppo alta, il 30% in più degli altri Paesi. Su un assegno da 1.500 euro da noi si pagano 600 euro di tasse, in Germania 60”.
RIFORMA PENSIONI, LE NOTIZIE SU TERMINI IMERESE
In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene fatto il punto sugli ex lavoratori Fiat e Blutec di Termini Imerese, evidenziando che sta andando avanti “il cantiere sul riconoscimento di lavoro usurante a parecchi dei 580 operai ex Blutec in questo momento in cassa integrazione. Sul tema dei lavori usuranti il Mise ha ribadito che è stato individuato l’ufficio del ministero del Lavoro che si occuperà della problematica e che ha già iniziato le interlocuzioni con l’Inps per il reperimento della documentazione necessaria ai fini del riconoscimento del beneficio. Si tratta, in questo caso, di una procedura complessa, dicono i i rappresentanti sindacali, soprattutto perché per molti lavoratori manca la documentazione aziendale a supporto e dunque va fatta una ricostruzione di altro tipo”.
L’ATTESA PER L’ASSESSORE SICILIANO
Vi è poi un fronte regionale, perché “la Regione siciliana ha appostato in finanziaria un fondo di 30 milioni destinato proprio a incentivare il prepensionamento o la fuoriuscita dei lavoratori ex Blutec: in questo caso va definito (e pubblicato) il regolamento di attuazione della legge regionale e il provvedimento è correlato alle decisioni sul lavoro usurante. E in ogni caso il provvedimento regionale dovrebbe essere firmato dall’assessore alle Attività produttive che in questo momento non c’è”, visto che il neo Presidente Schifani non ha ancora nominato gli assessori. Complessivamente, “grazie alle due misure, secondo stime dei sindacati, potrebbero andare via almeno 300 dei 580 lavoratori mentre 80 potrebbero andare in pensione anche con le misure della legge Fornero”.
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